Intervento psicologico in situazioni di emergenza e disastri: il caso dell'attentato di Madrid, 11 marzo 2004 di Marta Schivardi

Intervento psicologico in situazioni di emergenza e disastri: il caso dell'attentato di Madrid, 11 marzo 2004

Tipologia:

Tesi di Laurea di secondo livello / magistrale

Anno accademico:

2004/2005

Relatore:
Adriano Zamperini
Facoltà:

Psicologia

Corso:

Psicologia

Cattedra:

Psicologia sociale

Lingua:
Italiano
Pagine:
220
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
6.69 Mb

Descrizione Intervento psicologico in situazioni di emergenza e disastri: il caso dell'attentato di Madrid, 11 marzo 2004

Questo lavoro tratta l'intervento psicologico in situazioni di crisi, con particolare riferimento all'attentato di Madrid dell'11 marzo 2004. Ho deciso di trattare questo argomento in quanto mi sono imbattuta nella commemorazione del primo anniversario di questo attentato durante la mia esperienza Erasmus nella capitale spagnola. Ho percepito e vissuto il forte impatto che questo evento ha prodotto sui madrileñi, il dolore e la commozione che ancora erano presenti e vividi. Questo ha provocato il mio interesse per l'argomento, scoprendo così il contributo che era stato dato dal Collegio Ufficiale degli Psicologi di Madrid. La ricerca di materiale bibliografico in questo campo mi ha aperto le porte della psicologia dell'emergenza, fino ad ora a me sconosciuta, di cui il caso presentato costituisce un'applicazione pratica. Per poterlo collocare all'interno di una cornice teorica di riferimento, è inevitabile una prima parte del lavoro che spieghi l'interesse della psicologia per le situazioni di emergenza, disastri e crisi in generale. In questa prima parte ho introdotto l'argomento tramite una digressione storica sulla letteratura che si interessa di psicologia dell'emergenza, dagli esordi fino ai giorni nostri. Il capitolo successivo spiega il modello teorico di riferimento, quello cioè dell'”intervento in crisi”, di cui l'intervento psicologico in emergenza (cioè i primi ausili psicologici) costituisce un ramo. Il caso esposto, l'attentato madrileño, viene così a inserirsi all'interno di una cornice teorica molto più ampia, che considera come "crisi” tutte quelle situazioni che suppongono la rottura di un equilibrio. Un'azione terroristica è, perciò, uno dei tanti fattori stressanti che possono produrre uno stato di crisi in un individuo. La seconda parte tratta in modo più specifico l'intervento realizzato a Madrid nelle ore e nei giorni immediatamente successivi all'attentato. Per comodità e chiarezza esplicativa questo capitolo è stato suddiviso in tre parti, che corrispondono ai tre tipi di assistenza realizzati (assistenza nei padiglioni fieristici, assistenza telefonica e assistenza in altri scenari), più una parte in cui si spiega l'organizzazione di questo dispositivo. Non è stato facile trattare argomenti così delicati come il lutto, il dolore e il terrorismo in così poche pagine. Ogni capitolo, ogni paragrafo, ogni riga meriterebbe molti più approfondimenti ma ho tentato di restringere il campo alla sola teoria delle crisi, inserendo l'intervento effettuato a Madrid come un esempio di applicazione di tale teoria. Spero di essere riuscita in un così breve lavoro a trasmettere l'importanza dell'intervento psicologico in quelle situazioni che possono sembrare non averne bisogno, come un attentato, piuttosto che uno tsunami, piuttosto che un terremoto. In situazioni di tale gravità, il pensiero va all'assistenza sanitaria di base, ai soccorsi, alla protezione civile ma quasi mai agli psicologi. Eppure, un buon intervento psicologico in queste situazioni è indispensabile per evitare conseguenze peggiori, specialmente a lungo termine. Strutturato, infatti, in un'ottica preventiva, l'intervento in emergenza permette di arginare le reazioni psicosociali disadattative della popolazione e di diminuire perciò l'incidenza di disturbi postraumatici da stress. Quest'azione si inserisce all'interno dell'assistenza globale alla popolazione, in quanto una buona rete organizzativa e comunicativa di tutti gli enti assistenziali coinvolti (Protezione Civile, Croce Rossa, Comune, Collegio Ufficiale degli Psicologi, ecc.) permette una risoluzione positiva della crisi. Nel caso in cui questo non accada, gli individui si troverebbero a dover affrontare una grave situazione nella confusione più totale, magari avendo perso la famiglia, la casa oppure avendo subito danni fisici e questo porterebbe a un disequilibrio tale da favorire, in alcuni casi, l'insorgenza di patologie e disturbi. Affrontare, invece, il dolore con l'aiuto di personale specializzato permette di fronteggiarlo in modo adattivo. Immagino che questo sia tutt'altro che semplice, visto che è stato difficile anche per me che ho vissuto un attentato da lontano, quando era ormai passato un anno. È stato straziante leggere sui giornali le modalità usate dai terroristi, le testimonianze dei superstiti, visionare i filmati dell'accaduto, le esplosioni, i morti, i mutilati, ecc. Se ho dovuto confrontarmi con il dolore io, che ho solo "dato un'occhiatina” a quanto era successo, immagino quanto destabilizzante deve essere stato per chi l'ha vissuto in prima persona. E immagino che, per queste persone, sia stato importante avere al loro fianco personale specializzato che le aiutasse e accompagnasse in un momento così angoscioso. Spero, quindi, che questo mio lavoro sia "una lancia” in favore dell'incentivazione dell'intervento psicologico in tutte le situazioni di emergenza.

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