L' amore in sé
- Editore:
Guanda
- Collana:
- Tascabili Guanda. Narrativa
- Edizione:
- 10
- Data di Pubblicazione:
- 11 luglio 2017
- EAN:
9788823518995
- ISBN:
8823518997
- Pagine:
- 176
- Formato:
- brossura
Trama L' amore in sé
«Bubi è il nome del desiderio.» È questa la frase che una mattina d'inverno risuona - incongrua, sconveniente, quasi surreale - in un'aula dell'università di Ginevra, mentre il professor Fabio Cantoni spiega un sonetto di Petrarca a un gruppo di studenti. Ma è stato solo un lapsus: il professor Cantoni voleva dire «Laura», naturalmente. Eppure il fatto che proprio quel nome e proprio in quel momento sia affiorato dalla memoria deve avere un senso... Alla fine di questa giornata diversa da tutte le altre il professor Cantoni scoprirà che è proprio l'aver accettato la nostalgia e il dolore che compongono la memoria a permettergli di stabilire un rapporto più limpido e, forse, pacificato con la sua vita presente, e la futura.
Recensioni degli utenti
La psicanalisi in mano al professore-18 settembre 2010
C'è un libro di Giovanni Pozzi (uno studioso di letteratura italiana) che si chiama "La rosa in mano al professore". Il titolo allude al fatto che la Rosa (cioè la Poesia, cioè la Letteratura), in mano ai professori che la smontano e la sezionano, diventa un'altra cosa. Allo stesso modo questo libro di Santagata (che è anche lui professore, a Pisa, di letteratura italiana) potrebbe intitolarsi "La psicanalisi in mano al professore". La trama è semplice: un famoso professore (non Santagata ma un altro che è un po' lui e un po' no), mentre tiene una lezione su un sonetto di Petrarca, incorre in un lapsus: invece di "Laura" dice "Bubi". Chi è Bubi? Il racconto va avanti su due piani: mentre la lezione prosegue (i due professori - Santagata e il suo alter ego - fanno DAVVERO un commento al sonetto) il professore ricorda alcuni eventi del passato. Alla fine il mistero d Bubi sarà svelato. La cosa più interessante del libro (che è scritto bene e che si legge con piacere) è il modo in cui si svela l'origine del lapsus. Sarà capitato a tutti di notare che quando in un gruppo di persone di cultura medio-alta qualcuno ha un lapsus (magari un po' spinto), c'è di sicuro un altro che, sorridendo, commenta: "Ah, cosa direbbe Freud...", alludendo ovviamente a oscure storie di sesso (meglio se infantili). Ebbene, è questa la vulgata sul lapsus, nonostante l'opera (recente) di ridimensionamento delle prospettive freudiane. Nei fatti, la maggior parte dei lapsus NON sembra avere una radice profonda ma sembrerebbe riconducibile a fattori contingenti. Il professore di Santagata, tuttavia, aderisce perfettamente alla visione tradizionale. Una prospettiva, in fondo, consolatoria. Il mistero può essere svelato, ci dice. La memoria è percorribile a ritroso. La nevrosi può guarire. Ora, chiaramente il lapsus di Santagata, fino a prova contraria, è frutto di invenzione. Non è desunto dall'analisi e non può essere verificato in alcun modo. Quindi, dal punto di vista medico, ha lo stesso valore (cioè poco o nullo) dei tentativi di Freud di psicanalizzare i classici della letteratura mondiale. Ed è questo, per finire, il punto che più interessa: il meccanismo de "L'amore in sé" conferma che una componente importantissima delle costruzioni psicanalitiche è il racconto. Noi "costruiamo" la strada che conduce dai lapsus ai pensieri profondi; non come si costruisce una teoria scientifica, con la possibilità di uno scambio continuo tra realtà e modello, ma esattamente come si costruisce una storia. Nei fatti, è possibile che le cose stiano molto diversamente e che i nostri lapsus, per quanto ci si pensi su, non rivelino nulla. O che rivelino qualcosa di importante solo quando siamo disposti a narrare una storia che ci conduca dal lapsus alla coscienza. Una storia che faccia dimenticare quel che scriveva, nel 1923, un avversario di Freud: "Non dobbiamo chiederci: -Perché dimentichiamo qualcosa?-, ma -Perché ce la ricordiamo?-. La dimenticanza è l'evento abituale, la norma; il ricordarsi è l'insolito, l'anormale." (Rudolf Meringer, Gli errori quotidiani, in S. Timpanaro, La "fobia romana" e altri scritti su Freud e Meringer, ETS, Pisa, 1992, p. 92).