I sommersi e i salvati di Primo Levi edito da Einaudi
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I sommersi e i salvati

Editore:

Einaudi

Collana:
Super ET
Data di Pubblicazione:
17 giugno 2014
EAN:

9788806222680

ISBN:

8806222686

Pagine:
196
Argomenti:
Storia d'Europa, Storia del 20. Secolo dal 1900 al 2000
Disponibile anche in E-Book
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Descrizione I sommersi e i salvati

Una nuova edizione per un classico del Novecento. Il testo è accompagnato dall'introduzione di David Bidussa, da note bio-bibliografiche e da una scelta di letture critiche di Cesare Cases, Lorenzo Mondo, Frediano Sessi, Pier Vincenzo Mengaldo, Cesare Segre e Stefano Levi Della Torre. "'Sommersi e salvati' è un classico contemporaneo che portiamo nel XXI secolo. Occorre rileggerlo anche avendo in mano le tracce delle letture precedenti. Quelle risposte non sono da gettare e comunque non sono fallaci. Raccontano la storia di una lettura che è prima di tutto la storia delle nostre incertezze e delle nostre domande inevase." (D.B.)

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4 di 5 su 7 recensioni

I sommersi e salvatiDi P. Matteo-23 maggio 2012

Non si tratta di un romanzo o un racconto ma di un vero e proprio saggio, scritto da Primo Levi nell'anno precedente alla sua morte. Caratterizzato da una narrazione distaccata, il saggio descrive bene quei meccanismi che caratterizzano e portano alla creazione dei sistemi cosiddetti "concentrazionari".

La memoria del Lager.Di c. monica-15 settembre 2011

I ricordi disturbano sia il sopravvissuto che l'oppressore. L'oppresore mente a se stesso sperando di convincersi di aver fatto tutto in buona fede, era obbligato a farlo, non poteva fare altrimenti. Il sopravvissuto invece, prova vergogna, la vergogna di essere sopravvissuto al posto di un altro, la vergogna di essere diventato cinico, egoista, un animale speso indifferente davanti alla morte dei compagni di prigionia. Sono ricordi che non si cancellano mai, le violenze psicologiche, le privazioni, le malattie, le botte, dopo anni di liberta', alcuni sopravvissuti si tolsero la vita, si sentivano colpevoli del Lager, della loro vita nel Lager. I Lager erano nati per annientare l'essere umano, rendendolo ad un rango inferiore a quello delle bestie, partendo dai treni piombati alla spersonalizzazione e all'imbruttimento della persona con ogni sistema possibile conosciuto dagli aguzzini. Gli appelli, le selezioni, il numero tatuato, la fame famelica che rendeva la ricerca del cibo l'unica cosa importante, i prigionieri non erano spaventati dalla morte quanto dalla fame. L'indifferenza del mondo di fronte a queste realta', dove milioni di persone vivevano solo per morire dopo mille tormenti, le notizie circolavano da tempo, eppure nessuno fece nulla per fermare il genocidio. Si fingeva di non sapere, per ottusita' o per guadagno, per fanatismo, anche nel dubbio, nessuno si poneva domande, era meglio non sapere o far finta di non credere. Perche' non siete fuggiti? Perche' andavate a morire come pecore? Il deportato era ingannato dal nazismo, non sapeva che sarebbe stato selezionato per il gas all'arrivo in Lager, i deportati scelti per vivere in campo, arrivavano allo stadio estremo della sopravvivenza pochi giorni l'ingresso in Lager, forza fisica per ribellarsi non c'era. Eppure ci sono stati episodi di fuga e ribellioni, furono immediatamente vanificati dallo strapotere degli aguzzini con ritorsioni inumane nei confronti di tutti i deportati. Il sommerso non e' solo colui che si e' lasciato sopraffare dal Lager, e' anche chi e' sopravvissuto ma che non ne uscira' mai perche' la memoria lo riporta sempre in questi campi. Il salvato non si e' fatto annientare dal Lager perche' spesso, era colui che diventava carnefice o oppressore per avere una speranza di vita, allontanando da se ogni senso di umanita'. Oppure era colui che aveva incarichi speciali, e questo e' il caso di Primo Levi, che, essendo chimico, ando' a lavorare in Buna, si salvo' perche' poteva lavorare al caldo e questo era un vantaggio che gli altri deportati non ebbero. La consapevolezza di Primo Levi, che fu proprio questo a salvarlo, non lo ha invece salvato dal ricordo di cosa e' un Lager nazista e di cosa diventa un Uomo in questi campi della morte.

Riflessioni sull'orroreDi M. Mauro-16 maggio 2011

Le riflessioni col senno di poi sull'esperienza del lager portano l'autore a razionalizzare l'accaduto, e ad interrogarsi sulle ragioni di tanto odio ingiustificato. Leggere questo libro permette anche a noi, che non abbiamo vissuto questo orrore, di farci un'idea di quale potesse esserne la logica aberrante.

Risposte e riflessioniDi A. Giuseppina-22 novembre 2010

In "Se questo è un uomo" e "La tregua" Primo Levi racconta quanto accaduto nei campi sterminio nazisti durante la seconda guerra mondiale e nel successivo ritorno a casa; in questo libro, invece, raccoglie le sue riflessioni sulle domande nate in lui da quelle esperienze e su quelle rivoltegli dagli altri successivamente. Interessante

Risposte e riflessioniDi A. Giuseppina-3 novembre 2010

Altro libro di Primo Levi sull'argomento dei campi di sterminio nazisti durante la seconda guerra mondiale. Mentre in "Se questo è un uomo" e "La tregua" Levi racconta quanto accaduto nei campi e nel ritorno a casa, in questa opera raccoglie le sue riflessioni sulle domande nate in lui da quelle esperienze e su quelle rivoltegli dagli altri successivamente. Da leggere dopo "Se questo è un uomo" e "La tregua".

I sommersi e i salvatiDi c. lorenzo-28 ottobre 2010

Massimo capolavoro di Primo Levi, libro di spietata lucidità verso se stesso e verso l'umanità intera, allo stesso tempo testimonianza e trattato di antropologia. Consiglio a tutti di leggerlo, rileggerlo e meditarlo. Parte dal comportamento di vittime e carnefici nei Lager nazisti ma è utile come insegnamento circa i rapporti di potere che si instaurano in ogni ambiente umano; la lezione è terribile e ci invita alla vergogna verso noi stessi e alla umana pietà verso i nostri simili. "Anche noi siamo così abbagliati dal potere e dal prestigio da dimenticare la nostra fragilità essenziale: col potere veniamo a patti, volentieri o no, dimenticando che nel ghetto siamo tutti, che il ghetto è cintato, che fuori dal recinto stanno i signori della morte, e che poco lontano aspetta il treno."