Descrizione Etnopsichiatria. Sofferenza mentale e alterità fra storia, dominio e cultura
Percorsa da conflitti relativi ai suoi obiettivi e alle sue strategie, l'etnopsichiatria si trova oggi al centro di un dibattito quanto mai vivace sul ruolo della cultura nel disagio e nella cura dei cittadini immigrati. Nato in epoca coloniale, lo studio della malattia mentale in società non occidentali ha infatti riprodotto a lungo i cupi stereotipi dell'altro cresciuti all'ombra del paradigma evoluzionistico, quando le categorie psichiatriche finivano spesso con l'etichettare differenze e conflitti di natura sociale, politica o religiosa. È solo con l'indipendenza dall'oppressione coloniale che si determinano le possibilità di una nuova stagione di ricerche e di esperienze: l'analisi delle rappresentazioni della malattia o della persona, il dialogo con i guaritori e le terapie tradizionali, ma anche la critica della psichiatria occidentale e la clinica della migrazione. Il volume disegna un paesaggio contrastato e affascinante, che fa dell'etnopsichiatria un sapere inquieto e, a certe condizioni, "sovversivo".
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Recensioni degli utenti
Etnopsichiatria-28 ottobre 2010
Saggio di complessa lettura ma utile ad inquadrare, in un contesto di apprezzabile relativismo culturale, le problematiche della psichiatria coloniale e del disagio psichico dell'immigrato. Tra i tanti spunti interessanti si trova ad esempio la definizione di Drapetomania. Carl Cartwright, medico-chirurgo e psicologo ad Haiti, propose nel 1851, sulle pagine del “New Orleans Medical and Surgical Journal”, questo termine per definire come segno di “disordine mentale” il tentativo degli schiavi di fuggire dalle piantagioni. Come “cura” appropriata per curare la drepetomania suggeriva di frustare i fuggitivi e tagliare le dita dei piedi. Come vedete è tutta questione di punti di vista...