La violenza di genere: la formazione degli operatori

L'approfondita e articolata riflessione teorica del lavoro di tesi della dott. Ssa Lucia Potì nasce dalle attività condotte presso la comunità “chiara luce” di Lecce, attraverso un percorso di tirocinio di 125 condotto nel periodo fra marzo e aprile 2016. L’obiettivo generale della tesi è stato quello di analizzare il fenomeno del femminicidio, focalizzando in particolare l’attenzione sul processo di aiuto e sulle risorse territoriali per fronteggiare il problema. L’articolazione della tesi mette in evidenza l’elaborazione di un percorso di approfondimento rispetto al tema in esame, la cui complessità è affrontata attraverso otto capitoli: il primo capitolo è riservato ai numeri del femminicidio, riportando i più recenti dati Istat del 2015; nel secondo capitolo viene descritto il fenomeno della violenza di genere e dei tre schemi di violenza più importanti (violenza sessuale, violenza fisica e violenza psicologica); il terzo capitolo riguarda la normativa giuridica di riferimento al fenomeno; il capitolo quattro analizza la relazione fra vittima e aggressore, evidenziandone le dinamiche e le differenze fra violenza ciclica e violenza perversa; il capitolo cinque approfondisce le conseguenze per la vittima e l’aggressore, sul piano personale e sociale, con particolare riferimento a quelle forme di resistenza al cambiamento che rappresentano un fondamentale elemento di criticità; il sesto capitolo riguarda i percorsi integrati e il lavoro di rete per l’emersione e il contrasto della violenza; il settimo capitolo è rivolto alle vie della prevenzione attraverso l’aiuto degli operatori sociali, il ruolo dell’équipe e gli adeguati interventi nelle varie situazioni; l’ottavo capitolo illustra l’esperienza della dottoressa da tirocinante presso la comunità “Chiara luce” di Lecce, di cui evidenzia tutti gli aspetti, dalla struttura fisica alla funzionalità, gli obiettivi, gli interventi, la composizione dell’équipe. La tesi mira, quindi, a individuare gli elementi strategici per impostare il processo di lavoro con le donne che hanno subìto violenza; in particolare sono esaminati alcuni passaggi fondamentali, quali l’accoglienza, l’ascolto, il rispetto e la valorizzazione dell’autodeterminazione della donna, il lavoro di rete e la promozione e sensibilizzazione della comunità intesa sia come risorsa, ma anche oggetto di intervento culturale. L’attività della dottoressa Potì è consistita nell’affiancamento e nell’osservazione agli operatori della comunità, con la finalità di conoscere le strategie di intervento e gli strumenti operativi volti alla tutela dell’infanzia, dell’adolescenza e dei nuclei in difficoltà. Il lavoro di osservazione ha in particolare riguardato le nove madri ospiti della comunità insieme ai propri figli. L’osservazione partecipata al lavoro di équipe ha permesso alla dott. Ssa Potì di focalizzare l’attenzione sulle dimensioni educative, relazionali, emozionali e psicologiche relative al processo di lavoro con le madri e i minori. Su un piano metodologico, il lavoro di tesi è particolarmente rilevante: - per l’analisi aggiornata e ampia dei dati disponibili, relativi al contesto italiano; - per la selezione accurata ed estesa delle fonti bibliografiche su cui è basato il lavoro di tesi; - per l’attenta analisi delle dinamiche relazionali e psicologiche che coinvolgono la donna vittima di violenza e il proprio contesto di vita; - per la capacità di ricondurre la riflessione teorica alle pratiche di intervento, in un processo dialettico che restituisce una visione più complessa e profonda del fenomeno.