La digitalizzazione della propaganda di odio razziale. Una prospettiva comparata di Arianna Tondelli

La digitalizzazione della propaganda di odio razziale. Una prospettiva comparata

Tipologia:

Diploma di laurea

Anno accademico:

2020/2021

Relatore:
Lucia Scaffardi
Corso:

Scienze politiche e delle relazioni internazionali

Cattedra:

diritto costituzionale italiano e comparato

Lingua:
Italiano
Pagine:
98
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
2.12 Mb

Descrizione La digitalizzazione della propaganda di odio razziale. Una prospettiva comparata

Gli ultimi due decenni sono stati caratterizzati da un aumento esponenziale dei fenomeni discriminatori perpetrati soprattutto nei confronti degli stranieri, in base a caratteristiche identitarie, come la razza e l'origine etnica. Questa evidenza è collegata alla “contaminazione” culturale, etnica e linguistica che caratterizza le società occidentali moderne: il rapporto tra i membri del gruppo e le minoranze composte da individui considerati "diversi" dalla società, è sovraccarico di pregiudizi e stereotipi che portano a percepire la diversità come una "minaccia" e non come sinonimo di arricchimento, come un fattore che pesa sulle dinamiche sociali. La pericolosa retorica del "noi contro di loro", unitamente alla convivenza della pluralità del gruppo all'interno di una stessa entità statale e alla mancanza di politiche volte a favorire i processi di integrazione, ha rappresentato un terreno fecondo per il proliferare di discorsi di odio e di crimini, perpetrati a danno di minoranze nel loro insieme o contro individui. Ponendo particolare attenzione al fenomeno dell'incitamento all'odio, gli stati membri e l'Unione europea hanno cercato di sviluppare strumenti normativi efficaci e adeguati per contrastare le manifestazioni di odio razziale, bilanciando il diritto alla libertà di espressione, ritenuto un caposaldo delle moderne società democratiche e liberali, con il diritto del destinatario di vedere tutelata la propria dignità, che potrebbe essere lesa da espressioni offensive. Un rapido cambiamento dei metodi di interazione causato dall'avvento del web 2. 0, insieme alle nuove caratteristiche della comunicazione digitale, ha sollecitato la formulazione di nuove strategie per combattere l'hate speech online, evidenziando l'inadeguatezza e l'inefficacia delle attuali normative che disciplinano l'incitamento all'odio offline. Attraverso queste considerazioni, l'oggetto di questo saggio è una disputa che ancora anima il dibattito pubblico e istituzionale: emerge dalla necessità di bilanciare i diritti concorrenti e dalla richiesta di definire un quadro legislativo efficace per combattere i discorsi d'odio, indipendentemente dai mezzi di comunicazione utilizzati. In poche parole, la controversia si concentra sulla definizione dei limiti esatti su cui basare il giudizio di legittimità delle espressioni, prima che diventino casi di incitamento all'odio. Quindi sorgono due domande lampanti: qual è la linea di demarcazione oltre la quale l'opinione dissenziente diventa un discorso di odio illegale? Chi può definire con precisione quale discorso è lecito e protetto o, al contrario, cosa è illegale e punibile? Questa tesi nasce dalla volontà di approfondire e inquadrare il complesso e sfaccettato fenomeno dell'incitamento all'odio da un punto di vista legislativo. Si cerca di tracciare un itinerario tra i più importanti indirizzi legislativi e giurisprudenziali che l'Unione europea – con particolare focus sull'Italia – e Stati Uniti hanno adottato per combattere l'odio razziale, interpretando le principali sentenze per una migliore comprensione del tema. La struttura della tesi è illustrata di seguito. Il primo capitolo tratta del riconoscimento della libertà di espressione in Italia, tutelata nell'articolo 21 della Costituzione. A seguire alcuni cenni sulla giurisprudenza costituzionale e comune per evidenziare i principali limiti alla libertà di espressione, nonché sulla normativa utilizzata contro il fenomeno dell'incitamento all'odio. Le pietre miliari della legislazione italiana sono la legge 654/1975 sulla ratifica ed esecuzione della convenzione internazionale sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale e la legge 205/1993, denominata Legge Mancino, nota per aver introdotto le circostanze aggravate razziali, applicato in Borghezio v. Kyenge. Il secondo capitolo si propone di contestualizzare l'esperienza italiana nel più ampio contesto europeo. Analogamente allo schema utilizzato nel primo capitolo, si procede con l'individuazione dei principali riferimenti normativi europei sulla libertà di parola. Segue il tentativo di inquadrare il fenomeno dell'incitamento all'odio da una prospettiva normativa. Il terzo capitolo si concentra sull'antitetica esperienza statunitense, considerata un archetipo di democrazia tollerante, la cui struttura giurisprudenziale è basata sul rispetto – sacrale – del primo emendamento, garante supremo del diritto di esprimere liberamente il proprio disaccordo. Il quarto capitolo focalizza l'attenzione sulla proliferazione di incitamento all'odio online, considerato un problema allarmante che ancora anima il dibattito pubblico e istituzionale. Il capitolo si propone di analizzare le misure attuate dalla legge italiana, della UE e dal diritto statunitense per arginare questo fenomeno, affiancate da strumenti di soft law e di coregolamentazione, adottati per responsabilizzare le principali società IT e promuovere un'apertura e un dialogo costruttivo sulla questione.

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