Tucidide e Platone. La crisi della città tra storia e filosofia della politica di Riccardo Rella

Tucidide e Platone. La crisi della città tra storia e filosofia della politica

Tipologia:

Tesi di Laurea di primo livello

Anno accademico:

2008/2009

Relatore:
Giovanni Giorgini
Corso:

Filosofia

Cattedra:

Filosofia della politica

Lingua:
Italiano
Pagine:
57
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
1.11 Mb

Descrizione Tucidide e Platone. La crisi della città tra storia e filosofia della politica

Questa tesi intende analizzare le visioni apparentemente divergenti e inconciliabili di Platone e Tucidide sulla città e sull'uomo, leggendole sullo sfondo della Grecia dilaniata dalla guerra del Peloponneso. Attraverso l'analisi del capolavoro di Tucidide "La guerra del Peloponneso” e una selezione di testi platonici, con particolare attenzione alla "Repubblica” e alle "Leggi”, si vedrà come i due autori traccino quelle che sono tuttora le due visioni della natura umana dominanti nel mondo moderno. La "via di Tucidide" descrive la natura umana come un'entità ferina, sempre pronta a scatenarsi, soprattutto in tempo di guerra o di conflitto sociale, e difficilmente tenuta a bada dalle leggi. La città, dunque, è una costruzione dalle fondamenta molto fragili, in cui o l'individuo riesce a esercitare il potere su di essa (modello esemplificato da Atene) o la città esercita il suo potere sull'individuo (la costituzione di Sparta). I "tipi umani” che così si palesano sono diversissimi, quasi opposti: all'uomo libero e indipendente (fino all'eccesso delle derive demagogiche che dilanieranno il tessuto sociale durante la guerra) di Atene si contrappone l'uomo di Sparta, quasi un burattino mosso dalle leggi e dalle tradizioni belliche della polis. La prospettiva di Tucidide si basa su una visione della città e dell'uomo come entità immutabili, in cui viene interamente delegato alla comunità l'onere di governarsi al meglio, dove governare significa riuscire a esercitare il potere nella maniera più efficace possibile. La "via di Platone” parte dalla visione tucididea ma la evolve in una direzione nuova e differente. Per Platone la natura umana è "in questo momento storico” esattamente come la descrive lo storico ateniese ma essa è il frutto di influenze esterne date dalla società in cui l'uomo stesso vive. Dunque, la natura umana è educabile, modificabile in una nuova forma, che permetta finalmente all'uomo di poter essere parte della città senza che da questo processo la sua natura venga amputata o limitata. In questa visione troverà spazio la nozione etico-morale, completamente esclusa da Tucidide. Se per lo storico l'esercizio del potere serve a controllare e governare i cittadini, per Platone lo scopo del governante sarà stimolare al massimo la natura umana, che, inserita in una città "giusta”, potrà finalmente trovare pace e armonia. Tuttavia, grazie soprattutto all'analisi di Leo Strauss in "La città e l'uomo”, le due visioni del mondo verranno lette sotto una luce nuova, una lettura ben più complessa e cupa che renderà chiaro quanto al fondo le due visioni si assomiglino e come ogni costruzione politica umana sia irrimediabilmente destinata a decadere e corrompersi e perché.

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