Dalla guerra cinetica alla guerra cibernetica: evoluzione ed adattamento del diritto internazionale dei conflitti armati

Negli ultimi vent’anni, l’avvento delle tecnologie e la crescente diffusione di nuovi mezzi di informazione hanno preso sempre più piede permettendo la formazione di una nuova dimensione denominata cibernetica che ha inglobato al suo interno tutte le possibili attività umane. Internet, così, è diventato uno degli elementi fondamentali e predominanti della nostra società rivoluzionando tutti i rapporti sociali, economici, politici. L’aumento della dipendenza da internet offre nuove opportunità e apre a nuove sfide ma genera sempre più nuove minacce cyber. Ciò ha richiesto anche un mutamento e un adeguamento della normativa vigente fino ad oggi. Proprio per questo la comunità internazionale ha cercato di rivedere il diritto internazionale apportandovi i dovuti aggiornamenti rivisitati alla luce della nuova era tecnologica. Uno dei problemi che richiede grande attenzione al giorno d’oggi in relazione allo sviluppo del contesto cibernetico è quello della cyberwar. La guerra cd. Cibernetica si contrappone alla guerra cd. Cinetica di stampo tradizionale stravolgendo gli aspetti essenziali della forma classica di guerra. Si genera così una “nuova forma di guerra” senza confini ben delimitati e che si muove in un nuovo e vasto campo di battaglia definito spazio cibernetico. La guerra cibernetica è una guerra che usa computer e reti di comunicazione come se fossero armi convenzionali e non punta più a colpire nemici fisici ma è una guerra che si traduce nell’alterazione e nella distruzione dell’informazione e dei sistemi di comunicazione degli stati attaccati. Obiettivi militari diventano anche le infrastrutture critiche che vengono rese vulnerabili compromettendo soprattutto i servizi essenziali quali energia elettrica, mezzi di trasporto o la stessa sanità. In linea di principio, i vantaggi si ottengono danneggiando, distruggendo o usurpando i sistemi informatici di un avversario. Queste operazioni possono essere condotte non solo da stati nazione ma anche da attori non statali che hanno accesso facilmente a strumenti tecnologici causando danni considerevoli anche a paesi che presentano una potenza militare convenzionalmente superiore. Anche se nella prassi ancora non è scoppiata una vera e propria guerra cibernetica, il possibile generarsi della stessa determinerebbe ingenti danni e la perdita di possibili vite umane alla stregua della classica guerra cinetica. In ragione di ciò, la comunità internazionale ha elaborato il manuale di Tallinn al fine di provare a regolamentare una probabile ed ipotetica guerra cibernetica analizzando tutti gli aspetti determinanti del diritto internazionale in relazione con il nuovo spazio cibernetico che si è venuto a creare. Il manuale di Tallinn non è un documento ufficiale ma è solo il prodotto di un gruppo di esperti di diritto internazionale che ha agito esclusivamente a titolo personale. Al giorno d’oggi è l’unico documento che regolamenta la guerra cibernetica applicando e interpretando il diritto internazionale esistente piuttosto che creare un nuovo diritto internazionale specifico da applicare in caso di cyber war. È bene ricordare che, nonostante lo sforzo della comunità internazionale nel trovare una soluzione efficace al problema della cyber war, tutt’oggi non esiste una definizione univoca di guerra cibernetica non esistendo norme generalmente accettate che regolino in maniera ferma e consolidata la materia.