La morte, una “catastrophe irrémédiable” (Edgar Morin). Rituali funerari in un sito di frontiera: il caso di Poggio Montano.
 di Sabrina Colacicco

La morte, una “catastrophe irrémédiable” (Edgar Morin). Rituali funerari in un sito di frontiera: il caso di Poggio Montano.

Tipologia:

Tesi di Laurea di secondo livello / magistrale

Anno accademico:

2016/2017

Relatore:
Stefano Bruni
Corso:

quaternario, preistoria e archeologia

Cattedra:

etruscologia e antichità italiche

Lingua:
Italiano
Pagine:
218
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
6.38 Mb

Descrizione La morte, una “catastrophe irrémédiable” (Edgar Morin). Rituali funerari in un sito di frontiera: il caso di Poggio Montano.

Poggio Montano: il senso effimero di una necropoli scomparsa. L’altura di poggio montano s’innalza sulla destra del cosiddetto “Fossatello”, situato 4 km a nord-ovest di Vetralla (Viterbo), presso la strada che conduce alla necropoli di Norchia. L’altura s’individua attualmente nel foglio Castel d’Asso-137 III S. O. Della carta d’Italia 1: 25. 000 dell’I. G. M. Alle coordinate 55-92, e il toponimo adesso designa una vasta area compresa tra la località Mangani, Doganella e Casalino, che include le zone dette di Ucciano e Fossatello. La necropoli fu scoperta nell’aprile del 1903, scavata nel tufo emerso in una delle tante depressioni che solcano il poggio. L’area occupata dal complesso sepolcrale è di circa 900 mq, le tombe sono concentrate, fittamente accomodate e a poca distanza le une dalle altre. Atipica è la tomba l, a fossa, unica eccezione giacché disposta a circa 30 m. Verso ponente, a partire dall’estremità occidentale della necropoli, isolata dal gruppo principale. Può dividersi cronologicamente in tre zone, caratterizzate dalle differenti specie di tombe che le componevano e dalle suppellettili che caratterizzavano i seppellimenti. La necropoli è composta da 59 tombe; la prima zona si apriva nel punto più alto dell’insenatura, in tal luogo si trovarono le tombe più antiche a pozzetto, con o senza ziro, di seguito le fosse a incinerazione, frammiste alle fosse a inumazione. Il primo nucleo, distinto e raggruppato, occupava uno spazio esposto in pieno mezzogiorno, il cui asse maggiore, da Nord a Sud, misurava circa m. 35, e l’asse minore, da Est a Ovest, m. 25. Pozzetti e fosse si scoprirono nello stesso livello e nel medesimo strato di terreno, senza pietra e/o cippo alcuno che ne indicasse la postura. Le fosse a inumazione più antiche erano tutte di un solo tipo, in spazio pieno, deposizione caratterizzata dalla sepoltura del cadavere direttamente nel terreno, che lo ricopriva interamente insieme alle suppellettili depostevi. a contatto delle fosse sorsero le tombe a corridoio, costituenti una seconda zona e scavate su più linee, le une vicine alle altre, seguendo nella direzione l’andamento tortuoso del terreno. Piccole grotticelle lavorate con una certa cura; possedevano volta molto arcuata, con alte panchine laterali, su cui erano deposti i defunti, e fossette di scolo nel mezzo. Si accedeva attraverso un angusto corridoio e per una ristretta porticina la quale, quando il sepolcro era inviolato, si trovava chiusa da un grande lastrone di tufo. Alle tombe a corridoio succedevano le camere sepolcrali di maggiori dimensioni, con il soffitto a guisa di tetto a due spioventi e con trave imitata a rilievo nel mezzo. Di seguito, verso ponente vi erano alcune grotte sepolcrali rozzamente lavorate a volta quasi piana, alcune con rialzi per sarcofagi o per urne cinerarie, altre con loculi scavati sul piano della grotta stessa normalmente a una fossetta centrale, che tagliava la tomba longitudinalmente. Infine, alcune fosse a pianta trapezoidale, coperte probabilmente da tegoloni, appartenenti a un’età recente. Le dinamiche topografiche individuate per poggio montano sono condivise da molte necropoli dell’Italia medio-tirrenica, in genere delimitate naturalmente da un pendio, un fossato o da un corso d’acqua, che ne condiziona lo sviluppo. Nel caso specifico, la direttrice seguita nel corso dell’ampliamento del sepolcreto può essere definito in parte radiale. Intorno a un nucleo centrale rappresentato dalle tombe a pozzetto più antiche, si scavarono le posteriori tombe a fossa, dal principio in almeno due settori differenti e in seguito maggiormente verso Sud secondo l’andamento dell’area di occupazione, anche se talune tombe trovarono spazio fino all’epoca più tarda nella zona inizialmente utilizzata. Sviluppo confermato dall’evidenza che in almeno due casi le tombe a fossa hanno disturbato i pozzetti, più superficiali, anche ammettendo una volontarietà di connessione tra queste sepolture. Cinque sono i casi in cui due sepolture furono consapevolmente collegate, a indicare ed enfatizzare rapporti parentali: le tombe 1 e 51, affiancate e senza alcun setto di divisione, ipoteticamente relative a una coppia di sposi. Le tombe 15 e 18 separate da piccolo tramezzo: si tratta di un capo-guerriero di prestigio dell’ultima fase e di una donna adulta, tra le capostipiti della comunità, collocata fra le tombe più antiche, identificabile forse con la progenitrice del “princeps” della tomba 15, rilevando in tal modo il rapporto matrilineare. La tomba 25, coeva alla 15 e simile a essa per corredo, collegata alla tomba a fossa 3, posta a ovest di essa e apparentemente identificava una donna a cui fu riservato il rituale incineratorio. Le tombe 43 e 45, relative a un adulto e a un giovane, dato rilevato dalle dimensioni delle fosse, il sesso resta indefinito.

€ 24.00
Download immediato
servizio Prenota Ritiri su tesi La morte, una “catastrophe irrémédiable” (Edgar Morin). Rituali funerari in un sito di frontiera: il caso di Poggio Montano.
Prenota e ritira
Scegli il punto di consegna e ritira quando vuoi

Recensioni degli utenti

e condividi la tua opinione con gli altri utenti