Il cane nella vita dell'anziano: effetti sul benessere della persona

La relazione tra l'uomo e il cane risale alla notte dei tempi, quando l'animale inizia ad avvicinarsi agli insediamenti umani e, rinunciando alla sua indole selvatica, diventa suo amico e collaboratore. Il cane aiuta l'uomo nelle attività quotidiane, affiancandolo nella caccia, nel trasporto, nella difesa e nelle attività quotidiane, restando sempre muto, ma inseparabile amico. Col mutare delle esigenze di una società sempre più complessa e più tecnologicamente avanzata la figura del cane si trasforma fino a divenire un importante sostegno al benessere della persona. L'animale muta il suo ruolo al punto da iniziare a collaborare tacitamente con il suo mentore per migliorare la qualità di una vita che, anche grazie ai progressi della medicina, si allunga ogni giorno di più. Recenti studi, che necessitano di approfondimento, consentono di ipotizzarne un ruolo maggiormente attivo: la compagnia del cane sembra poter influenzare termini psicologici e di funzionamento motorio dell'anziano allontanando o contenendo il peso di patologie strettamente correlate all'invecchiamento; la depressione senile, le malattie degenerative osteoarticolari, le malattie dismetaboliche, quali il diabete di tipo 2, l'ipertensione, la demenza senile possono trarre beneficio dal contatto quotidiano con il cane. Ci si riferisce ad anziani normativi, che conducono una vita autonoma; la collaborazione uomo-cane c'è fondata speranza che possa preservare lo stato di salute eliminando costi socio-sanitari importanti, ineluttabili al comparire di patologie croniche. Il cane non solo come “collaboratore” del soggetto affetto da patologia, ma anche come protagonista del benessere psicofisico della popolazione anziana.