Toghe rotte. La giustizia raccontata da chi la fa edito da Chiarelettere
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Toghe rotte. La giustizia raccontata da chi la fa

a cura di

B. Tinti

Collana:
Reverse
Edizione:
4
Data di Pubblicazione:
20 settembre 2007
EAN:

9788861900301

ISBN:

8861900305

Pagine:
181
Formato:
brossura
Argomento:
Controllo politico e libertà
Disponibile anche in E-Book
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Descrizione Toghe rotte. La giustizia raccontata da chi la fa

"Il cittadino che abbia voglia di capire perché molte persone condannate per reati finanziari le ritroviamo coinvolte in scandali successivi; perché perfino i reati più comuni (rapine, estorsioni, sequestri di persona, omicidi) spesso sono commessi da gente che è già stata condannata per altri reati; perché il processo termina, nel 95% dei casi, con una sentenza di non doversi procedere per prescrizione. Per capire perché accade tutto questo, è necessario sapere che cosa succede nelle aule dei tribunali e come si lavora nelle Procure. Ecco un libro che finalmente lo racconta. Se si supera lo choc di queste testimonianze offerte da vari magistrati e avvocati, sarà poi più facile valutare le esternazioni in materia di giustizia che provengono dal politico di turno, di volta in volta imputato, legislatore, opinion maker, e spesso contemporaneamente tutte queste cose." Accompagna le testimonianze un testo illustrativo ad uso dei cittadini, per capire come funziona la giustizia (la pena, i gradi di giudizio, le indagini, il processo). La prefazione al libro è di Marco Travaglio. Bruno Tinti è procuratore aggiunto presso la Procura di Torino. "Uno di quelli che prende ordini dal procuratore capo e non ne può dare ai sostituti." Si occupa di reati finanziari: falsi in bilancio, aggiotaggio, frode fiscale, bancarotta.

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4 di 5 su 5 recensioni

La giustizia ha le mani legate!Di P. Teresa-7 marzo 2012

Da Mani Pulite a mani legate. Incredibile! Questo sembra il risultato che si ha davanti agli occhi a 15 anni di distanza da Tangentopoli. La politica del malaffare ha cercato in questo decennio è più, di spogliare la Magistratura di molte delle sue armi con la quale combattere la corruzione e l'affarismo dilagante tra le poltrone del Parlamento, spuntandole le armi e togliendole gli sudi necessari. Bruno Tinti Procuratore aggiunto alla Procura di Torino, raccoglie in questo saggio la testimonianza propria e dei colleghi per raccontare il disagio di chi lavora seriamente nella giustizia. Un libro "tecnico" aperto ad un vasto pubblico che mostra come la Giustizia italiana stia diventando sempre più una parodia di se stessa. Il capitolo "Corso accelerato di diritto e procedura penale" è il più utile ed interessante. Preziosa e affettuosa la prefazione di Marco Travaglio, giornalista coraggioso, da sempre impegnato nel civile.

Come uccidere la moglie e vivere felici...Di G. Claudio-23 dicembre 2010

C'è un problema in Italia, uno fra i troppi, che ha il nome e il cognome di tutta la classe politica italiana dell'ultimo ventennio, superando il confine fra Prima e Seconda Repubblica. La giustizia, ovvero del più perfettamente progettato trita-acqua della nazione. Ora, se tritare l'acqua vi sembra quanto meno un inutile spreco di energia, la lettura di "Toghe Rotte" farà senz'altro per voi. La giustizia raccontata da chi la fa, ovvero da giudici, pubblici ministeri, amministrativi. Da Bruno Tinti e dai suoi colleghi arriva una denuncia sotto forma di coro ad una voce: la giustizia italiana è stata scientificamente tarata per non funzionare. Corollario: andare in galera è semplicemente molto difficile, richiede impegno e crudeltà o, in alternativa, povertà e non cittadinanza. Un brevissimo passo rende l'idea del tutto: "è bene dire che tutte le contravvenzioni in materia antinfortunistica, ambientale, ecologica, di inquinamento; tutti i delitti di corruzione, falso in bilancio, frode fiscale; tutti i delitti di maltrattamento in famiglia e violazione di assistenza famigliare, tutti i delitti di falsa testimonianza, tutti i delitti di truffa, anche ai danni dello Stato o di Enti Pubblici o dell'Unione Europea; tutti questi delitti e tanti altri che non cito non saranno mai puniti. Nessun processo per questi delitti si concluderà con una effettiva. Nessuno che abbia commesso uno di questi delitti andrà mai in prigione". Punto. Un libro che ha il pregio di essere scritto pensando ai non addetti ai lavori e, quindi, immediatamente comprensibile. Se non fosse per l'esistenza del procedimento civile, che di solito si accompagna a quello penale nei delitti, alla luce di quanto letto in questo lavoro sarei tentato di passare dalla parte del ragioniere Casoria compagni. Da incensurato comincerei a rischiare di finire in galera (pardon, casa circondariale) dall'usura in poi: per il resto o la sospensione della pena (che dopo cinque anni scomparirebbe anche dalla fedina) o una gustosa parcella ad uno smaliziato avvocato penalista con obiettivo, facilmente raggiungibile già solo cambiando ogni tanto residenza, prescrizione. Ci ho messo molto più del dovuto per completare la lettura di questo scritto: la presa d'atto di alcune delle situazioni esposte fa montare un senso di rabbia, nausea e impotenza che si oppone al proseguimento della lettura. "Toglietevi dalla testa l'idea della giustizia come la vedete nei film", un buon secondo sottotitolo per il libro. Un'ultima nota: contiene la gustosa e raccapricciante guida "Come uccidere la moglie e vivere felici". Con questo ho detto davvero tutto.

Toghe rotteDi D. Andrea-2 novembre 2010

I malanni dell'Italia sono tutti qui, in queste poche pagine. Bruno Tinti inquieta, fa sorridere, fa riflettere e poi colpisce dritto allo stomaco con la seconda parte del libro in cui fa critica e autocritica. E quello che ne esce è uno Stato a pezzi, iniquo , forte con i deboli e debole con i forti. Da leggere assolutamente, al di là dell'orientamento politico che in certe "questioni" è trasversale.

I magistrati veriDi z. manuela-13 agosto 2010

Storie ordinarie di giudici al lavoro. Bizzarre, curiose, divertenti, e che, se non fossero raccontate con l'ottimismo della volontà che prevale sul pessimismo della ragione, sarebbero demoralizzanti. Bruno Tinti raccoglie uno spaccato succinto ma assai significativo sul cosa possa significare essere magistrato oggi. Di quelli che ogni giorno sono al lavoro, che hanno famiglia, figli, problemi di salute, sogni, ambizioni e speranze come ognuno di noi, e che, come possono, tentano di fare la loro piccola parte nel grande meccanismo sociale. Tuttavia, non ci si lasci ingannare: non si tratta di un testo apologetico sui nostri magistrati. Non a caso un terzo del libro è dedicato a mostrare, con un punto di vista chiaro e accessibile, e ben lontano dalla vuota propaganda sciorinata giornalmente dai mestieranti della politica, come la giustizia italiana possa (e debba) essere modificata, migliorata, ma, ancor prima, compresa. Consigliato a chi desideri un tassello in più per comprendere l'importanza delle parole di Montesquieu, secondo cui «Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti [...]. Perché non si possa abusare del potere occorre che [...] il potere arresti il potere».

amaro in boccaDi P. Ciro Franco Pio-9 agosto 2010

dopo aver letto questo libro si resta con l'amaro in bocca perché viene descritto come il sistema politico riesce a distruggere l'amministrazione della giustizia usando lo strumento delle leggi che rendono il percorso del magistrato pieno di ostacoli e pastoie che gli avvocati sono pronti ad usare per lasciare impunito anche il più palese responsabile, il tutto per una procedura penale riscritta ad hoc.