Intellectus fidelis. Percorsi tra Heidegger e Bonaventura da Bagnoregio per un'interpretazione della metafisica occidentale di alessandro medri

Intellectus fidelis. Percorsi tra Heidegger e Bonaventura da Bagnoregio per un'interpretazione della metafisica occidentale

Tipologia:

Tesi vecchio ordinamento

Anno accademico:

2001/2002

Relatore:
Maurizio Malaguti
Correlatore:
Nicola Ricci
Corso:

Filosofia

Cattedra:

Ermeneutica filosofica

Lingua:
Italiano
Pagine:
203
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
1.66 Mb

Descrizione Intellectus fidelis. Percorsi tra Heidegger e Bonaventura da Bagnoregio per un'interpretazione della metafisica occidentale

Il principale intento del mio lavoro è quello di stabilire un confronto tra Heidegger e Bonaventura, al fine di conseguire una corretta definizione della metafisica occidentale. A mio avviso, quella che Heidegger offre non è adeguata, benché le sue considerazioni al riguardo siano ormai punto di partenza imprescindibile. Le tesi di Heidegger sulla metafisica sono note: la storia del suo sviluppo coinciderebbe col progressivo oblio della differenza ontologica tra essere ed ente; ciò che darebbe luogo a un moto di viepiù grave dimenticanza del significato originario di essere e della relativa questione (Grundfrage), moto che finirà per condurre, nell'era della tecnica, alla completa dispersione dell'essere fra gli enti, ossia al compiuto nichilismo. Rilevo, attraverso una puntuale disamina delle opere più rilevanti (rispetto a tale tema) di Heidegger, tutti gli elementi utili a fornire uno schizzo il più possibile esaustivo delle sue opinioni. Il fatto è che Heidegger assume come essenza della metafisica quella che gli viene consegnata dalla modernità e, perciò, impiega una categoria ermeneutica che è, almeno, impropria. In altri termini, ciò che egli critica non è la metafisica nella sua più pura natura ma ciò che di essa rimane dopo l'eclissi, la kènosis che l'ha via via svuotata. Ciò che dimostro è che la metafisica, nei suoi maggiori esponenti, ha sempre perseguito la medesima meta che Heidegger tenta faticosamente di raggiungere. L'alba della metafisica giace nelle parole dell'intuizione parmenidea: non puoi né pensare né esprimere il non essere, perché l'essere implica il pensare. Il pensiero, nel momento in cui sorge, si sa appartenente all'essere: pensare è pensare che è, l'essere si dà nel pensare. Questo è il principio fondamentale della metafisica occidentale, come Heidegger stesso riconosce e ritorna, sempre più intensificato, lungo tutta la storia del pensiero (specie di quello di ascendenza platonica, riassunto egregiamente nell'opera di Dionigi Pseudo-Areopagita, il quale appella il principio yperoùsios, cioè trascendente, non disperso o confuso tra gli enti; il principio non è segnato dalla Vorhandenheit, dalla semplice presenza, non è Gegenstand, Objectum; è "qualcosa” che non può essere ridotto ad alcun tipo di scienza umana, la quale riguarda solo oggetti. L'Uno è condizione di possibilità di ogni molteplicità, sicché, per essenza e definizione, trascende ogni molteplicità). La parte principale della ricerca è dedicata a Bonaventura. Dapprima, descrivo l'arduo sentiero che conduce dalla povera e peccaminosa condizione umana iniziale a una progressiva deificazione: solo realizzando quanto è vano, l'uomo può veramente iniziare a convertirsi (da incurvatus che era) e a volgersi verso la fonte in quo e quod è ciò che è. È un autentica àskesis quella che Bonaventura suggerisce: "Aquae nostrae non debet descendere ad mare mortuum, sed in suam primam originem” (Collationes in Hexaemeron, XIX, 15). In seconda battuta, sviluppo i luoghi teoreticamente più importanti dell'opera bonaventuriana. Particolarmente rilevanti sono le discussioni circa l'idea (come archetipo metafisico, non come rappresentazione mentale o concetto) e sull'Unum argumentum (che è completamente diverso dalla cartesiana prova ontologica): in breve, non puoi pensare che Dio non esiste, perché, per pensare qualsiasi cosa, egli deve già esistere come condizione di possibilità del pensiero stesso. Infine, mostro che Heidegger, almeno in Identität und Differenz, è del tutto sulla linea della tradizione neoplatonica, forse senza nemmeno saperlo: Sein gehört mit dem Denken in das Selbe, il che restituisce Plotino quasi parola per parola.

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