La veglia di Anne Enright edito da Bompiani

La veglia

Editore:

Bompiani

Traduttore:
Perroni S. C.
Data di Pubblicazione:
3 settembre 2008
EAN:

9788845261725

ISBN:

8845261727

Pagine:
289
Formato:
brossura
Acquistabile con la

Trama La veglia

Veronica Hegarty fa parte di una famiglia cattolica irlandese. Ha un marito, due figlie di otto e sei anni, una madre settantenne e ben otto fra fratelli e sorelle. Quando il corpo di Liam, il fratello che Veronica sente più vicino, viene ritrovato nei pressi di Brighton, la donna vuole, a ogni costo, capire cosa abbia spezzato la vita del fratello più amato. Non basta, dunque, organizzare il funerale e assolvere ai doveri di circostanza di una famiglia tradizionale e molto numerosa. Intraprende così un viaggio nel suo passato e in quello dei suoi cari, andando a fondo delle proprie paure sessuali, delle proprie ossessioni, dei segreti che popolano il suo passato e quello di Liam.

Fuori catalogo - Non ordinabile
€ 18.00

Recensioni degli utenti

e condividi la tua opinione con gli altri utenti
4 di 5 su 1 recensione

La vegliaDi M. Luigi-7 aprile 2011

Ricordo che partecipai con piacere alla presentazione di questo romanzo. Il tema della veglia funebre è ricorrente nella letteratura irlandese, ben oltre i magistali esempi di James Joyce. La veglia non è solo la funzione memoriale legata al caro estinto, ma anche un risveglio della coscienza di chi rimane, l'attimo, più o meno dilatato, in cui il vivo si guarda dentro e si interroga, di fronte al vuoto lasciato da chi muore. E nella tradizione letteraria è anche l'occasione, quasi ormai schematizzata, per ricostruire la storia, spesso tragica, di un nucleo familiare. Non fa eccezione a tutto questo il romanzo della Enright: alla morte tragica del fratello Liam, la quarantenne Veronica inizia un percorso soprattutto mentale, fatto di ricordi affastellati, sensazioni, incongruenze, per riportare alla luce i "peccati" e i segreti della famiglia Hegarty, qualcosa che ne giustifichi le tragedie, i dolori, i fallimenti ma anche la voglia di andare avanti. Un senso del peccato e della colpa molto "irlandesi" permeano queste pagine, in un andamento che ricorda molto lo stream of consciousness di novecentiana memoria. Eppure c'è qualcosa in questo flusso di coscienza che non convince, un senso del tragico artefatto, quasi istericamente adolescenziale, una forma di sofferto che non riesce a diventare collettivo ma si arresta alla dimensione personale del personaggio. La lettura pertanto spesso arranca e non coinvolge, certe metafore dalla forma sicuramente bella ma poco efficaci nel profondo si perdono così, nelle pagine, ad arricchire un quadro già complesso di suo.