Vite che non sono la mia di Emmanuel Carrère edito da Einaudi

Vite che non sono la mia

Editore:

Einaudi

Collana:
Supercoralli
Traduttore:
Balmelli M.
Data di Pubblicazione:
29 marzo 2011
EAN:

9788806203573

ISBN:

8806203576

Pagine:
236
Formato:
rilegato
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Trama Vite che non sono la mia

Nell'esperienza di ogni lettore c'è sempre l'incontro - spesso casuale, a volte unico - con un libro dall'apparenza innocua, inoffensiva, ma che poi si rivelerà essere una di quelle letture che cambiano la vita, o, quantomeno, ne sconvolgono le più sedimentate convinzioni. Ecco: "Vite che non sono la mia" è uno di quei libri. La storia è, come spesso lo sono le storie vere, semplice e terribile. Durante le feste di Natale del 2004, Emmanuel Carrère è in vacanza con la famiglia in Sri Lanka. Sono i giorni in cui lo tsunami devasta le coste del Pacifico: tra le migliaia di morti c'è anche Juliette, la figlia di quattro anni di una coppia di francesi a cui Carrère - accidentale testimone dello strazio di una famiglia - si lega. Qualche mese dopo, al ritorno in Francia, un altro lutto: la sorella della compagna dello scrittore - che casualmente si chiama anche lei Juliette - ha avuto una ricaduta del cancro che già da ragazza l'aveva colpita rendendola zoppa. Ha trentatre anni, un marito che adora, tre figlie, un lavoro come giudice schierato dalla parte dei più deboli, e sta morendo. Dall'incontro con Etienne, amico e collega di Juliette, anche lui passato attraverso l'esperienza della malattia, Carrère capisce che non può nascondersi per sempre: deve in qualche modo farsi carico di queste esistenze in un corpo a corpo con quell'informe che è la vita. Raccontare ciò che ci fa più paura. Ritrovare nelle vite degli altri, in ciò che ci lega, la propria. E quello che fa un testimone.

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Recensioni degli utenti

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3 di 5 su 3 recensioni

Lezione di vitaDi a. gianmarco-8 maggio 2012

Con prosa rigorosa, barocca, a volte fredda ma a momenti delicata, Carrère ci parla di quanto sia doloroso perdere qualcuno improvvisamente, ma anche lasciare qualcuno che, malato, sa che se ne sta andando e prova terrore, paura e dolore che mutano in parte di te e ti costringono a guardare il mondo con altri occhi. Questo romanzo ti porta ad apprezzare, nonostante tutto, la melodia della vita, ma non è una lettura che consiglierei a chiunque, perchè raggiunge vette di empatia struggente.

Il dolore non ha voceDi C. MIRELLA-26 agosto 2011

Non è un libro semplice. Intanto non lo si può definire un romanzo, nè una biografia, nè un saggio. Una "riflessione" piuttosto su temi grandi come il dolore e la morte, che l'autore compie quasi per svegliare qualcosa in sè, per riportare la propria vita (piena di soddisfazioni ma disordinata, superficiale) e la propria concezione di vita su un giusto binario. Però alle volte ho letto tra le righe una sorta di autocompiacimento fuori luogo o comunque non necessario e anche i tentativi di rendersi partecipe dell'altrui dolore un esercizio inutile anche per uno scrittore.

Vite che non sono la miaDi v. Federico-4 agosto 2011

Uno sguardo inconsueto, drastico sul significato profondo che una grande tragedia fa su di noi. Le analisi sono senz'altro impietose: non capisco tuttavia la necessita' di doversi per forza ergere a testimone dei drammi subiti da questi giovani uomini e donne. Sulla forza - anche e sopratutto emotiva - dello tsunami l'ultimo film di Eastwood va oltre; alle doglianze per la perdita di una madre non so cosa aggiungere, se non che così purtroppo la vita va per molti. Non e' ne' bello ne' piacevole, si spera sempre che la campana non suoni per noi, ma e' un sentiero che toccherà percorrere. Un libro che non avrei scritto: mi pare non aggiunga nulla.