Il mio nome è Rosso di Orhan Pamuk edito da Einaudi

Il mio nome è Rosso

Editore:

Einaudi

Collana:
Super ET
Traduttore:
Gezgin S., Bertolini M.
Data di Pubblicazione:
22 novembre 2005
EAN:

9788806181970

ISBN:

8806181971

Pagine:
450
Formato:
brossura
Disponibile anche in E-Book
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Descrizione Il mio nome è Rosso

Istanbul, 1591. Tra i miniaturisti e illustratori al lavoro nel Palazzo del Sultano si nasconde un feroce assassino. Per smascherarlo Nero è disposto a tutto, anche a rischiare la vita. Perché se fallisce, per lui non ci sarà futuro con la bella Sekure, non ci sarà l'amore che ha sognato per dodici anni.

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Recensioni degli utenti

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4 di 5 su 12 recensioni

Un libro unicoDi G. Alessandra-24 febbraio 2012

Questo è uno dei libri più lunghi (e non parlo del numero di pagine) e pesanti che abbia mai letto. E nonostante ciò è un libro bellissimo. Direi che già questo dice tutto! Non so perchè, nè cosa lo renda tanto speciale, ma l'ho apprezzato dal primo momento. Non è emozionante pur essendo un giallo, nè romantico pur essendo una storia d'amore. E' un genere a sè. Bisogna leggerlo per capire.

Pesante, ma non è un difettoDi v. elisa-18 febbraio 2012

Personalmente non sono riuscita a finirlo, ma mi sento di parlarne molto bene. E' una finestra aperta su un diverso modo di essere e di pensare. Il linguaggio è ricchissimo, tanto ricco da risultare faticoso. Ogni parola è molto significativa e di conseguenza è un libro tutt'altro che scorrevole. Non è possibile leggerlo rapidamente e quindi non è per chi ha poco tempo da dedicare alla lettura. La storia ed i personaggi sono interessanti, però, per quanto avvinca, non si riesce ad andare veloci. Mi riservo di riprenderlo in un momento in cui avrò tempo per la lentezza e lo consiglio a chi ne ha.

L'Arte prima di tutto.Di r. doriana-16 febbraio 2012

Il mio primo consiglio in assoluto è di non farsi ingannare dal retro di copertina. La sinossi non è menzognera ma fuorviante. Non c'è un giallo ricco di suspance ma un dialogo sull'Arte. La prosa è avvolgente, capace di portare immediatamente il lettore in quei luoghi descritti e di fargli provare tutte le sensazioni dei personaggi; e la vicenda anche è interessante ma non ha niente a che vedere con il giallo, l'assassino c'è ma l'indagine è solo un pretesto per nascondere un saggio colto sull'Oriente, l'Occidente e l'Arte. Leggetelo, ma lasciatevi trasportare dallo scorrere delle pagine, senza cercare di risolvere il caso: in questo caso, tutto è nelle mani di Allah!

Lettura faticosa ma interessanteDi M. Cristina-12 febbraio 2012

Ho trovato questo romanzo difficile da leggere per una serie di motivi: lontano dalla sensibilità occidentale, vi vengono citati storia e miti a noi poco familiari. Inoltre la narrazione prevede lunghissimi elenchi che tendono a far il filo del discorso. L'argomento, il confronto tra l'arte islamica ed l'arte occidentale è tuttavia interessante e la trama può in certi punti ricordare una detective story. L'impostazione con ogni capitolo è narrato in prima persona ognuno dei protagonisti, inclusi colori e disegni, è piuttosto originale...

Il mio nome è rossoDi G. Mariantonia-28 gennaio 2012

E' pura poesia; uno dei libri più belli che abbia letto. E' come un gioco di sguardi. Meglio, un rimbalzo di sguardi. Panuk ci fa guardare loro, loro guardano le miniature; le miniature sono lo sguardo di Allah sul mondo. Un giallo e la storia di una civiltà intera, attraverso il tocco di un pennello.

Il mio nome è RossoDi r. Travis-11 agosto 2011

Tipico di Pamuk, un libro lieve, bisogna farsi lasciare cullare dal linguaggio del poeta turci, una miniatura esso stesso come le stupende miniature islamiche che racconta. Istanbul, 1591; il sultano Murat III commissiona un libro che commemori il millenario (calcolato in anni lunari) dell'Egira, che contenga un suo ritratto e che utilizzi le caratteristiche dell'arte europea, in primis la prospettiva. Tutte cose esecrate dall'arte islamica tradizionale, che bandisce la figura umana dai luoghi di culto (per evitare l'idolatria) e la permette a scopo decorativo sui libri purché non rappresenti la divinità; niente naturalismo e quindi niente prospettiva, niente luci e ombre. Il disegno è la fioritura a colori della storia, dice Zio Effendi, il miniaturista capo cui è stato commissionato il libro. I contatti commerciali e militari tra Istanbul e Venezia avevano aperto ai turchi il mondo dell'arte occidentale, di quella veneziana in particolare; nel 2007 in una bellissima mostra a Palazzo Ducale di Venezia (Venezia e l'Islam) ho potuto ammirare quello che Pamuk fa raccontare ai suoi miniaturisti, i ritratti dei sultani "alla moda occidentale" fatti dai pittori veneziani, Gentile Bellini sopra tutti, ma anche dalla bottega di Tiziano, e centinaia di altri pezzi mirabili creati negli anni del contatto diretto tra Venezia e Istanbul. La narrazione è affrontata da molteplici punti di vista; in 59 capitoli, vari io narranti si alternano offrendoci prospettive diverse, non solo di personaggi ma anche di oggetti (una tecnica usata un paio di anni dopo dalla Barbery nel suo romanzo d'esordio Estasi culinarie) ; bellissimi i capitoli in cui a parlare è la moneta e quello che dà voce al colore rosso, il pigmento più ammirato e ricercato per le miniature (il cui nome viene da minium, un minerale da cui si ricavava proprio il colore rosso) . Nessun personaggio è approfondito in modo particolare, né Nero né la sua bella 350; ekre, né i tre miniaturisti tra i quali pare si nasconda l'assassino del doratore Raffinato Effendi, il cui cadavere ci parla nell'incipit del romanzo che personalmente ho trovato fulminante. Tutte le voci si intrecciano nel progresso della narrazione, che diventa corale e che svela a poco a poco non solo l'identità dell'assassino (il livello della trama del giallo è secondo me il meno interessante, è un puro gioco dell'autore che cattura l'attenzione di chi legge il libro superficialmente) ma soprattutto il rapporto tra il miniaturista e il proprio disegno, il pensiero e l'ideologia che stanno dietro alle raffigurazioni miniaturistiche, al modo d'intendere l'arte, alle varie scuole di pensiero, al rapporto tra arte, religione e filosofia. Sopra tutto, davvero una spanna sopra tutto, è uno dei temi chiave di Pamuk: quello del presunto contrasto Oriente Occidente, già trattato in Neve e ne Il castello bianco, per esempio, in chiave rispettivamente contemporanea e antica. Ad Allah appartengono l'Oriente e l'Occidente, dice il Corano, e Pamuk è convinto che la vera arte nasca dalla mescolanza di radici e culture; due culture diverse non dovrebbero generare conflitti ma amalgamarsi nel rispetto reciproco delle proprie credenze e dei propri valori. Quale terra potrebbe essere più indicata di Istanbul per questo scopo? Crocevia di culture, ponte tra Europa e Asia, incontro di razze, popoli e religioni, crogiolo di arte e storia come nessun altro al mondo. Quale artista meglio di Orhan Pamuk? Sapiente fusione di temi e linguaggi antichi e moderni, uno dei maggiori scrittori contemporanei, ricco e dettagliato come una miniatura preziosa, profondo e colto come un saggio islamico, delicato ed equilibrato come un arabesco.