Il romanticismo visionario di E. T. A. Hoffmann. "Der Sandmann" (1816) e il motivo del 'perturbante'.  di Antonella michela Petrazzuolo

Il romanticismo visionario di E. T. A. Hoffmann. "Der Sandmann" (1816) e il motivo del 'perturbante'.

Tipologia:

Tesi di Laurea di primo livello

Anno accademico:

2016/2017

Relatore:
Valentina Di rosa
Facoltà:

Lettere

Corso:

Lingue e Letterature Straniere

Cattedra:

Letteratura Tedesca

Lingua:
Italiano
Pagine:
39
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
2.88 Mb

Descrizione Il romanticismo visionario di E. T. A. Hoffmann. "Der Sandmann" (1816) e il motivo del 'perturbante'.

Differentemente dalla tradizione cui appartenevano suoi contemporanei quali Clemens Brentano, Joseph Karl Benedikt Freiherr von Eichendorff e Adelbert von Chamisso, i quali inseriscono creature fantastiche in un contesto fiabesco ed in una dimensione extratemporale, oppure, caricano la realtà di contenuti simbolici al fine realizzare una poesia universale, nell’intera opera di Hoffmann il ‘meraviglioso’ si fonda e si radica strettamente nel quotidiano e nell’ordinario, nel grigio mondo tedesco borghese e filisteo della restaurazione. Elementi e creature straordinarie, dunque, si ritrovano ad interagire con rappresentanti del mondo filisteo quali archivisti, attuari, consiglieri, educatori e fidanzate arriviste producendo un effetto estraniante fra i personaggi stessi e nel lettore: sogni e visioni si materializzano in un comodo e lindo ambiente filisteo, dietro il consueto scenario della realtà fanno la loro comparsa ombre perturbanti e magiche e vengono inseriti automi e bambole meccaniche, la cui presenza provoca disagio e smarrimento. Hoffmann racconta della commistione e confusione tra realtà e dimensione onirica e tra razionalità e follia: infatti, nella sua produzione letteraria sono riscontrabili gli influssi delle teorie di G. H Schubert, che nel 1808 aveva pubblicato Ansichten von der nachtseite der naturwissenschaft, nel 1814 Die symbolik des traumes; della filosofia idealista di Johann Gottlieb Fichte; e, infine, delle recenti acquisizioni delle scienze dell’anima tra cui il magnetismo, l’ipnosi e l’investigazioni onirica, che hanno come effetto l’inserimento nei suoi racconti di una dimensione soprannaturale ed inquietante che si cela dietro le circostanze e gli oggetti più semplici e comuni e che irrompe all’improvviso nel mondo reale distruggendo ogni sicurezza. L’idealismo fichtiano e la conseguente negazione della natura gettano in lui le basi per un’immagine frantumata della realtà e dell’io. Inoltre, scene di comicità grottesca tendenti al sarcasmo e all’assurdo si alternano a situazioni terrificanti. La sua produzione narrativa si estende in un lasso di tempo che va dal 1809, anno in cui scrive la sua prima novella Ritter Gluck, la quale viene poi pubblicata l’anno successivo dall’editore Friedrich Rochlitz sulla rivista Allgemeine Musikalische Zeitung, al 1822, anno della sua morte. Come afferma anche Claudio Magris, nella sua introduzione a “il vaso d’oro e altri racconti” già nella sua prima novella la realtà rappresentata da Hoffmann mostra una molteplicità di piani interpretativi: “il musicista che si presenta come il cavalier Gluck, morto da più di vent’anni, può essere un maniaco affetto da un’idea fissa oppure la magica reincarnazione effettiva del grande compositore” nel 1814-1815 compare la prima serie di racconti in quattro volumi Phantasiestücke in callots manier dove l’identificazione dell’autore col noto incisore francese Jacques Callot (1592-1635) investe il piano della deformazione comica e della caricatura ironica: l’artista citato da Hoffmann aveva creato nel seicento una serie di incisioni con motivi grotteschi e barocchi, tra cui esseri fantastici a metà tra l’uomo e la bestia, creature bizzarre e maschere farsesche. In questa raccolta si inserisce Der goldne topf: ein märchen aus der neuen zeit, pubblicato nel 1814 e modificato nel 1819, il cui sottotitolo rimanda all’inserimento del fantastico e dello straordinario in un contesto ordinario e quotidiano, poiché un märchen, ovvero una fiaba, generalmente si inserisce in un tempo lontano e isolato dal presente, mentre in questo caso il sintagma aus der neuen zeit puntualizza la sua appartenenza ai tempi moderni. Questa ‘fiaba dei tempi moderni’, cosi come la definisce Hoffmann stesso, si ispira al mito poetico trascendentale formulato da Schelling ed è “esposizione di un oggetto trascendentale mediante il racconto poetico di avvenimenti temporali”: si tratta di una fiaba surreale inserita nella soffocante provincia di Dresda popolata da un realistico e caricaturale mondo borghese, al di sotto del quale si scopre esistere il felice e libero regno di Atlantide, che è patria della poesia e dell’amore. Tuttavia, andando oltre le aspettative del lettore, questo regno si manifesta in parte anche nella dimensione quotidiana, lasciando dunque scoprire la sua completa esistenza altrove, ma si evince che può essere raggiunto solo se si persegue l’ideale della fusione di amore e conoscenza, chiavi d’accesso per la contemplazione dell’armonia e dell’unità della natura. Nell’intreccio narrativo la cronaca quotidiana tratta vicende trascendentali che si sottraggono alle categorie dello spazio e del tempo, e, soprattutto annulla la distinzione tra dimensione mitica e dimensione reale: infatti, le stanze cambiano magicamente forma e dimensione per inglobare regioni magiche e sconosciute, così come personaggi mitici indossano abiti borghesi. In seguito, tra il 1815 e il 1817 pubblica i Nachtstücke, raccolta di novelle.

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