Voltaire. Lo scandalo dell'intelligenza di Riccardo Campi edito da Liguori
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Voltaire. Lo scandalo dell'intelligenza

Editore:

Liguori

Collana:
Script
Data di Pubblicazione:
1 gennaio 2007
EAN:

9788820740535

ISBN:

8820740532

Pagine:
88
Formato:
brossura
Disponibile anche in E-Book
Acquistabile con la

Descrizione Voltaire. Lo scandalo dell'intelligenza

Nella figura e nell'opera di Voltaire si ritrovano, come condensati, tutti gli splendori e le miserie, tutti gli ideali e le speranze, tutte le contraddizioni del suo secolo e di quel movimento di pensiero e di riforme chiamato Illuminismo, del quale Voltaire fu una delle guide più illustri e autorevoli, ma anche tra le più criticate e avversate. Dopo più di due secoli e mezzo, la sua sterminata opera letteraria, polemica, filosofica, poetica e teatrale continua a interrogare la posterità con la vivacità e l'ironia del proprio stile e con l'implacabile rigore di una ragione fedele solo a se stessa e priva di ogni rispetto per qualsivoglia autorità, tradizione o dogma. Al cospetto di questo lascito monumentale, il compito della critica non è, oggi, quello di vagliare ciò che di esso è vivo e ciò che è morto. L'intento del presente volume è piuttosto di mostrare come l'attualità di Voltaire possa essere colta e apprezzata solo a patto di comprendere nella loro complessità un pensiero e un'opera che appartengono a un passato ormai remoto, e come sia proprio da questa distanza che essi possono mostrarsi a noi come l'origine ancora pulsante e inquieta della nostra modernità.

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4 di 5 su 1 recensione

Voltaire. Lo scandalo dell'intelligenzaDi M. Marta-20 marzo 2011

La realtà del male è per Voltaire indiscutibile, ma dichiarò di non avere orrore per la condizione umana, né affermò che la nostra esistenza è così infelice come si vorrebbe far credere. Voltaire fu per l'accettazione della condizione umana per quella che è, lucidamente e razionalmente, riconoscendo che è l'unica possibile. Disse bisogna coltivare il nostro giardino ovvero, cercare di cogliere i limiti della condizione umana e impegnarsi in azioni utili per sé e per il prossimo. Sempre tentando di non cadere in una visione di tipo ottimistico, Voltaire affermò il principio della speranza, suggerendo di custodirla poiché un giorno, grazie agli sforzi dell'uomo, il mondo e l'umanità possano migliorare rispetto a oggi. Sostenere, infatti, che tutto sia bene nel mondo è assurdo e costituisce un'offesa al caos di sventure che periodicamente si abbattono sugli esseri umani. Queste tragedie dimostrarono il terremoto di Lisbona che Voltaire descrisse con toni commossi e di grande partecipazione umana nel suo Poema sul disastro di Lisbona, irridendo invece i personaggi del suo romanzo Candido che pur essendo travolti da peripezie ed eventi drammatici continuano ad ostinarsi che tutto va bene nel migliore dei modi possibili. Candido è un breve racconto filosofico che si divide in trenta capitoli, ognuno dei quali ha un piccolo titolo che riassume le vicende trattate. Il racconto fu considerato dall'autore stesso più come un genere adatto all'azione intellettuale, piuttosto che vera e propria letteratura. Il romanzo narra la storia e i viaggi di Candido, il cui nome indica colui che guarda il mondo con innocenza. Attraverso una riflessione filosofica sui fatti della vita, Voltaire giunse in questo libro alla conclusione che la somma degli aspetti negativi del mondo superi di gran lunga quella degli aspetti positivi e che il mondo proceda senza che la volontà dell'uomo possa alterarne il corso. Candido, il suo precettore Pangloss e la sua fidanzata Cunegonda, lanciati senza sosta in viaggi, disastri e disavventure, dimostrano esattamente ciò che il filosofo vuole esprimere. Ma il messaggio finale è che l'uomo può, attraverso uno sforzo quotidiano, migliorare la sua triste esistenza. Tramite l'esagerazione e la caricatura di certe situazioni che si rivelano tanto incredibili quanto atroci sempre trattate con una vena ironica, e quindi risultanti piacevoli alla lettura, Voltaire volle svelarci il segreto della felicità: dedicarsi al proprio dovere senza pensare.