Il fascismo di pietra di Emilio Gentile edito da Laterza
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Il fascismo di pietra

Editore:

Laterza

Edizione:
4
Data di Pubblicazione:
21 gennaio 2010
EAN:

9788842092247

ISBN:

884209224X

Formato:
brossura
Argomenti:
Storia d'Italia, Storia del 20. Secolo dal 1900 al 2000
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Descrizione Il fascismo di pietra

Roma e il fascismo: l'evidenza del loro connubio nasconde molti interrogativi. Bisogna domandarsi innanzi tutto: quale Roma? È necessario distinguere fra la Roma reale, la Roma antica e la Roma fascista. Alla Roma reale che disprezzava, il fascismo opponeva il proprio mito di Roma, che coincideva, fin dalle sue prime formulazioni, con l'odio per la democrazia e con il mito dell'impero: "La Roma che noi onoriamo, non è la Roma dei monumenti e dei ruderi, la Roma delle gloriose rovine. La Roma che noi vagheggiamo e prepariamo è un'altra: non si tratta di pietre insigni, ma di anime vive; non è contemplazione nostalgica del passato, ma dura preparazione dell'avvenire. Roma è il nostro punto di partenza e di riferimento; è il nostro simbolo o, se si vuole, il nostro mito. Noi sogniamo l'Italia romana, cioè saggia, forte, disciplinata e imperiale.". Il mito della Roma fascista, anche se ammantato di richiami alla Roma antica, era un mito moderno. La romanità del fascismo fu essenzialmente una proiezione del suo totalitarismo, col quale il mito fascista di Roma si identificò per tutto il percorso della parabola del regime, dall'ascesa faticosa, ma decisa, verso la potenza e la gloria del trionfo, alla discesa inconsapevole, ma sempre più precipitosa, verso una fine ingloriosa. Intrecciando documenti e immagini, Emilio Gentile propone un'originale interpretazione del connubio fra Roma e fascismo, rivelando aspetti inediti del totalitarismo fascista.

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4 di 5 su 1 recensione

Il culto della romanitàDi M. Danilo Dante-17 febbraio 2012

Emilio Gentile, storico di fama internazionale, che ha dedicato gran parte della sua carriera allo studio del Fascismo e della politica, mette in luce in questo saggio originale, gli aspetti dell'estetica del potere fascista, un po' come fece uno dei suoi maestri indiretti George L. Mosse con "La nazionalizzazione delle masse". Il libro, occupandosi di architettura, arte, urbanistica, scultura e pittura è denso di immagini dell'epoca e racconta in una maniera nuova il culto di "Roma doma" che durò per tutto il Ventennio.