Coltura di Scenedesmus sp. Su refluo urbano e agricolo di Tommaso Bacci

Coltura di Scenedesmus sp. Su refluo urbano e agricolo

Tipologia:

Tesi di Laurea di primo livello

Anno accademico:

2010/2011

Relatore:
Mario Tredici
Correlatore:
Natascia Biondi
Facoltà:

Agraria

Corso:

Scienze e Tecnologie Agrarie

Cattedra:

Microbiologia agraria

Lingua:
Italiano
Pagine:
54
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
3.30 Mb

Descrizione Coltura di Scenedesmus sp. Su refluo urbano e agricolo

Negli ultimi anni, il vertiginoso aumento della popolazione mondiale ha portato a una richiestasempre maggiore di acqua, una risorsa che pone forti limiti allo sviluppo a causa della suadiminuzione. Diventa così necessaria una corretta ed oculata gestione di questo bene, sempre piùprezioso, e a tale fine sono stati fatti molti studi, in particolare sulla depurazione delle acquereflue derivanti dalle attività civili, agricole e industriali dell'uomo. È fondamentale evitare che lesostanze presenti in tali acque, sia in sospensione che in soluzione, vadano a inquinare le falde oi suoli. Se il refluo non subisce alcun trattamento prima di essere scaricato nei corsi d'acqua o inmare, provoca danni rilevanti quali l'eutrofizzazione delle acque, che consiste in una fortecrescita della massa di alghe presente in un determinato corpo idrico e porta a un drasticoimpoverimento in ossigeno dovuto alla attività batterica che si svolge su tale massa organicaprodotta, e l'aumento dei solidi in sospensione che causa una diminuzione di limpidezza delleacque. Secondo la definizione dell'Articolo 74 del Decreto Legislativo 152/2006, si intendonoacque reflue urbane “acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue domestiche, di acquereflue industriali ovvero meteoriche di dilavamento convogliate in reti fognarie, anche separate, e provenienti da 'agglomerato'”. Per acque reflue agricole si intendono gli effluenti di aziendeagricole e allevamenti di bestiame. Dalla letteratura possiamo osservare ad esempio che un suinoda ingrasso di circa 80 kg produce il 6, 8% di peso vivo in deiezioni (Benvenuti, 2009). Tali refluisono molto ricchi di sostanza organica, sali inorganici di P e N e solidi sospesi. I valori che siriscontrano non permettono lo scarico diretto in acque superficiali (limiti di legge NH4+ ≤ 15mg/L; N-NO3- ≤ 20 mg/L). Tradizionalmente, i reflui suinicoli vengono utilizzati comefertilizzanti, ma se tale procedimento non viene fatto correttamente si possono apportare moltidanni all'ambiente, quali l'inquinamento delle falde e l'eutrofizzazione dei corpi idrici e del mare. Le alghe sono capaci di crescere in autotrofia ai bassi rapporti C/N presenti nei refluianimali e molte specie sono ben tolleranti all'inquinamento organico: esse vengono utilizzate datempo nel processo di trattamento terziario per rimuovere N e P inorganico dalle acque di scarico(Oswald, 1989), tuttavia tali impianti non sono ancora molto diffusi. È stato scoperto che alcuni ceppi algali quale ad esempio Scenedesmus possonoassimilare composti organici parzialmente degradati in condizioni di mixotrofia ed è statoproposto l'uso di tali microalghe come alternativa al trattamento secondario per rimuoverenutrienti e sostanza organica dal refluo (Hammouda et al, 1994) ma il problema principale che sipresenta è l'elevata concentrazione di urea, composti fenolici, acidi organici e altri elementi utilizzati nelle pratiche agro-industriali che possono inibire la crescita algale.

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