Mutilazioni genitali femminili: il fenomeno delle mgf/e nel mondo. Una sfida per i diritti umani fra programmi di contrasto, prevenzione e educazione di Giulia La face

Mutilazioni genitali femminili: il fenomeno delle mgf/e nel mondo. Una sfida per i diritti umani fra programmi di contrasto, prevenzione e educazione

Tipologia:

Tesi di Laurea di secondo livello / magistrale

Anno accademico:

2023/2024

Relatore:
Federica Zanetti
Correlatore:
Mariarosa Nardone
Corso:

progettazione e gestione dellintervento educativo nel disagio sociale

Cattedra:

strategie e strumenti dell’empowerment e della cittadinanza attiva

Lingua:
Italiano
Pagine:
156
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
10.52 Mb

Descrizione Mutilazioni genitali femminili: il fenomeno delle mgf/e nel mondo. Una sfida per i diritti umani fra programmi di contrasto, prevenzione e educazione

Le mutilazioni genitali femminili coinvolgono più di 200 milioni di donne e ragazze in tutto il mondo e ogni anno almeno 3, 9 milioni di ragazze rischiano di subire mutilazioni genitali femminili. Queste pratiche hanno una origine antica e si sviluppano in contesti dove vi è disparità digenere. Non sono soltanto una azione agita sul corpo, ma un’azione culturale e sociale che deriva e insieme determina un ordine collettivo improntato alla disuguaglianza di genere, disparità e controllo del corpo e della vita della donna, a livello di partecipazione politica, di accesso alle risorse, alla possibilità di scelta e autodeterminazione. Le mutilazioni genitali femminili non sono un problema a sé stante, un fenomeno avulso: crederlo e affrontarlo in questa ottica ha contribuito alla stigmatizzazione, a una visione etnocentrica, alla chiusura di ogni dialogo e ostacoli al cambiamento. Il fenomeno ha a che fare con il più ampio tema dei diritti umani, delle donne e contrasto alla violenza di genere: non è solo da considerare secondo una lettura antropologica e un modello medico-sanitario come avvenuto fino ai primi anni del nuovo millennio. Pertiene a modelli culturali, sociali e di genere, affrontato per decenni con approcci e modelli di riferimento di tipo patriarcale: è un problema dalle radici tradizionali e culturali ma soprattutto economiche e sociali. L’espansione di modelli normativi e legislativi sempre più orientati al riconoscimento dei diritti globali delle donne e dei bambini e le bambine, di contrasto alla violenza di genere, di convergenza sui principi di parità, uguaglianza, non violenza, accoglienza e protezione, ha contribuito alla costruzione di programmi, sia a livello internazionale che calati nelle realtà regionali e locali. Tuttavia, le sole leggi e gli strumenti normativi non sono risolutivi del problema. Nel corso dei decenni è emersa l’evidente necessità di un approccio globale pur declinato nel rispetto delle località e delle specificità culturali. Questa tesi offre una panoramica del fenomeno: si delineano la geografia e i contesti in cui la pratica in generale è presente, con un approfondimento sulla diffusione e le prevalenze per tipologia di mutilazionenei paesi africani. Si esplora il quadro normativo internazionale e dei diritti umani, inclusi alcuni paesi africani che hanno aderito alle richieste di contrastare queste pratiche come nocive e dunque vietate, con un focus su Etiopia e sull’Italia (il primo è uno dei Paesi con più alta prevalenza al mondo e l’Italia è uno dei contesti europei con più alto flusso migratorio dai Paesi che praticano le mgf/e). La tesi rintraccia gli interventi degli organismi internazionali e nazionali per l’eliminazione delle mgf/e, che si sono intensificati negli ultimi anni, si analizzano i programmi e i progetti volti alla riduzione e eradicazione del fenomeno. Viene alla luce come i movimenti per i diritti umani, gli studi e l’attivismo femminista, la trasformativa di genere, l’empowerment, coinvolgano attori internazionali, nazionali, locali, comunità, sollecitando e generando nuovi modelli culturali, favorendo un reale il cambiamento verso l’uguaglianza di genere, la parità dei diritti, l’uguale accesso alle risorse e alle opportunità, veri volani per la scomparsa di tutte le pratiche violente, in primis le mgf/e. I programmi attuali, basati su formazione, educazione, partecipazione, processi di empowerment, sollecitano l’azione e il coinvolgimento attivo delle comunità in cui avvengono le pratiche di mutilazione. In un'ottica di approccio globale a un fenomeno che coinvolge e interseca più ambiti di intervento, l’educazione, nel rispetto delle località e insieme con l’obiettivo di favorire la generazione di modelli sociali e culturali improntati al rispetto dei diritti umani e di genere, si rivela uno strumento imprescindibile, nella sua duttilità, flessibilità, capacità di generare cambiamento. Gli approcci entro cui inscrivere azioni specifiche mirate sono inseriti anche come obiettivi nella agenda 2030 dell'Onu e nel programma globale congiunto Unicef -Unfpa. La tesi affronta gli approcci che fungono da cappello teorico alla declinazione di programmi nazionali, regionali e delle comunità locali, coniugati ai grandi goal del nuovo millennio (agenda 2030). Il focus è infine sulla declinazione di questi approcci nei progetti di contrasto e prevenzione nella esperienza italiana, sul territorio e nelle comunità della diaspora, sia all’estero, nella compartecipazione a progetti internazionali. Si fa riferimento a specifici attori (ong, associazioni, ecc) e a elementi trasformativi di intervento: educazione peer-to-peer, il/la community trainer e programmi di empowerment femminile e di comunità, progetti basati sull’approccio trasformativo di genere e multisettoriale, prospettiva interculturale del dialogo, modello della catena di intervento, mediazione linguistico-culturale.

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