Son tornate le volpi. Come muore la nostra civiltà di Ferdinando Camon edito da Apogeo Editore
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Son tornate le volpi. Come muore la nostra civiltà

Data di Pubblicazione:
29 novembre 2022
EAN:

9788899479923

ISBN:

8899479925

Pagine:
72
Formato:
brossura
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Descrizione Son tornate le volpi. Come muore la nostra civiltà

Questo è il terzo libro di poesie di Ferdinando Camon, dopo "Liberare l'animale", premio Viareggio, e "Dal silenzio delle campagne", entrambi pubblicati da Garzanti nel 1973 e nel 1998. "Son tornate le volpi" è un libro sulla paura. Un Occidente muto che è preda della paura. Viviamo in una storia che fa paura. Andiamo a dormire, e troviamo uno sconosciuto che dorme nel nostro letto. Ci muore una figlia e la seppelliamo, e dopo due giorni rubano la sua fotografia dalla tomba, per metterla sul passaporto delle loro bambine prostitute. Per paura gli uomini si barricano in casa. Blindano la porta che dà sulla strada, ma adesso blindano anche la porta della stanza da letto. Dormono come dentro una cassa di sicurezza. La paura solleva un sentimento di difesa verso chi fa paura, ma guardando da vicino i nuovi arrivati l'autodifesa viene spazzata via dalla pietà, come in "Negro alla posta", dove l'autore osserva un immigrato dall'Africa profonda fermo davanti alla buca delle lettere, nella quale non osa far cadere il suo plico, perché non capisce come un francobollo colorato possa portare quel plico all'Equatore.

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5 di 5 su 1 recensione

La paura deve finireDi M. Renzo-7 dicembre 2022

Si fa presto a dire che limmigrazione è il nostro tardivo aiuto a popoli in un ancor recente passato vessati dalle potenze europee, ma questa moltitudine che fra mille difficoltà e rischi arriva nel nostro paese rappresenta di per sé una bomba orologeria, perché è inevitabile che si vengano a creare le occasioni per uno scontro di civiltà, soprattutto quando una di queste è improntata a una religiosità fanatica e di esclusione delle altre fedi. In un occidente europeo francamente decadente non sta avvenendo una pacifica integrazione di due concetti di società, ma piano piano sta prendendo il sopravvento il lato più oscuro e drammatico di popoli le cui convinzioni religiose, spesso, sono in netto contratto con le nostre leggi fondanti, scritte nelle costituzioni e rispecchianti il comune sentire. Ferdinando Camon che già ha scritto, benissimo, della scomparsa della civiltà contadina si è guardato intorno, ha osservato, ha tratto conclusioni e così è nato Son tornate le volpi con sottotitolo Come muore la nostra civiltà, senza paura di essere qualificato come razzista, perché razzista non è, perché vedere come stanno le cose non è razzismo, non è cercare di difendere i propri valori minacciati ogni giorno, non è desiderare di vivere in tranquillità, senza paura. E lui di paura non ne ha e non ne ha mai avuta, fin dai tempi di Occidente, quando i terroristi neri lavevano messo nel mirino. E a maggior ragione non ne ha ora, quando, nellesprimere lo sconcerto e i timori di tanta gente, ha in cuor suo il desiderio che il futuro della propria discendenza non venga minacciato. La paura comunque cè, è la paura di chi si accorge che lillegalità è ovunque e che prende il sopravvento (Fa larchitetto vive da solo, e dopo tredici ore di lavoro torna nel cuore della notte per buttarsi a letto. Apre la porta come un automa, accende la luce e la mano gli trema: cè un altro a letto, con la faccia truce, dorme pesante, un sonno da coma. ) . Come è possibile notare non si tratta di prosa, ma di poesia, il terzo libro di versi frutto dellarte di Camon, e allora cè da chiedersi come mai sia ricorso a questa forma per partecipare agli altri questo tema così contingente. Credo che stante la quotidianità di un crescente problema e lacuirsi di una situazione che da disagio sta diventando paura lautore padovano abbia ritenuto, secondo me giustamente, di comunicare con maggiore immediatezza, e per lappunto in proposito non cè nulla di più efficace della poesia. Del resto, fra le diverse liriche, ce nè una che penso ben esprima il concetto; può sembrare un eccesso, ma non è un caso isolato e appunto per questo nei quotidiani passano eventi simili dalla prima pagina (quando sono novità) alla terza o alla quarta; la riporto per intero, si intitola Battaglia primordiale: Padova, via Anelli: a sirene spiegate, frena, balza, la polizia arriva sulle Alfa con scudi e manganelli, dalle case escono tribù di senegalesi e nigeriani mezzo nudi, bastoni fra le mani con movenze di kung-fu; i poliziotti suonano le trombe per fare i duri dalle finestre rullano i tamburi e piovono sassi come bombe. La gente si ferma incantata: mai visto uno scontro del genere. Chi vincerà, il prima o il dopo Cristo?. Certo la gente prima dimostra stupore, poi disagio e infine paura, una paura del diverso, tanto che basta che uno abbia la pelle un po scura per diventare un potenziale criminale. Ed è così che piano piano si passa dalla ideale integrazione alla reale fagocitazione, perché se scompare la nostra civiltà non saremo più nulla, né per gli altri, né soprattutto per noi stessi. E di questo non hanno colpa i magrebini, i fondamentalisti, no, la colpa è solo nostra, di avere abdicato un po per volta ai nostri valori, di esserci spogliati delle nostre tradizioni, di essere diventati indifferenti a quanto più di sacro e importante abbiamo da coltivare e difendere: le nostre comuni radici. E il titolo? E quello di una poesia della raccolta, in cui al ritorno delle volpi, ai danni che provocano, soprattutto ai pollai, si accompagna la reazione dei contadini, nonostante la protezione che il governo ha concesso a questi carnivori; sembrerebbe poco attinente al tema della silloge, ma si può anche interpretare come un invito allautotutela nei confronti di certe categorie di immigrati, di quelli completamente indifferenti alle nostre leggi e che mirerebbero a sovvertire lordine esistente, facilitati da leggi che tendono a proteggere chi entra nel nostro paese, e ciò indipendentemente dalla sua eventuale pericolosità sociale. Leggete queste poesie, questo monito di un artista che non ha mai avuto paura, ma che sempre si è adoperato perché fossero eliminati i motivi della paura stessa; la nostra civiltà, benché ormai sbiadita, non è ancora morta, facciamo sì che possa continuare a vivere.