Emilie Demant Hatt: vita di una donna di Ilaria Ruzza

Emilie Demant Hatt: vita di una donna

Tipologia:

Tesi vecchio ordinamento

Anno accademico:

2004/2005

Relatore:
Daniela Quarta
Correlatore:
Beatrice Totossy
Corso:

Lingue e Letterature Straniere

Cattedra:

Lingue e letterature scandinave

Lingua:
Italiano
Pagine:
213
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
2.62 Mb

Descrizione Emilie Demant Hatt: vita di una donna

Nell'accostarsi allo studio della figura di Emilie Demant Hatt, è impossibile non notare come a un'estrema produttività personale sia nel campo letterario che in quello artistico corrisponda, d'altro canto, una effettiva mancanza di informazioni e di studi approfonditi sulla sua vita e sulle sue opere. Sebbene sia, infatti, una pittrice dal talento più volte riconosciuto da numerosi critici d'arte contemporanea danesi, il suo nome non appare citato in nessuna delle grandi enciclopedie d'arte danese; inoltre, nonostante questa donna abbia votato quasi tutta la sua intera vita affinché Svezia, Norvegia e Finlandia riconoscessero al popolo nomade dei Sámi i più elementari e basilari diritti, nella maggior parte dei casi, purtroppo, viene declassata a semplice "redattrice” o "curatrice” delle memorie del cacciatore Johan Turi, a cui si affiancò nella stesura del testo Muittalus Sámid Birra, ossia Vita di un Lappone. In realtà sarebbe davvero troppo ingeneroso disconoscere che senza Emilie Demant Hatt questo testo, che viene universalmente accettato come la prima opera letteraria Sámi, non sarebbe mai venuto alla luce e che, senza di lei, i nomadi dell'estremo Nord sarebbero rimasti, per lungo tempo ancora, un popolo sconosciuto al vasto pubblico europeo. Nella ricerca di informazioni e notizie che riguardano da vicino Emilie e la sua lunga vita, ci si accorge che spesso nei pochi testi che la citano le viene quasi negata un'identità propria, dal momento che assai spesso è nominata o menzionata in quanto "moglie” del geografo ed etnologo Gudmund Hatt oppure come "amante” adolescente del famoso compositore danese Carl Nielsen o, ancora, come "redattrice” delle memorie di Johan Turi. Tuttavia, se si analizzassero più approfonditamente la sua vita e le sue opere, ci si accorgerebbe che non era tanto lei a gravitare attorno a uomini "illustri”, quanto, piuttosto, il contrario: Turi, ad esempio, non avrebbe mai portato a termine la stesura del suo Muittalus Sámid Birra senza l'aiuto, l'incoraggiamento e il supporto della sua amica e confidente Emilie; Gudmund Hatt non avrebbe mai viaggiato così frequentemente per il mondo e, di conseguenza, non avrebbe steso un numero così considerevole di studi antropologici ed etnologici, che gli procurarono grande fama negli ambienti accademici danesi, se non fosse stato per il continuo incoraggiamento e supporto della moglie. Sempre senza di lei non sarebbe stato, inoltre, in grado di superare il duro periodo, sia in campo personale che in quello professionale, successivo alla seconda guerra mondiale, quando nel 1947 venne processato, a seguito di alcune sue affermazioni rilasciate alla radio danese - nelle quali manifestava la sua approvazione verso le scelte politiche prese dalla Germania nazista, al tempo, potenza occupante della Danimarca – che gli costarono la rimozione dal suo incarico come professore in geografia culturale presso l'Università di Copenhagen. Inoltre, è sempre grazie a Emilie e alla stesura di "Foraarsbølger, un ricordo di Carl Nielsen” che ora molti studiosi, danesi e non, che si occupano di Nielsen, possono venire a conoscenza di molti aspetti inediti della vita del compositore, particolari riguardanti soprattutto il periodo che il ventiduenne Carl trascorse a Selde, nel Nordsalling, e durante il quale si innamorò, a suo dire, perdutamente, proprio di Emilie, allora quattordicenne. La vita di Emilie Demant Hatt è una vita intensa ed estremamente singolare. È una donna i cui orizzonti spaziano dall'arte alla letteratura, dall'antropologia all'etnografia; è una donna che sino alla morte, avvenuta all'età di 80 anni, non smise mai di scrivere e di dipingere, con una forza e uno spirito che, nonostante l'ostracismo a cui lei e il marito andarono incontro nel dopoguerra, la sostennero fino alla fine: nulla la fece desistere dal continuare imperterrita e tenace a portare avanti i propri progetti e le proprie ambizioni personali, sia in campo artistico che in quello letterario. È una donna che, per difendere i diritti dei suoi amati Sámi, nel 1913 non esitò a intraprendere un acceso scambio di opinioni e a confrontarsi pubblicamente con l'allora ministro norvegese J. Hagerup, circa la spinosa questione della proibizione per i nomadi e per le loro mandrie di renne di violare i confini norvegesi prima del 15 giugno. L'intento che si vuole qui cercare di raggiungere è quello di provare a restituire a Emilie una certa dignità, sia letteraria che culturale, cosa che per troppo tempo le è stata negata, soprattutto in Danimarca, dove il suo nome è ancora oggi pressoché sconosciuto. Al di là di quello che può essere l'interesse verso la sua produzione artistica, ciò che senza dubbio rende Emilie Demant Hatt atipica per il suo tempo e che rende necessaria la sua riscoperta e rivalutazione è certamente la sua enorme opera di diffusione degli usi, costumi, tradizioni e cultura del popolo Sámi.

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