Recensioni degli utenti

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4 di 5 su 20 recensioni

Nichilismo puroDi M. Antonino-23 febbraio 2017

Bellissimo libro: difficile lettura ma il migliore del filosofo. Io lo lessi negli anni del liceo ma lo ripresi anche dopo. Questa edizione è molto bella perché dà delle notizie dell'autore. Consigliatissimo.

Capolavoro di NietzscheDi P. Matteo-13 marzo 2012

Opera capolavoro scritta nel periodo tra il 1883 e il 1885, in cui il grande filosofo tedesco Friedrich Nietzsche raccoglie quelli che si potrebbero definire i "risultati" di correnti e sistemi di pensiero tra loro contrastanti della fine del XIX secolo, segnando così un punto d'avvio per una nuova epoca.

Che mal di testa piacevoleDi d. nicola-3 febbraio 2011

Si devono rileggere le cose due o tre volte per entrare nel significato di quel che l'autore vuole dire e capirne le metafore, ma la fatica vale la pena. E' una fatica che dobbiamo compiere noi del ventunesimo secolo, disabituati a tali profondità a livello culturale.

Così parlò NietzscheDi C. Valentina-17 dicembre 2010

Forse è il libro più innocente di Nietzsche. E difatti è preparatorio al capitolo infernale della sua vita: la follia, la malattia che lo rese l'opposto di Zarathustra, l'opposto dell'Oltreuomo. Il libro non è Poesia, come si dice spesso, ma è "simbolo". Intriso di razionalità, certo, ma è simbolo, assurdo e misterioso, soprattutto in certi passaggi, in cui si avverte l'assenza dell'occhio Mentale del filosofo. Ed è in questi passaggi che l'opera raggiunge il culmine della Bellezza. Indimenticato.

Così parlò ZarathustraDi M. Giovanni-6 novembre 2010

Meraviglioso. La speranza della liberazione dell'uomo dalla cecità, dalle catene del presente e delle convenzioni per andare oltre, diventare l' "oltre-uomo".

Apoteosi del simboloDi i. cristiana-5 novembre 2010

L'opera è sintomatica dell'emergente malessere che colpisce il cuore della civiltà occidentale della fine del XIX secolo: il proliferare di una morale borghese che appiattisce e riduce a puro materialismo i valori umani. Nietszche non ricomprende nei suoi schemi tali appiattimenti. Zarathustra, è il suo lato più intimo, l'uomo che fugge verso la solitudine come unico riscatto da un'esistenza meschina e in quel suo fantomatico viaggio incontra persone, cose, animali dietro ognuno dei quali è celato un simbolo che fa un ben preciso riferimento ad un aspetto della vita, nel gioco stesso della vita, fatto di "tenebra" e "luce".