Tra percezione e realtà: l’immigrazione e il problematico rapporto con la criminalità di Eva Quercetti

Tra percezione e realtà: l’immigrazione e il problematico rapporto con la criminalità

Tipologia:

Diploma di laurea

Anno accademico:

2021/2022

Relatore:
Andrea Valzania
Corso:

Servizio Sociale

Cattedra:

sociologia delle migrazioni

Lingua:
Italiano
Pagine:
73
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
1.90 Mb

Descrizione Tra percezione e realtà: l’immigrazione e il problematico rapporto con la criminalità

Al giorno d’oggi il pubblico italiano è sottoposto a frequenti immagini veicolate dai mezzi di comunicazione di massa che, attraverso parole sprezzanti e provocatorie, creano l’immagine stereotipata dell’immigrato criminale. Infatti, ciò che nel senso comune viene percepito è un legame tra l’alta percentuale di crimini commessi in Italia e il crescente numero di migranti che arrivano nel nostro paese e ciò crea un sentimento di ostilità e paura nei confronti dello straniero. Ma quanto c’è di vero nell’affermare l’esistenza di tale nesso? I crimini commessi dagli stranieri sono davvero quantitativamente e qualitativamente differenti da quelli degli autoctoni? Esiste una propensione a delinquere che caratterizzi la persona dell’immigrato? È a queste domande che il lavoro di tesi svolto mira a dare una risposta e per farlo, si è analizzato il fenomeno attraverso l’approccio sociologico, psicologico e criminologico, che hanno fornito un quadro conoscitivo atto a evidenziare che il binomio tra immigrazione e criminalità è privo di fondatezza. Si è poi cercato un riscontro pratico di quanto affermato, trovandolo nello studio di alcuni articoli di giornale e titoli dei principali servizi di cronaca nera trasmessi in televisione da cui è emerso quanto sia ampio il divario tra realtà e percezione del fenomeno preso in esame. Ulteriore conferma si è ottenuta attraverso un’intervista condotta a una volontaria dell’associazione onlus Vic di Roma operante nella casa circondariale di Roma Rebibbia sezione femminile. Difatti, al fine di ottenere un feedback di quanto argomentato precedentemente in via teorica, è stato scelto di restringere il campo d’indagine, focalizzandosi su una tipologia di stranieri detenuti: le donne. Esse sono condannate dalle tautologie sociali di cui si nutre il senso comune, sentenze dotate di assoluta veridicità secondo i membri dell’ingroup e che, in ultima analisi, vengono estese all’intera popolazione migratoria presente in Italia. Dunque, è possibile concludere che gli stranieri devono convivere con lo stereotipo che li collega alla delinquenza sulla base di idee preconcette e disinformazione, così come devono convivere con una serie di mancanze che possono rendere difficoltoso l’affrontare una nuova vita in un ambiente sconosciuto, insidioso e ostile. Mancanze che possono portare a delinquere, ma questa è solo una possibilità, non una certezza.

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