La lezione di anatomia di Philip Roth edito da Einaudi

La lezione di anatomia

Editore:

Einaudi

Traduttore:
Mantovani V.
Data di Pubblicazione:
16 ottobre 2007
EAN:

9788806190736

ISBN:

8806190733

Pagine:
239
Formato:
brossura
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Trama La lezione di anatomia

Lo scrittore Nathan Zuckerman è prostrato da una misteriosa malattia, che inizia dal collo e dalle spalle e invade tutto il corpo. La sua principale occupazione è vagare da un medico all'altro, ma nessuno riesce a scoprire la causa del suo tormento. Per evitare che tutti i tormenti si trasformino in incubo, cerca di trovare le cause al suo dolore in qualcosa di reale e concreto: suo fratello, per esempio, lo accusa di aver provocato la morte dei loro genitori con la pubblicazione del suo astioso bestseller. Decide infine di fuggire da New York e di iscriversi alla facoltà di medicina per colmare i vuoti della sua professione di scrittore, ma i guai che incontra sono peggiori di quelli da cui fugge.

Recensioni degli utenti

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3 di 5 su 3 recensioni

La lezione di anatomiaDi B. Salvo-10 agosto 2011

Amo le figure maschili di Roth, sebbene presentino molti tratti oscuri, Nat Zuckerman è pieno di idiosincrasie, come una persona normale, di ricordi invadenti e di paure, di blocchi, di inquietudini e di rimorsi per le liti familiari, di conflitti annosi col padre ormai defunto, di affetto inespresso per la madre appena scomparsa improvvisamente. E tutto questo intrico, questo groviglio, questo viluppo di sottili e persistenti angosce, si materializza e si traduce in un dolore acutissimo che lo blocca per mesi e mesi a letto o intrappolato da collari, cuscini speciali, occhiali prismatici, alle prese con unguenti pseudo miracolosi, borse del ghiaccio, termocoperte e naturalmente vagonate di antidolorifici e marijuana. Un dolore che non ha nessuna radice o motivazione fisica, che nasce evidentemente nei recessi più profondi della psiche di Zuck. Solo il risentimento lo anima e gli dà una scossa vitale, lo àncora a un mondo in cui spesso non si riconosce e in cui non crede più, ammesso che ci abbia mai creduto. La pubblicazione del suo romanzo-scandalo Carnovsky lo ha sì reso famoso e agiato, ma gli ha alienato l'affetto del padre e del fratello e la benevolenza di quella classe intellettuale ebrea che si considerava infangata da quelli che riteneva cliché antisemiti (ancor più gravemente espressi da uno scrittore ebreo) e dal disinteresse quando non addirittura dileggio manifestato da Zuckerman nei confronti del giovane stato di Israele. Cosa può fare il povero Nathan se non prendere il coraggio a due mani e fronteggiare il suo stesso spettro, stanando il dolore e i conflitti irrisolti dal suo animo, risalendone all'origine, scontrandosi col passato, affrontando a muso duro le sue contraddizioni? Mi è parso un Roth leggermente minore rispetto ad altri monumenti della sua produzione, ben scritto e godibile come sempre, però un Roth diciamo così di superficie, un Roth che non scava con quella sua insolente sfacciataggine nella vecchiaia, nello sconforto, nella disillusione, nell'acrimonia, nella rabbia... Ma un Roth che si mantiene ad un livello più epidermico, come già era stato in Lamento di Portnoy; i legami con la politica e la società americana post-bellica sono qui più labili e meno complessi. Roth scrive a proposito dello scrivere, e questo è senz'altro il punto focale e più interessante del romanzo: il blocco dello scrittore, l'insoddisfazione per ciò che ha pubblicato, l'incapacità di far trovare un libero sfogo ai suoi pensieri, ai sentimenti, alle posizioni ideologiche spesso difficili e ardue.

La lezione di anatomiaDi F. Maria-5 novembre 2010

Il mio primo Roth. Mi aspettavo di più. Logorroico, un po' noioso, si salva grazie a diversi momenti particolarmente ironici. Probabilmente ho sbagliato a cominciare la lettura di questo autore da un libro che fa parte di una trilogia o simile, non ho ben capito, peccato io l'abbia scoperto solo dopo l'acquisto del libro stesso.

La lezione di anatomiaDi M. Giuseppe-9 luglio 2010

Zuckerman, afflitto da un dolore misterioso, decide di essere stanco della sua identità di scrittore e di ebreo, e per rimediare inveisce contro i critici, si iscrive nuovamente all’università per studiare medicina, e va dicendo in giro di essere il direttore di A gambe levate, una rivista pornografica. Se l’avessi letto senza conoscere Zuckerman non so quanto avrei apprezzato, ma visto come tappa conclusiva dell’arco cominciato con Lo scrittore fantasma e Zuckerman scatenato, l’ho gradito quanto quest’ultimo. Il personaggio in questione è riuscito davvero bene, sia come mezzo e misura per esplorare in modi sempre diversi i soliti temi della figura dello scrittore e la scrittura in generale, la cultura ebrea, il rapporto con i genitori, sia come personaggio in sé; è piacevole frequentarlo, anche quando parte in quarta per irritare gli altri con lunghi monologhi sulla sua fittizia ma dettagliata vita da porno imprenditore.