La torre

Un libro che finisce per rivelarsi, appunto, una lieta sorpresa! Dell'instancabile inseguire esamina, più che gli accadimenti di un punto critico o comunque significativo nell'esistenza del protagonista Max, il suo rovello interiore, le sue inquietudini dall'andamento circolare. Borghese esemplare in apparenza, egli non riesce a lasciarsi andare a quella vita 'semplice' che le circostanze e le consuetidini suggerirebbero ma insegue di continuo - da qui il titolo - chimere letterarie quanto autenticita' del vivere, analizzando con occhio irriguardoso e spietato quanto lo circonda e rifugiandosi ora nel sogno ora in un'inazione vagamente orientale. Il tutto per arrivare ad una pienezza esistenziale che trovera' solo nella conclusiva, inarrestabile coazione ad essere se stesso. Prigioniero suo malgrado di una vocazione centripeta che gli fa assorbire ed interiorizzare tutto, il protagonista sembra alla fine voler trattenere un unico atteggiamento che è poi la sua stessa condanna: il continuo progredire. Il testo, in verita' abbastanza scarno di intreccio romanzesco vero e proprio e strutturato secondo una dimensione volutamente claustrofobica, si compone di dodici capitoli più o meno della stessa ampiezza e dello stesso spessore narrativo e si articola attraverso gli accadimenti della vita del protagonista Max, il quale viene seguito al lavoro, nei suoi rapporti con gli amici, nella fine del suo matrimonio e nell'anarchia sentimentale che la stessa causera', il tutto vissuto sull'eterno filo della doppiezza, sull'irrisolvibile dilemma tra il pacifico rassegnarsi alla normalita' e la faticosa ricerca dell'eccezionalita'.