L'altra verità degli OPG: matti da slegare? di Fiorella Torre

L'altra verità degli OPG: matti da slegare?

Tipologia:

Tesi di Laurea di secondo livello / magistrale

Anno accademico:

2014/2015

Relatore:
Ivan Formica
Correlatore:
Marina Quattropani
Corso:

Psicologia

Cattedra:

psicologia dinamica

Lingua:
Italiano
Pagine:
81
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
2.51 Mb

Descrizione L'altra verità degli OPG: matti da slegare?

Nel presente lavoro si è voluto approfondire il concetto di malattia mentale all’interno degli ospedali psichiatrici giudiziari e di individuare quali fattori emotivi, sociali e educativi possano permettere ai folli-rei, giudicati socialmente pericolosi, di poter utilizzare strategie funzionali nella prosecuzione della loro esistenza. Nello specifico è stato indagato il concetto di cura e come questo si sia evoluto nel corso del tempo. Si è passati da un contenimento puramente custodialistico a un trattamento sanitario che ha portato i malati a sperare in una cambiamento della propria condizione. Il loro destino non è stato più visto come qualcosa di già segnato ma come un percorso da poter definire con le opportune cure (Basaglia, 1979). All’interno del panorama psicologico, diversi autori in letteratura (Freud, 1899; Maslow, 1943; 1954; McClelland, 1961; Deci & Ryan, 1974; 2000) hanno concentrato la loro attenzione sul concetto di cura, non solo in termini medici e biologici, ossia come restitutio ad integrum; ma anche in termini prettamente psicologici. In particolare, la seguente ricerca è concentrata sulla teoria di Deci e Ryan (2000; 2004), la self- determination theory, cioè lo studio dell’importanza che i bisogni psicologici di base (competenza, relazione e autonomia) rivestono nella vita degli individui, in particolare, quando si ritrovano in condizioni di disagio come la malattia psichica. Accanto agli studi di Deci e Ryan (2000; 2004), anche Snyder (1991) ha cercato di comprendere quali fattori possono aiutare l’individuo ad affrontare situazione avversive come una malattia mentale. Snyder (1991) considera la speranza come lo stato motivazionale positivo che può aiutare il soggetto a produrre delle strategie funzionali ed emozioni positive per realizzare gli obiettivi desiderati. Studi sulle emozioni positive hanno osservato che l’ottimismo e la speranza producono effetti sul benessere personale e sociale (Matthew, Gallagher, Shane & Lopez, 2009). se cade la speranza, qualsiasi progetto di vita rischia il fallimento (La Gatta, 2012). Sebbene la speranza sia considerata di enorme importanza per la vita umana, in quanto si è riscontrata una correlazione tra la speranza e la presenza di sentimenti positivi, minori livelli di depressione, di ansia, comportamenti disadattavi e con un minor ricorso all’abuso di sostanze, quest’argomento ha ricevuto poca importanza tra gli studiosi di psicologia (Carrieri, 2012). Sulla base dei presenti studi, questo lavoro ha voluto indagare la correlazione tra i bisogni psicologici di base e la speranza e come quest’ultima possa aiutare i pazienti, con turbe mentali che hanno commesso dei reati, a sviluppare emozioni positive e strategie di coping adattive. Il campione di riferimento è composto da 60 soggetti provenienti da Sicilia, Calabria e Puglia. I soggetti presentano un’età compresa tra i 18 e i 65 anni. Il campione è rappresentato da soggetti di sesso maschile. Per quanto concerne lo stato civile, il 65% dei soggetti è celibe, il 12% è convivente, il 7% è divorziato, il 7% è vedovo, il 3% è coniugato, mentre il restante 7% ha indicato “altro”. Riguardo al titolo di studio, il 57% ha conseguito la licenza media, il 25% risulta diplomato, il’17% ha conseguito la licenza elementare, mentre il 2% è laureato. Per quanto riguarda l’attività professionale svolta, il 60% dei soggetti è pensionato, il 22% è disoccupato, il 15% è impegnato in un lavoro dipendente, mentre il 3% è studente. Gli strumenti psicologici utilizzati sono una scheda anagrafica, costruita ad hoc per la raccolta dei dati sociologici quali l’età, il sesso, la professione, il titolo di studio, lo stato civile e il tipo di diagnosi psichiatrica. Lo psychological basic need frustration satisfaction che è un questionario self-report che valuta la misura in cui i partecipanti percepiscono la soddisfazione e la frustrazione dei propri bisogni psicologici di autonomia, competenza e relazione. È formato da 24 items che compongono 6 scale. Agli items si risponde con una scala likert a 5 punti, che va da 1 (non è affatto vero) a 5 (molto vero), ciascuna scala è costituita da 4 items. È possibile ottenere un punteggio totale della soddisfazione e un punteggio totale della frustrazione. Infine l’adult hope test che è un questionario self-report composto da 12 items che misurano il costrutto della speranza. Si articola in 2 sottoscale, secondo il modello di speranza messo a punto da Snyder. L’agency che valuta la percezione di essere in grado di determinare con successo il raggiungimento dei propri obiettivi nel passato, nel presente e nel futuro e la pathways che valuta, invece, la specifica capacità di pianificare e progettare delle modalità adeguate per realizzare i propri obiettivi. Sui 12 items, 4 costituiscono la scala agency, 4 costituiscono la scala pathways e i 4 rimanenti sono di controllo. Agli item è possibile rispondere su una scala likert a 8 punti che va da 1 (decis. Falso) a 8 (decis. Vero).

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