Il déjà vu: una rassegna del fenomeno
- Tipologia:
Tesi di Laurea di primo livello
- Anno accademico:
2013/2014
- Relatore:
- Nadia Monaceli
- Correlatore:
- Luca Caricati
- Università:
Università degli Studi di Parma
- Facoltà:
Psicologia
- Corso:
scienze del comportamento e delle relazioni interpersonali e sociali
- Cattedra:
psicologia dei gruppi
- Lingua:
- Italiano
- Formato:
- Protezione:
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- Dimensione:
- 1.39 Mb
Descrizione Il déjà vu: una rassegna del fenomeno
Si è voluto discutere di un argomento affascinante, a volte inquietante, quanto arduo da trattare; la curiosità, l'interesse e le esperienze in prima persona di esso, hanno portato alla scelta di prendere in esame questa (forse) illusione mentale che ha intrigato vari studiosi a partire dai primi filosofi, fino ad arrivare agli attuali neurologi e psicologi. Tuttavia esistono ancora molte perplessità e difficoltà nella ricerca di evidenze empiriche, in quanto, data la particolarità di un fenomeno così sfuggente e sporadico, non si possono replicare gli episodi in laboratorio e quindi non sono direttamente osservabili. Nonostante ciò l'intenzione è quella di riportare un'ampia visione sulle teorie emerse nell'ultimo secolo e sulle varie ricerche nonché sulle metodologie a disposizione dei ricercatori e stilarne quindi spiegazioni che abbracciano diverse discipline, da quelle neuroscientifiche a quelle sulla memoria e sull'attenzione. Il déjà vu è un fenomeno ampiamente sperimentato dalle persone, è stato riscontrato in circa il 96% della popolazione (Sno & Linszen, 1990) e ancora la sua incidenza tra gli adulti è pari al 65 % e tra gli studenti è ancora più elevata, pari al 79 % (vedi Brown, 2004; Funkhouser, 2009); tuttavia è privo di qualsiasi elemento identificabile che possa suscitare una risposta comportamentale verificabile, lacune che hanno causato impedimenti alla ricerca scientifica. Gran parte della letteratura pubblicata abbraccia prospettive psicodinamiche o parapsicologiche e sebbene le interpretazioni psicodinamiche possano avere qualche valore esplicativo, si arriva a conclusioni troppo aleatorie per avere valore scientifico. Recentemente, tuttavia, alcuni ricercatori dell'approccio cognitivista hanno cominciato a tentare un lavoro empirico nella speranza di chiarire i meccanismi alla base di questa esperienza (Hoffman, 1997; Jacoby, 1988; Jacoby, Allan, Collins, e Larwill, 1988; Jacoby & Whitehouse, 1989; Roediger, 1996; Schacter, 1996; Seamon, Brody, e Kauff, 1983). Le ipotesi riportate sono un'interessante interpretazione del fenomeno e non devono essere trascurate ma anzi riprese o ampliate dalle future ricerche.