Il sarto di Ulm. Una possibile storia del Pci di Lucio Magri edito da Il Saggiatore

Il sarto di Ulm. Una possibile storia del Pci

Data di Pubblicazione:
21 aprile 2011
EAN:

9788856502541

ISBN:

8856502542

Pagine:
454
Formato:
brossura
Argomento:
Storia d'Italia
Acquistabile con o la

Descrizione Il sarto di Ulm. Una possibile storia del Pci

Dal XX congresso del 1991, in cui fu decretata la morte del Partito comunista italiano, sono passati diciotto anni. Fu una morte deliberata, accelerata dalla volontà di un "nuovo inizio". Quel nuovo inizio non c'è stato. Al suo posto si è verificata la perdita di un patrimonio politico, organizzativo e teorico fra i più complessi e strutturati del panorama mondiale. Il Pci, dalla sua fondazione nel 1921 alla lotta partigiana, dalla svolta di Salerno del 1944 alla destalinizzazione del 1956, dal lungo Sessantotto al compromesso storico e all'occasione - mancata per sempre - dell'alternanza democratica, ha attraversato e segnato quasi un secolo di storia italiana. Un cammino che Lucio Magri ripercorre senza mai perdere di vista gli ineludibili, spesso fatali, nessi con gli eventi della scena politica internazionale. Negli anni sessanta il partito aveva raggiunto la propria maturità, era in piena ascesa ed era impegnato nell'ambizioso progetto della "via italiana al socialismo". E negli anni ottanta - nonostante inerzie e ritardi - le potenzialità riformatrici, l'influenza e il seguito di questa grande forza progressista erano ancora enormi. Perché allora nel congresso del 1991 prevalse quella decisione? Perché fu imposta una perdita tanto precipitosa quanto assoluta?

Fuori catalogo - Non ordinabile
€ 11.00

Recensioni degli utenti

e condividi la tua opinione con gli altri utenti
3 di 5 su 2 recensioni

Lucidissima analisiDi m. Christian-17 maggio 2012

Importantissimo volume per capire la storia del più vasto ed importante Partito Comunista europeo dalla guerra ad oggi. Nonostante l'autore sia molto coinvolto il libro è molto puntuale nel proporre con occhio "esterno" le vicende del comunismo del ventesimo secolo in legame a quanto succedeva in Italia. In ogni caso un saggio da conservare gelosamente come punto di riferimento per comprendere la realtà mondiale odierna con la saggezza della storia vissuta.

Non il sarto di ulm ma icaroDi l. sergio-20 gennaio 2012

Il libro di Lucio Magri ripercorre la storia del movimento comunista e del PCI dal punto di vista della sinistra comunista. Magri non ci racconta la sua storia personale, i motivi profondi che lo hanno portato a divenire, come gli piaceva definirsi, un "rivoluzionario di professione". Egli dissolve la propria individualità in quella del movimento comunista, con le sue passioni collettive, i suoi miti e i sui errori. E la ricostruisce come una storia che si sviluppa lungo alcuni snodi decisivi in cui pesano le decisioni dei "capi" del movimento: Stalin, Togliatti, Berlinguer. Magri ne e' a volte coinvolto, ma le sue posizioni sono quasi sempre sconfitte. Non vi e' traccia nel libro di una riflessione sul perché questa sistematica ininfluenza. Sicché ne vien fuori una storia di grande speranze, sconfitte e delusioni, queste ultime due imputabili sia alla cattiveria dei nemici (il capitalismo, gli USA) sia appunto agli errori dei "capi". Scompaiono dalla ricostruzione di questa storia le passioni e le scelte individuali di milioni di persone che con capacità, fortune e geografie diverse si impossessano di nuove tecniche, ambiscono a nuovi obiettivi per se' e i propri figli, modificano le istituzioni della propria civile convivenza in un continuo divenire dove non ci sono snodi decisivi, ma dove le scelte individuali, condizionate certo dalla cultura e dalle eredità del passato, si accumulano e danno luogo a situazioni sempre nuove, anche con rotture e salti. Scompare così dalla ricostruzione di Lucio Magri anche la corresponsabilità del Partito Comunista Italiano e del movimento sindacale nel mancato sviluppo del welfare italiano, nella demolizione di quel poco di meritocrazia che esisteva prima del 68, nella crisi della grande impresa degli anni '70, nell'introduzione di rigidità e disincentivi fiscali che progressivamente bloccano l'economia italiana e la portano sull'orlo del baratro di questi giorni. Da due premesse poco convincenti, l'identificazione dello scontro politico nazionale con la guerra fredda e la sottovalutazione del ruolo progressivo della cultura politica cattolica, nascono la completa assoluzione di Togliatti e la negazione degli errori storici del PCI. I dirigenti comunisti italiani fecero troppo poco per elevarsi a classe dirigente nazionale, e quando lo fecero era ormai troppo tardi. In realtà Togliatti tradì il "genoma gramsciano". Il libro di Magri ne e' una prova.