La genitalità. Relazioni precoci e relazioni sociali (alla luce del pensiero di Franco Fornari). di Federico Bertuccio

La genitalità. Relazioni precoci e relazioni sociali (alla luce del pensiero di Franco Fornari).

Tipologia:

Tesi di Laurea di primo livello

Anno accademico:

2010/2011

Relatore:
Blandino Giorgio
Facoltà:

Psicologia

Corso:

scienze e tecniche psicologiche

Cattedra:

Psicologia dinamica

Lingua:
Italiano
Pagine:
49
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
1.22 Mb

Descrizione La genitalità. Relazioni precoci e relazioni sociali (alla luce del pensiero di Franco Fornari).

Come possiamo definire una relazione? Quali sono esempi di relazioni sane? Cosa è che differenzia una relazione sana da una insana? Questi sono alcuni degli interrogativi ai quali tenteremo di dare risposta attraverso il pensiero di franco fornari (1975), ma anche attraverso quello di altri autori che si sono occupati dell’argomento. Nel primo capitolo verrà analizzata la prima forma di relazione, che poi è fondamentale per l’instaurarsi di quelle future, ossia quella che si instaura tra madre e figlio. Tutto ciò verrà fatto partendo dall’analisi in stadi che Freud (1922) ha effettuato sullo sviluppo psicosessuale del bambino. Si metterà in luce come le prime fasi dello sviluppo sessuale (orale, anale, fallica) siano definibili, con i termini di Fornari, pregenitali. Mentre la fase genitale, che rappresenta l’apice dello sviluppo psicosessuale e della maturazione del bambino, è il punto di partenza irrinunciabile perché si possano instaurare delle relazioni adulte sane. Infatti in questa fase viene superato l’autoerotismo tipico delle fasi pregenitali e viene effettuata una scelta oggettuale matura che coinvolge un’altra persona. Il nostro percorso continuerà, nel secondo capitolo, attraverso l’analisi dei codici affettivi presenti all’interno dei rapporti sociali, ma dei quali le persone hanno poca consapevolezza. Per questa analisi ci serviremo del contributo di Maggiolini (1988) che rivisita e approfondisce il pensiero di Franco Fornari (1976) sul tema. Fornari identifica i codici affettivi con i personaggi della scena familiare: codice paterno, codice materno, codice del bambino, codice dei fratelli, codice maschile e codice femminile. Nel codice materno viene riconosciuto l’atteggiamento di sacrificalità tipico della figura materna che tende a dare tutta se stessa per il benessere del bambino. Il codice paterno può essere definito per opposizione a quello materno, infatti esso privilegia il riconoscimento delle capacità personali, dell’autonomia e dell’indipendenza nella crescita. Il codice del bambino è speculare a quello materno, esso è orientato all’onnipotenza e al principio di appropriazione. Infine il codice fraterno rappresenta valori di pariteticità e di simmetria e per questi motivi sembra fondarsi sul principio di realtà, a differenza del codice materno e di quello del bambino che si fondano sul principio del piacere. Nel terzo e ultimo capitolo vedremo come possono essere applicati i concetti di relazione genitale e pregenitale e la teoria dei codici affettivi all’interno delle relazioni sociali. Infatti in base al tipo di codici, che vengono dati per scontati all’interno di una relazione, possiamo definire quest’ultima genitale o pregenitale. Fornari, per una più facile comprensione, descrive le relazioni in quattro modi distinti tramite l’utilizzo di due coppie simmetriche e di due coppie antitetiche. I primi due modi di descrizione sono caratterizzati dalla simbologia + - e - +, identificano rispettivamente un modello di relazione sadico e uno masochista. Il terzo modo di relazione è - - che identifica un rapporto basato sul cinismo e sulla distruttività. Il quarto e ultimo modo, che a differenza dei precedenti identifica una relazione genitale e non pregenitale, è + +, e identifica un rapporto all’interno del quale c’è la consapevolezza che entrambi i partner sono portatori di valore. Quindi ciò che viene affermato è che è auspicabile un passaggio al modo di relazione di tipo genitale + +, in quanto solo in questo modo possiamo promuovere una cultura, come direbbe la Klein, depressiva di riconoscimento dell’altro. Poi viene messo in evidenza che quando la Klein auspica un superamento della posizione schizoparanoide per la posizione depressiva intendeva proprio il passaggio da una relazione di tipo pregenitale a una genitale + +. Infine viene messo in luce che, per una professione come la nostra nella quale la relazione è il punto focale, è importante che lo psicologo si ponga in una posizione tale da favorire l’emergere di rapporti genitali attraverso l’utilizzo di quella funzione psicoanalitica della mente che, con le parole di Winnicott (1965), possiamo definire holding.

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