Il tramonto dell'Occidente
- Editore:
Longanesi
- Collana:
- I grandi libri
- A cura di:
- R. Calabrese Conte , M. Cottone , F. Jesi
- Traduttore:
- Evola J.
- Data di Pubblicazione:
- 1978
- EAN:
9788830403901
- ISBN:
8830403903
- Argomenti:
- Filosofia sociale e politica, Storia generale e mondiale
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Recensioni degli utenti
Il pensiero europeo-27 maggio 2012
Difficile riassumere in poche parole la bellezza di questo libro. Le oltre mille pagine scorrono veloci fra le dita, con un linguaggio che niente lascia al caso, ma senza mai mancare di chiarezza e di rapporto col piano generale dell'opera. Lettura fondamnetale per chiunque voglia avere un approccio "umanistico" alla Storia delle Civiltà.
Grande capolavoro-16 maggio 2011
Al pari di molti pensatori a lungo dimenticati (Schmitt, Keyserling, Junger, solo per fare alcuni nomi eccellenti) per motivi politici, Oswald Spengler con questo poderoso saggio aiuta molto a comprendere la radice di molte problematiche attuali. Grazie alla sua immensa cultura, riesce a riscostruire lo spirito delle varie civiltà che si sono susseguite nella storia, e sostiene di aver trovato la legge secondo la quale esse nascono, maturano e poi decadono in civilizzazioni. Questa è per Spengler la fase in cui noi ci troviamo (trovandosi così d'accordo con chi parla di kali-yuga riguardo la nostra epoca). La nostra civiltà (Spengler la definisce "faustiana") nasce nel medioevo e raggiunge la piena maturità nel barocco. Dal 1700 inizia la decadenza, la vita (intesa quasi come slancio vitale, essa è la linfa di una civiltà) si ritira in vantaggio del razionalismo e del denaro.
Il Tramonto dell'Occidente-5 ottobre 2010
M'incuriosiva un pensatore, matematico di formazione, che in pieno Novecento riproponeva una visione ciclica della storia, e poiché ho anche una grande pazienza, qualche anno fa riuscii ad arrivare in fondo a qusto poderoso volume. Al pari di Hegel, che però almeno aveva alle spalle, come Platone, Vico o gli Stoici, un sistema filosofico complesso ed organico, Spengler tuttavia stende i fatti storici sul letto di Procuste per poterli incasellare nelle sue categorie predeterminate, e rispetto ai filosofi veri lo fa anche con un certo malgarbo, quantunque a tratti il suo sistema possa apparire seducente: capisco perciò perché Henri-Irenée Marrou lo accusava senza mezzi termini di prodursi in sofismi.