Socrate al caffè. Come la filosofia può insegnarci, con semplicità e soddisfazione, a capire noi e il mondo di Marc Sautet edito da TEA

Socrate al caffè. Come la filosofia può insegnarci, con semplicità e soddisfazione, a capire noi e il mondo

Editore:

TEA

Traduttore:
Lia M.
Data di Pubblicazione:
3 maggio 2007
EAN:

9788850204021

ISBN:

8850204027

Pagine:
330
Formato:
brossura
Acquistabile con la

Descrizione Socrate al caffè. Come la filosofia può insegnarci, con semplicità e soddisfazione, a capire noi e il mondo

Dal 1992 tutte le domeniche al Cafè des Phares di Parigi, il filosofo Marc Sautet anima un dibattito a cui può partecipare chiunque. Si tratta di un momento speciale in cui la filosofia ritrova la sua dimensione più antica per rispondere ai problemi dell'uomo con un linguaggio accessibile a tutti. Non lontano da lì, lo Studio di flosofia di Sautet è aperto a chiunque chieda consultazioni. È così che da qualche anno nella capitale francese l'antica pratica del filosofare torna ad essere lo strumento per affrontare il quotidiano, per riflettere sullo Stato, sulla giustizia, sulla violenza, sulla condizione umana. In questo libro il filosofo ci invita a seguirlo lungo un cammino che ripercorre la storia della cultura occidentale.

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3 di 5 su 1 recensione

DAL CANTO DELLE SIRENE AL CANTO DEL CIGNODi P. Tullio-30 dicembre 2009

Mi era stato suggerito da un conoscente; dopo un inizio promettente, ben presto e purtroppo ho dovuto ricredermi ed ammetto d'esserne molto deluso. Se avessi immaginato che si trattava del vano encomio riservato ai vecchi ideali socialisti, non avrei proprio perso tempo con questa lettura. Al suo termine merita un commento. L'autore inizia descrivendo gli originali incontri al caffè, organizzati per discutere liberamente di filosofia con partecipanti di ogni inclinazione; poi, come d'incanto, misteriosamente, se ne dimentica del tutto e uno si trova a leggere un vero e proprio monologo, dove egli stesso si pone le domande per fornire le proprie risposte dal suo stretto punto di vista particolare. Non dissimula nemmeno la sua solida fede nello storicismo; infatti, pretende fare una lettura del passato e del presente, analizzando gli eventi e le conseguenze sempre sulla falsariga dell'esperienza maturata dalla democrazia ateniese. Non perde l'ottima opportunità per esaltare Platone ed ogni tanto anche l'oscuro Hegel. Poi procede con apparenti concessioni agli "avversari", riassumendo in grandi linee una sua versione dell'evoluzione del pensiero liberale, gli "apparenti" successi dell'economia di mercato, ma puntando l'indice sugli equivoci commessi da Adam Smith, per subito passare al generoso plauso del profeta Marx, pur condannando Stalin. Come è buona pratica da parte della sinistra, anche Sautet attribuisce le grandi crisi economiche al capitalismo. Nel caso specifico della grande crisi del '30, oggi, apprendiamo anche da Milton Friedman (FREE TO CHOOSE) che tutto ha inizio con inadeguati interventi economici imposti da Roosevelt, diffondendo panico fra le banche, mentre la crisi che abbiamo appena vissuto, si genera da decisioni di Clinton di stimolare il mercato, incentivando gli istituti di credito a facilitare concessioni ipotecando le case dei privati; in tanta euforia, dopo un'onda di inadempienze, alcune banche non resistono, trascinando buona parte del sistema finanziario nell'incertezza estrema. Del resto, Sautet non indica alcun successo concreto di modelli economici in Paesi socialisti; ed astutamente evita di far alcun timido accenno al tradimento della Cina moderna che cavalca, con esito sorprendente, la benefica onda del capitalismo, senza troppe concessioni alla democrazia. Così, dopo il fallito canto delle sirene, il lettore meno distratto ha davvero l'impressione di aver fra le mani una nuova versione ricomposta ma che suona piuttosto come specie di canto del cigno dell'obsoleta dottrina collettivista. Ma lui non si scoraggia e, da buon nostalgico, si ostina e focalizza gli equivoci di Adam Smith, mettendo ovviamente in forte evidenza le famose profezie di Marx. Mai un minimo commento sulle altrettanto note confutazioni di L. von Mises che, con il suo saggio SOCIALISMO, già nel 1922 aveva anticipato come e perché quel modello, non poteva resistere alle leggi dell'economia reale; tace pure su A.F. von Hayek i cui insegnamenti serviranno tanto alla Thatcher come a Reagan per rilanciare la salutare economia di mercato; e Sautet non fa un'unica allusione nemmeno a Popper che con la sua SOCIETA' APERTA ED I SUOI NEMICI, ha ridotto piuttosto male le blasonate figure di Platone, Hegel e Marx. Se non bastasse, presenta David Ricardo come se fosse un liberale pentito; in realtà, era - e così è passato alla storia - un acerrimo laburista le cui teorie ed i rispettivi disastri da esse generate, avevano messo in ginocchio il Regno Unito; danni egregiamente riparati dalla superba azione della famosa dama di ferro, l'indimenticabile Margareth Thatcher - chiaro - totalmente ignorata dall'autore. Mi auguravo di trovare almeno uno spiraglio di speranza nel suo epilogo; doppia delusione. Frustrato, concludo, quindi, che si tratta solo del solito elogio all'equivoca dottrina egualitaria, tutta condizionata dall'imperdonabile pessimismo congenito, tipico dei collettivisti, dove il militante non può che convincersi delle proprie ermetiche teorie, guidato dal solito principio secondo cui bisogna saper CREDERE PER VEDERE; mentre il liberale, solitamente un po' più modesto e realista, non può sostenere di sapere: nelle sue incertezze si lascia orientare piuttosto dai dubbi; egli sa di poter sbagliare, ma è pure consapevole di dover eventualmente correggere la rotta per riparare; egli non può seguire ciecamente una bella teoria perché è nobile, ma deve sapersi adeguare continuamente alla realtà in modo pragmatico, ricordando che prima di lasciarsi conquistare da qualsiasi conclusione è sempre utile quanto necessario cavalcare il cavallo della prudenza e VEDERE PER CREDERE.