Lasciati prendere per mano. L'ospedalizzazione del paziente pediatrico. Approccio educativo in medicina di Olimpia Vitale

Lasciati prendere per mano. L'ospedalizzazione del paziente pediatrico. Approccio educativo in medicina

Tipologia:

Tesi di Laurea di primo livello

Anno accademico:

2013/2014

Relatore:
Roberta Parnisari
Correlatore:
Mariangela Simione
Corso:

educazione professionale sanitaria

Cattedra:

scienze infermieristiche e tecniche neuropsichiatriche e riabilitative

Lingua:
Italiano
Pagine:
119
Formato:
Pdf
Protezione:
DRM Adobe
Dimensione:
1.23 Mb

Descrizione Lasciati prendere per mano. L'ospedalizzazione del paziente pediatrico. Approccio educativo in medicina

L’interesse per il tema dell’ospedalizzazione pediatrica nasce da un seminario, dal titolo “l’accoglienza del paziente pediatrico” tenutosi il 10 aprile 2014 presso l’università Tor Vergata. Ascoltando le relatrici del seminario, la dottoressa Lucia Celesti, del Bambin Gesù di Roma e l’educatrice professionale Teresa triglia, che lavora presso il reparto pediatrico del Bambin Gesù di Palidoro, sono sorte in me molte domande, fondamentali, per la stesura della tesi. – Perché si ha paura della malattia e dell’ospedale? – Perché si ha paura della sofferenza? – Cosa significa per un bambino affrontare la malattia? – Cosa significa per l’operatore vivere un’esperienza di sofferenza e in che modo può influenzare la relazione educativa? – I bambini e i genitori hanno bisogno di un sostegno all’interno dell’ospedale? –È possibile prevenire il trauma del ricovero? Ma soprattutto: – Che ruolo ha l’educatore professionale all’interno di questa esperienza? L’ospedalizzazione in età pediatrica è un fenomeno socio-sanitario rilevante, infatti gli ospedali italiani ogni anno ospitano circa un milione di bambini. Tra le cause di ricovero ci sono le patologie neonatali, le malattie a carico dell’apparato respiratorio, traumi, avvelenamenti, infezioni, intossicazioni, tumori. Il ricovero in ospedale rappresenta un fattore di rischio per l’equilibrio psichico del bambino e della sua famiglia: il piccolo paziente si trova in una situazione sconosciuta e insolita, viene assalito da ansia, paura, rabbia e dolore. Questo succede a causa dell’allontanamento dalla famiglia, del contatto con degli sconosciuti e con il personale medico e paramedico, verso i quali prova diffidenza e sospetto. L’ospedale, per questo, deve essere progettato a misura di bambino, gli ambienti devono essere adeguati, il personale sanitario deve essere in grado di stabilire un rapporto con il piccolo, rassicurandolo e conquistando la sua fiducia, i genitori devono avere la possibilità di rimanere con lui tutto il tempo necessario. L’ospedale, però, non è solo luogo di regressione, angosce, paure, da dimenticare al più presto. Il contesto ospedaliero in realtà da molti anni lavora con l’obiettivo di rendere la malattia del bambino un’esperienza di crescita, sia per lui che per i suoi familiari. Il piccolo paziente entrando in ospedale porta con sé la malattia ma soprattutto il suo essere bambino, una persona con delle proprie potenzialità, emozioni e competenze. In questo contesto, un ruolo molto importante e delicato è svolto dall’educatore professionale, che si pone come mediatore tra il mondo interiore del bambino e la realtà esterna che lo circonda, accompagnandolo verso la comprensione e la gestione della malattia e delle sue emozioni. Ha l’importante compito di tranquillizzare i genitori e il bambino, rendendogli il ricovero meno spiacevole. Infatti, se per l’adulto è molto difficile parlare di malattia, morte, ospedale per i bambini lo è ancora di più.

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