€ 9.60€ 12.00 Risparmi: € 2.40 (20%) Spedizione GRATUITAsopra € 25 Disponibilità immediataOrdina entro 12 ore e 50 minuti e scegli spedizione espressa per riceverlo lunedì 8 marzo. Scopri come ![]() e ritira quando vuoiScopri come ![]() ![]() Trama del libro"La tregua", seguito di "Se questo è un uomo", è considerato da molti il capolavoro di Levi: diario del viaggio verso la libertà dopo l'internamento nel Lager nazista, questo libro, più che una semplice rievocazione biografica, è uno straordinario romanzo picaresco. L'avventura movimentata e struggente tra le rovine dell'Europa liberata - da Auschwitz attraverso la Russia, la Romania, l'Ungheria, l'Austria fino a Torino - si snoda in un itinerario tortuoso, punteggiato di incontri con persone appartenenti a civiltà sconosciute, e vittime della stessa guerra. L'epopea di un'umanità ritrovata dopo il limite estremo dell'orrore e della miseria.Acquistali insieme
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Recensioni degli utentiScrivi una nuova recensione su La tregua e condividi la tua opinione con altri utenti. Voto medio del prodotto: ![]() di N. Giovanni - leggi tutte le sue recensioniDopo "se questo è un uomo" Primo levi racconta in uno straordinario romanzo il viaggio in treno verso la libertà. Così, descrive in questo libro, il rientro in Italia attraverso l'Europa. Un capolavoro che cattura il lettore rendendolo partecipe, nella speranza e nella quasi incredulità, che tutto possa finalmente finire a testimonianza di una verità al limite della sopravvivenza... Insomma... Un treno da non perdere. Ritieni utile questa recensione? SI NO ![]() di C. Andrea - leggi tutte le sue recensioni"La tregua" di Primo Levi è il libro che segue a "Se questo è un uomo". Dopo la liberazione dal campo di concentramento di Auschwitz, Levi racconta l'odissea del viaggio di ritorno verso l'Italia. Le notti sono ancora tremende e feroci, perseguitate da fantasmi e sogni violenti. L'unica speranza è di tornare a casa e di raccontare; e dopo? ![]() di D. Piergiorgio - leggi tutte le sue recensioniE' l'odissea, quella vera, quella senza gli Dei che ostacolano il cammino all'ereo Greco, quella degli uomini, che dimenticati da Dio e dalla propria patria sono dati per morti e sono costretti ad un lungo viaggio rischiando la morte per poter tornare a casa dalle proprie famiglie. Non è bastato l'inferno dei Campi di Concentramento, Levi è costretto ancora ad un prova, forse l'ultima prima di poter tornare a casa. ![]() di M. Mauro - leggi tutte le sue recensioniIl viaggio di ritorno dopo la liberazione del campo da parte dell'Armata Rossa con tutte le vicissitudini da affrontare prima di tornare finalmente a casa, a Torino. Riprende esattamente dove si interrompe "Se questo è un uomo" e si nota subito il diverso ritmo della narrazione. Ritmo ottimista di chi sta tornando a casa! ![]() di C. Guido - leggi tutte le sue recensioniForse il più bello fra i libri di Levi, ispiratore di più di un film al riguardo, vera odissea per la libertà. Storia di un novello Ulisse dei binari, attraverso un Europa tormentata, liberata e distrutta, come può liberare una guerra... Storia per riflettere, affronta con malinconica leggerezza, sottile ironia, a volte con puro divertimento orrori persi nella memoria del tempo. Non perché medievali ma forse cancellati dalla memoria collettiva perche' troppo terribili, così assurdi ed incredibili che qualcuno ancora oggi si ostina a negarli. Eppure fa sorridere, tenero, mescola razze, generi umani, aguzzini e vittime, liberatori e liberati in un grande palcoscenico teatrale (da suggerire a Paolini, chissà che bello lo farebbe) dove i vagoni sono le stanze di questi Europei, tutti fratelli e tutti amici-nemici, ma io mi chiedo se succedesse a me... Riuscirei a riprendere a vivere? ![]() di D. Nicola - leggi tutte le sue recensioniDopo "Se questo è un uomo" questo libro narra il ritorno in Italia del protagonista e autore. Un viaggio dolce e amaro, avventuroso e grottesco, segnato dal desiderio di riabbracciare i familiari in patria e dalla memoria ferita nei campi di concentramento. ![]() di C. Monica - leggi tutte le sue recensioniIl viaggio di ritorno verso casa di un prigioniero di Auschwitz come Primo Levi. Primo Levi è uno dei pochissimi fortunati scampati agli orrori nazisti che riuscirono a far ritorno nella propria città e ritrovare la propria casa e i propri famigliari ancora in vita. Un lunghissimo e imprevedibile viaggio di ritorno attraverso l'Europa devastata da una folle e assuurda guerra dopo aver trascorso un anno in uno dei più famigerati campi di sterminio solo perché nato ebreo, Primo Levi non si liberò mai della sua prigionia, non si liberò di Auschwitz solo perché la sua vita non era più minacciata dalla barbarie nazista ogni istante. Come per molti altri sopravvissuti, anche per Primo Levi, il ritorno alla vita da libero cittadino nella sua patria fu per tempo segnato dalle abitudini acquisite forzatamente nel Lager delle quali si liberò difficilmente; come la ricerca continua del cibo nonostante sazio perché memore del ricordo della senzasione della fame che dimorava nella sua condizione di prigioniero del lager, come della senzasione di oppressione nel sognare il comando "sveglia" in polacco a ogni alba. Non si liberò mai della scritta all'ingresso di Auschwitz, "Il lavoro rende liberi", perché, come scrive in "Se questo è un Uomo", quella scritta per pochi fortunati fu la salvezza. Non si liberò mai del ricordo di tutti quei compagni di prigionia, amici o non amici, conoscenti o non conoscenti, che morirono nel campo. Una tregua quella del tempo trascorso per il suo rimpatrio e poi l'impegno di una vita per far conoscere agli uomini quello che è veramente stato. ![]() di M. Salvatore - leggi tutte le sue recensioniImmaginate - ma è quasi impossibile - cosa può comportare il viaggio di ritorno - da Auschwitz verso l'Italia - dopo mesi di permanenza in un campo di concetramento tra i più brutali, al termine della seconda guerra mondiale. Se il viaggio di andata ha impiegato qualche giorno di stenti - ma "organizzato" dalla macchina da guerra tedesca - (80 persone in un vagone senza acqua, cibo, servizi igienici) quello di ritorno impiegherà mesi in un inferno alleviato solo dalla speranza di ritornare in patria, alla pace. Quando la resistenza fisica e l'anima sono messi a dura prova, c'è chi a fatica, malamente riesce a sopravvivere; c'è - e sono tanti - chi soccombe quando ormai è "finita". ![]() di A. Giuseppina - leggi tutte le sue recensioniProseguimento di "Se questo è un uomo". Descrive il rocambolesco viaggio di ritorno verso casa dei prigionieri dopo la liberazione dai campi di sterminio nazisti durante la seconda guerra mondiale. Il viaggio dura tanti mesi e attraversa quasi tutta l'Europa; è travagliato, difficile, male organizzato e i prigionieri devono badare a se stessi e cercare di sopravvivere in ogni modo. Da leggere per non dimenticare una delle pagine più atroci del genere umano ![]() di B. Aziz - leggi tutte le sue recensioniFinalmente l'ho letto. Il voto-gradimento non e' superiore non tanto per la frammentarieta', quanto perche' questo "studio pacato di alcuni aspetti dell'animo umano", come scrive Levi, soprattutto nella seconda parte diventa un po' troppo distaccato, quasi documentaristico. Tutta la prima parte invece mi e' arrivata come un cazzotto nello stomaco ("Warum?" - gli ho chiesto nel mio povero tedesco - "Hier ist kein warum" - qui non c'e' perche'). Chirurgico ![]() di M. Lucio - leggi tutte le sue recensioniStoricamente importante. Ma oltre la retorica? Decisamente piu' sopportabile "l'amico ritrovato" e incisivo "Il diario di Anna Frank" ![]() di M. Salvatore - leggi tutte le sue recensioniProvate, solo per un istante, a immaginare cosa possa essere un "viaggio" di ritorno - da Auschwitz verso l'Italia - dopo la deportazione e la permanenza in un campo di concetramento tra i più brutali, al termine della seconda guerra mondiale. Se il viaggio di andata ha impiegato qualche giorno di stenti - organizzato dalla macchina da guerra tedesca - (80 persone in un vagone senza acqua, cibo, servizi igienici) quello di ritorno impiegherà mesi in un inferno migliorato solo dalla speranza di ritornare in patria, alla pace. Quando la resistenza fisica e l'anima sono messi a dura prova, c'è chi a fatica, malamente riesce a sopravvivere; c'è - e sono tanti - chi soccombe quando ormai è "finita". ![]() di A. Giuseppina - leggi tutte le sue recensioni"La Tregua" è il seguito di "Se questo è un uomo" e tratta del rocambolesco viaggio di ritorno verso casa dei prigionieri dopo la liberazione dai campi di sterminio nazisti durante la seconda guerra mondiale. Il viaggio dura tanti mesi e attraversa quasi tutta l'Europa. E' travagliato, difficile, male organizzato e i prigionieri devono badare a se stessi e cercare di sopravvivere in ogni modo. Il libro è ben scritto. Da leggere per non dimenticare una delle pagine più atroci del genere umano! ![]() di C. Giovanna - leggi tutte le sue recensioniSplendido libro, continuazione dell'altrettanto splendido "Se questo è un uomo". Descrive il lungo ed assurdo viaggio di ritorno in Italia dopo la liberazione dal campo di concentramento. Sconvolge apprendere che i deportati, dopo l'orrore e le sofferenze del lager, siano stati abbondonati a se stessi nel viaggio di ritorno. Un libro che ognuno dovrebbe leggere perchè è necessario non dimenticare ciò che di assurdo è potuto accadere meno di sessant'anni fa. ![]() di M. Rossella - leggi tutte le sue recensioniLeggere questo libro significa rendersi conto dell'esperienza terrificante e tribolata di individui la cui unica colpa era essere ebrei! ![]() di B. Isabella - leggi tutte le sue recensioniSpiacente, capisco che è la continuazione cronologica di "Se questo è un uomo", ma se il primo, come testimonianza, è immancabile, questo 'ritorno a casa' lo vedo un po' meno essenziale, e decisamente meno interessante lo stile di scrittura... ![]() di R. Annalisa - leggi tutte le sue recensioniQuesto seguito di "Se questo è un uomo" gira su toni molto più leggeri. Siamo ormai lontani dal campo di concentramento e questo libro tratta dell'odissea vissuta dai sopravvisuti per poter tornare a casa. Avventura tutt'altro che facile. A me è piaciuto tantissimo questo secondo capitolo, con i personaggi trattati e le situazioni, i viaggi, le avventure. C'è descritto un quadro dell'Europa postguerra stupendo. ![]() di A. Donatella - leggi tutte le sue recensioniUno dei romanzi più significativi riguardo una delle pagine più brutte che la storia potesse mai scrivere. Primo Levi, dopo "Se questo è un uomo", racconta della lunga sofferenza degli ebrei durante il viaggio di ritorno verso le loro case e famiglie. Io personalmente, sapevo ben poco riguardo le strazianti condizioni e fatiche a cui furono costretti gli ebrei una volta liberi dai campi di concentramento e abbandonati a se stessi. Un romanzo che fa riflettere ma che non da risposte al perché Dio abbia voluto che tutto ciò accadesse. Personalmente lo preferisco anche a " Se questo è un uomo". Interessanti sono gli incontri che Levi fa, durante il suo lungo cammino, con vari personaggi, ognuno dei quali gli lascia qualcosa dentro, e lo lascia anche al lettore. Da leggere assolutamente! ![]() di T. Raniero - leggi tutte le sue recensioniDa qualche mese leggo testimonianze di sopravvissuti a campi di concentramento o di sterminio, in particolare Auschwitz, che nell'immaginario collettivo viene ad erigersi non come un simbolo, ma IL simbolo del Male. Tutti noi conosciamo il destino di Primo Levi, morto suicida nell'Aprile del 1987. Tale avvenimento gettò nella costernazione più profonda tutti coloro che amavano l'autore di "Se questo è un uomo", ormai un classico nel suo genere, e in quel periodo, se ricordo bene, furono avanzate diverse ipotesi su questa tragica morte, e tra queste il riemergere ossessivo dei fantasmi di Auschwitz nella mente, nel cuore e nell'anima di Primo Levi che, a distanza di tanti anni dalla sua liberazione dal campo di sterminio, sono riusciti a compiere la loro opera di morte, dalla quale per una serie fortunata di circostanze era riuscito a salvarsi durante l'anno di prigionia ad Auschwitz. So che molti sopravvissuti parlano delle profonde cicatrici che il Lager imprime nella memoria, e che periodicamente li spingono verso baratri di disperazione, rendendo loro insopportabile la vita, tanto che alcuni, tra cui il povero Primo, cercano scampo nel suicidio, nel nulla, come quei loro compagni che durante la prigionia si buttavano contro il filo spinato elettrificato per porre fine alle loro inenarrabili sofferenze morali e fisiche. La morte, forse, abitava da molti anni nel cuore di P. Levi; la morte, forse, lo aveva tentato in tante altre occasioni, senza riuscire a ghermirlo. Ebbene, ne "La tregua", la traccia del "ritorno di Auschwitz" è resa in un modo che sinceramente - questa è la mia impressione - mette i brividi, tanto che vorrei riportare l'intera pagina in cui è resa questa drammatica testimonianza. Alla fine del libro, l'ultima pagina, si legge: "Non ha cessato di visitarmi, ad intervalli ora fitti, ora radi, un sogno pieno di spavento. E' un sogno entro un altro sogno, vario nei particolari, unico nella sostanza. Sono a tavola con la famiglia, o con amici, o al lavoro, o in una campagna verde: in un ambiente insomma placido e disteso, apparentemente privo di tensione e di pena; eppure provo un'angoscia sottile e profonda, la sensazione definita di una minaccia che incombe. E infatti, al procedere del sogno, a poco a poco o brutalmente, ogni volta in modo diverso, tutto cade e si disfa intorno a me, lo scenario, le pareti, le pareti e l'angoscia si fa più intensa e precisa. Tutto è ora volto in caos: sono solo al centro di un nulla grigio e torbido, ed ecco, io so che cosa questo significa, ed anche so di averlo sempre saputo: sono di nuovo in LAGER, e nulla era vero al di fuori del LAGER. Il resto era breve vacanza, o inganno dei sensi, sogno: la famiglia, la natura in fiore, la casa. Ora questo sogno interno, il sogno di pace, è finito, e nel sogno esterno, che prosegue gelido, odo risonuare una voce, ben nota; una sola parola, non imperiosa, anzi breve e sommessa. E' il comando dell'alba in Auschwitz, una parola straniera, temuta e attesa: alzarsi, "WSTAWAC'". Questa, ripeto, è l'ultima pagina de "La tregua", e, credo, che tale libro meriterebbe di essere letto unicamente per questa ultima pagina. Leggi anche le altre recensioni su La tregua (19) Portrebbero piacerti anche...Gli altri utenti hanno acquistato anche... |
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