Una nuvola come tappeto
- Editore:
Feltrinelli
- Collana:
- Universale economica
- Data di Pubblicazione:
- 27 dicembre 2012
- EAN:
9788807881107
- ISBN:
8807881101
- Pagine:
- 128
- Formato:
- brossura
Trama Una nuvola come tappeto
De Luca ci presenta le sue riflessioni sul Vecchio Testamento sotto forma di piccoli racconti. Si tratta, come lui stesso afferma, di un "tentativo di essere lettore di Bibbia in un'epoca fredda". Un lettore che ha studiato per anni, da sé, la lingua ebraica. Ne risultano una lettura e una traduzione del testo sacro assai sorprendenti.
Recensioni degli utenti
La bibbia interpretata da uno scrittore-12 marzo 2012
Il libro è una riflessione su alcuni passi della Bibbia, in particolare dell'Antico Testamento, ed è un viaggio attraverso le parole, il loro essere sacre e profane e la sacralità del silenzio. Erri De Luca ne affronta alcuni passi ristabilendone la corretta traduzione di alcuni passaggi fondamentali e gettando nuova luce sull'importanza del Libro e della sua relazione sia con la Storia che con le nostre esistenze. Sono circa 100 pagine di semplicità, di spiritualità che stupiscono, meravigliano e dissetano... Credenti e non.
Una nuvola come tappeto-28 luglio 2011
Il De luca più filosofo tra i suoi scritti, intriso fino in fondo di cultura e linguaggio ebraico. Ed io immagino che da quella lettura vengano fuori annotazioni, domande, pensieri che, da buon amante della scrittura, De Luca non può fare a meno di prendere. Ed una volta presi, non può fare a meno di rileggerli e di avere la necessità di condividerli. Questo mi sembra il solo filo che lega le pagine di questa nuvola. E noi riflettiamo con lui, su alcuni passi della Bibbia, e sul modo di arrivare a noi di cose difficili e ahi quanto mediate. L'ebraico, come l'arabo che conosco meglio ma la radice è quella, è anch'essa una lingua che si compone di radici consonantiche significative. E quindi con sollecitudine intellettuale, scopriamo i nomi d'origine di situazioni e personaggi che fin dal nome hanno una loro ragione. Giacobbe da Yakov che significa "colui che afferrò il calcagno", ma le radici del nome significano anche "ingannatore". Ed una luce nuova si stende sulle sue vicende e su quelle di Esaù (a parte il proustiano ricordo di piatti di lenticchie che in gioventù mi avevano lasciato perplesso e che solo le frequentazioni medio - orientali mi hanno consentito di comprendere). O Giobbe da Iiòv che significa avversato. O la storia della città di Scin'ar e della sua torre che noi siamo abituati a pensare col nome di Babele. Financo tutta la storia (riassunta per capoversi, ma ce ne sono i passi fondanti) che porta da Isacco (colui che ride) a Giacobbe, a Giuseppe, a Mosè, a Giosuè ed all'insediamento delle 12 tribù in Israele. Facendoci anche ricordare che, temporalmente, siamo vicini alla Guerra di Troia. Ma che differenza di atteggiamento tra i bellicosi achei, l'ingannatore Ulisse, ed i mistici ebrei che cercano di conquistare la Terra Promessa. Ed in che modo? Guerreggiando e sconfiggendo coloro che in quella terra vi abitavano. De Luca non se la sente (ed a ragione) di fare ulteriori paragoni tra lo ieri lontano e l'oggi bruciante. Ma come se indicasse un pensiero e dicesse a noi di ragionarvi sopra. Tanti altri pezzi dotti si accumulano nelle poche pagine del libro, che riesce faticoso condensarli in una così breve disamina. Di questo è meglio che si legga, e si legge con piacere e scorrevolezza. Ne esce fuori quella umanità storica senza la quale certi passi, certe decisioni, certi atteggiamenti sembravano rimanere sospesi. Sarcastiche le pagine di San Paolo che prova a parlare del Dio Unico nell'agorà di Atene. Interessanti le righe su Giona e la distruzione di Ninive. Mi ero proprio scordato perché Giona finiva nella balena! Questo è tutto il bene che posso dirne. Ma rimane il mio grido iniziale. Che cosa mi vuoi dire di altro, caro scrittore? Quale urgenza altra, che non ho compreso, spinge la tua penna? Perché se ci si limita ad un esercizio intellettuale, si può nutrire bene il proprio cervello. Ma lo spirito ne rimane non so dire se inquieto o quanto meno disorientato. Ecco, questa è la sensazione mia personale alla fine. Mi sono dilettato nello scoprire cose che non sapevo, le pagine sono volate vie in un lampo. Ma alla fine non è uscito il dolce da quel forte come diceva Sansone (c'è chi si ricorda a mente perché? ). Il tuo grido finale di amore per il Mediterraneo è il mio grido di sempre. Però mi aspettavo qualche cosa in più che qui non ho trovato. Ma cercherò ancora.