"Se Dio è maschio il maschio è Dio". Le molteplici risposte della teologia femminista all'irrinunciabile assunto del superamento dell'identità maschile di dio di stefania sarallo

"Se Dio è maschio il maschio è Dio". Le molteplici risposte della teologia femminista all'irrinunciabile assunto del superamento dell'identità maschile di dio

Tipologia:

Diploma di laurea

Anno accademico:

2008/2009

Relatore:
Emanuela Prinzivalli
Correlatore:
Cettina Militello
Corso:

Scienze religiose

Cattedra:

Storia del cristianesimo

Lingua:
Italiano
Pagine:
155
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
1.71 Mb

Descrizione "Se Dio è maschio il maschio è Dio". Le molteplici risposte della teologia femminista all'irrinunciabile assunto del superamento dell'identità maschile di dio

Il 10 settembre del 1978 Giovanni Paolo I, durante il consueto Angelus domenicale in piazza San Pietro, stupì la Chiesa richiamando l'attenzione dei suoi fedeli sul principio femminile e materno di Dio. In quel momento stava assistendo fiducioso allo storico incontro di Camp David tra i capi d'Egitto e degli Stati Uniti, i presidenti Sadat e Carter e il premier d'Israele Begin, nel corso del quale ciascuno dei protagonisti si appellava all'amore di Dio come a un valido motivo per procedere alla negoziazione della pace in medio oriente. Ispirato dai riferimenti di questi ultimi a una sollecitudine divina inclusiva, Papa Luciani rimetteva la pace nelle mani di un Dio del quale esaltava "l'amore intramontabile”, quel Dio che assiste i propri figlioli "malati di cattiveria” con una sollecitudine tipicamente genitoriale, che "è papà; più ancora è madre”. Il richiamo del tutto inusuale alla maternità divina causò grande sconcerto, nonostante l'affermazione papale poggiasse su solide fondamenta scritturistiche. Nel corso degli anni Settanta e Ottanta, infatti, i frequenti assalti "antipatriarcali” alle concezioni tradizionali della Chiesa preoccupavano le frange più conservatrici al suo interno, dalle quali si levarono diverse voci allo scopo di ribadire con fermezza l'uso esclusivo e legittimo di un immaginario maschile per parlare di Dio. Ci si chiede: perché tanto timore nel riconoscere la presenza di una valenza materna, dunque femminile, del divino? Le risposte fornite dalle teologhe femministe possono essere riassunte con le parole di Mary Daly: «Se Dio è maschio, il maschio è Dio […]. Se Dio nel suo (di lui) cielo è un padre che governa il suo (di lui) popolo, allora è nella "natura” delle cose e conforme al progetto divino e all'ordine dell'universo che la società sia governata dai maschi». L'immagine patriarcale di Dio avrebbe forgiato la gerarchia del potere e legittimato secoli di soprusi nei confronti delle donne, assoggettate al dominio maschile. La Chiesa guarderebbe con sospetto al tema della maternità di Dio perché consapevole che si tratta di un elemento rivoluzionario, che potrebbe scompaginare la sua ferrea gerarchia patriarcale. Prendendo coscienza del loro status di invisibilità nella teologia e nella Chiesa e della loro conseguente esclusione dal campo della formazione dei simboli religiosi, in primis quello di Dio, le teologhe femministe nel corso degli ultimi decenni hanno tentato in vari modi di ripensare il simbolo teologico e fornire una propria visione del mondo, in grado di colpire le strutture patriarcali alle fondamenta. A partire da tali premesse, l'obiettivo che mi sono proposta di raggiungere con il seguente lavoro è stato quello di ricostruire i diversi modi in cui la teologia femminista, nelle molteplici correnti che la attraversano e caratterizzano, ha tentato di re-immaginare e ri-concettualizzare il simbolo di Dio. Il mio elaborato si articola in due parti, la prima delle quali comprende primo e secondo capitolo. Il capitolo I, che è sostanzialmente un'introduzione generale al problema, offre un contesto e uno sfondo al successivo discorso su Dio. Qui ho avuto modo di soffermarmi, nello specifico, sul processo di decostruzione del simbolo di "Dio Padre”, partendo dall'opera nota per aver gettato le basi di un discorso critico sul linguaggio divino: al di là di Dio Padre di Mary Daly. Se le teologhe femministe condividono in linea di massima le stesse premesse e concordano sulle obiezioni sollevate nei confronti dell'uso idolatrico di questo simbolo religioso, nel passaggio alla pars costruens esse si scindono nel loro operato, reagendo in modi molto diversi alle percezioni della profondità e onnipresenza del sessismo nel cristianesimo. La teologia radicale e i nuovi movimenti post-cristiani di Feminist Spirituality (cap. II) ricercano simboli e tradizioni nuove, come quello della "Dea Madre” e forme di spiritualità più consone alle esigenze e aspirazioni delle donne. Tutto ciò si realizza al di fuori della tradizione giudaico-cristiana e delle sue istituzioni. Le teologhe femministe moderate, invece, che rappresentano la maggioranza, ritengono sia possibile agire dall'"interno”, senza rinnegare la propria tradizione religiosa, la quale necessita, comunque, di una riforma in direzione di un riconoscimento dell'intera dignità delle donne. Nella seconda parte dell'elaborato, che ho intitolato La teologia femminista cristiana al lavoro, ho analizzato il modo in cui queste procedono in virtù di tale revisione, risalendo alle immagini femminili di Dio presenti nel testo biblico (e non solo), rimaste sepolte o andate perdute, che esse ritengono veramente capax Dei. Si tratta di un vero e proprio lavoro di tipo "archeologico”, che necessita di un approccio critico al testo. consapevole della mancanza di esaustività della mia ricostruzione, ho concentrato l'attenzione sulle immagini e i concetti biblici su cui più si insiste: Dio come Madre, la Sapienza o Sophia e lo Spirito Santo.

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