Il disastro di Varo nella foresta di Teutoburgo

Parlando in modo specifico del “disastro di varo” si è cercato non solo di presentare gli eventi direttamente legati alla battaglia, ma di dare un'idea di quello che era ed era stato il rapporto tra roma e alcune delle popolazioni “barbariche” con le quali dovette più volte confrontarsi. Ci è sembrato proficuo ripercorrere quelli che erano stati i precedenti contatti con i germani e i celti per rendere l'idea della percezione, da parte dei dai romani, della minaccia barbarica, e degli eventi dai quali dipendeva questa forte diffidenza verso tali popolazioni; infine, abbiamo cercato di prospettare come roma tentasse di gestire, a volte con successo, a volte anche con grandi fallimenti, il problema rappresentato da queste popolazioni. L'argomento ci è sembrato particolarmente interessante e significativo per più ragioni. In primo luogo è da sottolineare un certo valore paradigmatico e quasi ideologico di questa battaglia, il piccolo che si ribella al grande vincendo e conquistando la propria libertà. È poi evidente l'interesse che suscita il comprendere le tattichebelliche di quella che è stata forse la più grande macchina da guerra del mondoantico, che pure venne fermata da quello che apparentemente sembrerebbe un popolo debole, disunito e persino inadeguato allo scopo. Anche qui non si può non accennare a come la conoscenza del territorio unita a quelle che potremmo definire tattiche di guerriglia abbiano più volte permesso nella storia, anche in tempi piuttosto recenti, vittorie sorprendenti. Abbiamo cercato in questo senso di descrivere in modo sintetico l'equipaggiamento, le armi, le strategie e anche l'ideologia bellica di entrambi i popoli, tentando di dare appunto una spiegazione analitica di quelle che dovettero essere la cause della grande disfatta romana e del successo conseguito dai germani grazie ad Arminio.