Il dibattito sulla difesa antimissilistica statunitense di Davide Balestrazzi

Il dibattito sulla difesa antimissilistica statunitense

Tipologia:

Tesi di Laurea di primo livello

Anno accademico:

2022/2023

Relatore:
Marco Cesa
Corso:

Scienze Politiche

Cattedra:

guerra e politica

Lingua:
Italiano
Pagine:
31
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
1.34 Mb

Descrizione Il dibattito sulla difesa antimissilistica statunitense

La presente ricerca è dedicata al dibattito sulla difesa antimissilistica statunitense che coinvolse Stati Uniti, NATO, Europa, Russia e Cina. Questa analisi parte dalle prime dichiarazioni statunitensi riguardo alla difesa antimissilistica risalenti al 1983, arrivando fino all’annessione russa della Crimea nel 2014. Questo tema plasmò molte iniziative militari e le relazioni politiche di questi Paesi. Ciò ha portato l’importanza della difesa antimissilistica a crescere nel tempo, finendo per ricoprire un ruolo centrale nelle scelte riguardo alla sicurezza nazionale. L’obiettivo è quello di illustrare le caratteristiche di tale dibattito. Fin dalla fine della seconda guerra mondiale la comparsa delle armi nucleari ha introdotto molte novità, come: l’enorme rapidità dell’offesa, il coinvolgimento (anche involontario) della popolazione civile e l’impossibilità di potersi difendere contro un attacco. Questa impossibilità difensiva delineò l’atteggiamento estremamente cauto con cui vennero gestiti gli armamenti russi e statunitensi durante la guerra fredda. Non potendosi difendere contro un attacco, le potenze nucleari poterono tutelarsi esclusivamente mediante la minaccia della rappresaglia, la quale, infatti, non conoscendo ostacoli, avrebbe causato tanta distruzione quanta quella recata dall’attaccante, costituendo così una situazione dalla quale fosse impossibile uscire vincitori. La deterrenza nucleare rappresentò quindi l’anello portante della stabilità nell’epoca nucleare, legandosi in maniera indissolubile all’elemento della rappresaglia. Nel 1972, Stati Uniti ed URSS firmarono il trattato anti missili balistici (ABM), al fine di bandire la possibilità che una difesa potesse essere costruita. Tale trattato però, non fu sufficiente a contenere la volontà statunitense di sviluppare una propria difesa antimissilistica, portando allo sviluppo di un acceso dibattito a riguardo nel tempo. Nel primo capitolo viene analizzato il Blocco Occidentale (composto da Stati Uniti, Europa e NATO), il cui membro principale è rappresentato dagli Stati Uniti. Gli americani, infatti, con l’iniziativa di difesa strategica (1983) da parte presidente Ronald Reagan e la revoca del trattato ABM (2002) da parte del presidente George W. Bush, delinearono nel tempo il proprio interesse nei confronti della costruzione di una difesa antimissilistica. Questo generò molte critiche e denunce da parte della Russia, della Cina e di molti altri stati, che videro la deterrenza e la stabilità nucleare venire meno. Emerse così un dibattito internazionale relativo alla difesa antimissilistica statunitense, caratterizzato principalmente da tre poli. Il primo polo è rappresentato dal Blocco Occidentale, il secondo polo è rappresentato dalla Russia ed il terzo polo è rappresentato dalla Cina. L’ipotesi della costruzione di un sistema congiunto con la Russia, oltre che promossa dagli Stati Uniti, interessò notevolmente anche l’Europa. Esse, infatti, per via della propria vicinanza al territorio russo, tentarono ripetutamente di stabilizzare i rapporti tra le due parti. Ciò venne fatto per evitare una possibile reazione russa nei confronti delle politiche estremamente aggressive che l’introduzione della difesa antimissilistica in Europa avrebbe potuto comportare (come, ad esempio, il “terzo sito” del presidente Bush). Nel secondo capitolo l’analisi concerne la Russia, potenza che più di tutte si oppose nel tempo alle iniziative americane di difesa antimissilistica. Mosca tentò ripetutamente nel tempo di dialogare col Blocco Occidentale. A tal proposito, un grande problema riguardò la rigidità delle proposte russe (derivata dalla forte diffidenza nei confronti degli Stati Uniti), rendendole difficilmente appetibili ed accettabili per la controparte occidentale. Nel terzo capitolo viene infine analizzato il ruolo apparentemente passivo ricoperto dalla Cina in questo dibattito, esaminando quelle che furono le critiche e le preoccupazioni cinesi. Vengono anche approfondite le motivazioni per le quali molte di queste critiche rimasero inespresse e tacite, differentemente a quanto fatto dalla Russia.

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