Nuove forme di lavoro nel Ministero per i Beni e le Attività Culturali: il caso degli Assistenti Tecnici Museali di Diana de Martino

Nuove forme di lavoro nel Ministero per i Beni e le Attività Culturali: il caso degli Assistenti Tecnici Museali

Tipologia:

Tesi di Laurea di primo livello

Anno accademico:

2005/2006

Relatore:
Paola D'Alconzo
Corso:

Conservazione dei Beni Culturali

Cattedra:

Museologia e museografia

Lingua:
Italiano
Pagine:
123
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
1.29 Mb

Descrizione Nuove forme di lavoro nel Ministero per i Beni e le Attività Culturali: il caso degli Assistenti Tecnici Museali

A ridosso del nuovo millennio, il museo contemporaneo è stato chiamato ad avviare un'opera di aggiornamento e revisione delle sue funzioni e dei servizi da offrire al pubblico. Dopo secoli in cui le strutture museali si presentavano chiuse in loro stesse e disponibili ad accogliere solo studiosi e appassionati d'arte, il museo contemporaneo si offre al grande pubblico, cercando di soddisfare i suoi desideri migliorando la qualità dei servizi che già offriva in passato e inventando nuove tipologie di offerta. Gli sforzi di innovamento che caratterizzano il museo contemporaneo comportano uno sviluppo delle attività svolte dai funzionari, ai quali non è più affidata solo la tutela delle istituzioni museali e delle loro collezioni ma, soprattutto, la definizione di nuovi piani di accoglienza al pubblico, ambito che negli ultimi anni ha avuto un grande sviluppo e sul quale sono state compiute molte ricerche in proposito. Eppure tutte le attività che si chiede di svolgere a un museo non possono essere portate avanti, se non con grande difficoltà, dai musei statali italiani. Sin dalla sua creazione, nel 1975, infatti, l'allora Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, oggi rinominato Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ha sempre vissuto in una costante carenza di personale, attuando scelte organizzative in una situazione di perdurante emergenza. Questo ha, perciò, impedito che si potessero investire risorse umane e fondi in servizi innovativi e all'avanguardia. Nato dal distaccamento di settori appartenenti in precedenza ad altri ministeri, il Ministero per i Beni Culturali non è mai riuscito a rispondere, attraverso un'attenta politica organizzativa, alle necessità di personale che un Paese così ricco di beni culturali comportava. Nonostante nel suo primo decennio di vita abbia assunto un consistente numero di personale, con il tempo il Ministero ha ridotto notevolmente la percentuale annuale di assunzioni, fino ad arrivare all'attuale blocco delle assunzioni, parzialmente aggirato solo da qualche legge in favore del personale di vigilanza. Si è, quindi, arrivati al punto che l'età media dei funzionari in servizio presso il Ministero si aggira intorno ai cinquant'anni e nemmeno il turn over può fermare la diminuzione del personale. A tutti gli operatori del settore è evidente come, senza un'adeguata immissione di nuovo personale, si renda impossibile la prosecuzione delle attività attualmente svolte nelle strutture museali, se non la stessa sopravvivenza del Ministero. Sono spesso gli stessi funzionari ministeriali a sentirsi una "specie in estinzione”, in assenza di un adeguato ricambio generazionale nei ruoli. A causare questo blocco delle assunzioni, che prosegue da alcuni anni, è stata soprattutto la riduzione dei fondi che i vari governi hanno deciso di destinare al Ministero, arrecando seri problemi alla gestione del dicastero. Si sono, dunque, affiancate due situazioni totalmente in opposizione tra loro: da un lato, l'esigenza da parte delle numerose strutture museali italiane di incrementare la qualità e il numero dei servizi offerti al pubblico, per aumentare la domanda e il numero dei visitatori; dall'altro, la diminuzione continua dei fondi a servizio del Ministero ha comportato il necessario blocco delle assunzioni. In queste circostanze viene da chiedersi come abbia fatto il Ministero a sopravvivere, pur dovendo offrire attività sempre più attraenti per il pubblico, garantendo comunque l'apertura di tutte le sedi museali statali. Dal punto di vista organizzativo una risposta alla carenza di personale sono state le deroghe al blocco delle assunzioni, che hanno permesso di immettere nuova forza lavoro nei servizi elementari museali, quali, ad esempio, l'apertura delle sale e la loro vigilanza. Attraverso le deroghe è stato, quindi, possibile assumere personale limitatamente per brevi archi di tempo, consentendo all'amministrazione di disporvi solo in particolari periodi dell'anno, nei quali si era osservato un incremento del numero di visitatori. Questo è il caso dei cosiddetti trimestrali, proprio perché chiamati a lavorare per un periodo massimo di tre mesi e più volte riconvocati a metà tra gli anni '80 e gli anni '90. L'inizio del nuovo millennio ha portato il Ministero a dover fronteggiare nelle sue strutture una situazione di emergenza dal punto di vista organizzativo, poiché avrebbe dovuto affrontare il Giubileo del 2000, che avrebbe portato milioni di turisti a visitare il nostro Paese. Trovandosi impreparato a fronteggiare con i dipendenti che aveva in servizio le numerose attività che avrebbe dovuto preparare e il numero di turisti che le sedi museali avrebbero dovuto accogliere, ai quali si sarebbero dovuti garantire servizi adeguati, il Ministero decise di rispondere indicendo un concorso aperto a giovani già diplomati e con una buona conoscenza delle lingue straniere, i quali avrebbero dovuto accogliere i visitatori ma, soprattutto, garantire l'apertura delle sale.

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