Il problema dell'uomo
- Editore:
Marietti
- Collana:
- Biblioteca ebraica
- A cura di:
- I. Kajon
- Traduttore:
- Sante Pignagnoli F.
- Data di Pubblicazione:
- 1 Gennaio 2004
- EAN:
9788821183591
- ISBN:
8821183599
- Formato:
- brossura
Descrizione Il problema dell'uomo
Il problema dell'uomo, pubblicato a Tel Aviv in ebraico nel 1943, riproduce il primo percorso di "filosofia della società" tenuto da Martin Buber nel 1938 presso l'Università ebraica di Gerusalemme. Buber vi espose, attraverso il serrato confronto con le idee sull'uomo affermate nel passato da alcuni filosofi (Platone, Aristotele, Agostino, Tommaso d'Aquino, Cusano, Spinoza, Pascal, Kant, Hegel, Feuerbach, Marx, Kierkegaard, Nietzsche, Husserl, Heidegger, Scheler), la sua antropologia filosofica: l'uomo è un ente che può costruire la propria identità solo attraverso il contatto con ciò che ha la forma di un "tu", ovvero di un altro o diverso non trasformabile in cosa o oggetto, in ciò che è utilizzato o dominato; in ogni incontro con il "tu" si profila il "Tu" eterno. Il libro, oltre ad essere un'introduzione alla filosofia buberiana, costruisce la testimonianza di un autore che, in un'epoca di crisi, si adoperò per mantenere viva l'originaria socialità tra gli esseri umani, convinto che perfino la violenza la presupponga.
Recensioni degli utenti
Il problema dell'uomo-1 Ottobre 2010
Sulla scia delle sue precedenti speculazioni, Buber inizia un dialogo con vari autori dal cui confronto esaltare la propria soluzione alla problematicità umana: "In principio è la relazione" significa cogliere il nostro duplice volto: Io-Tu. E' la fragile ed effimera (perché rinasce in ogni relazione) sfera dell'intersoggettività. La relazione si erge a luogo d’orgine della parola e poi dell’azione; luogo d’origine, punto di partenza, appunto: non fine; il fine dev’essere il mondo stesso. Già, perché, come scrisse O. Paz: “nulla termina in sé, / un tutto è ciascuno / in un altro tutto, / in un altro uno. / L’altro è nell’uno, / l’uno è nell’altro: / siamo costellazioni.” Una bella immagine, devo dire; indizio d'una soluzione forse più poetica che filosofica (se non è la stessa cosa).