Minima moralia. Meditazioni della vita offesa

Ancora oggi un punto fermo dal quale comprendere la realtà. Una volta letto, è impossibile liberarsi di Adorno (sebbene vada fatto). Francamente quando gli ammiratori del postmoderno fanno una smorfia sentendolo nominare, come se lo avessero superato, li guardo con un silenzio sconsolato. Il capolavoro di Adorno, un'opera capitale della cultura filosofica del '900.

Uno sguardo sui cosidetti temi minori, sulle cose in genere neglette dal pensiero filosofico ma che smascherano, più dei grandi sistemi, l'effettiva insensatezza dell'epoca moderna.

Adorno, da ebreo tedesco costretto all'emigrazione, visse in prima persona il dramma di essere senza casa, senza patria, senza lingua. In questa opera il filosofo ci restituisce brandelli di dignità e riflessioni profondamente controcorrente rispetto alla società di massa e ai suoi meccanismi di potere e di violenza. E non è presunzione la sua: prima di tutto, perché parlare di etica nella società dominata dall'economia è un atto di coraggio, e poi perché il discorso di Adorno non è volto all'autocompiacimento ma all'umanizzazione del mondo. Forse a qualcuno può apparire un'opera troppo "apocalittica", ma penso che i toni di chi ha vissuto l'orrore e ha tentato di elaborarne e disinnescarne le conseguenze non possano essere quelli da salotto patinato.

gli appassionati di Adorno, ma io lo trovo insopportabile: la sua critica all'industria culturale è importante, ma il tono con cui scrive, tra il saputello e l'indignato permanente, dopo qualche pagina toglie ogni desiderio di proseguire.