Smile

Non riesco a resistere al tuo sorriso. Da questa frase che un giorno il piccolo Roddy Doyle si sentì rivolgere da un adulto nasce Smile, il libro che si differenzia dalla narrazione precedente del grande scrittore irlandese per alcune mutevoli caratteristiche. Smile ha infatti tutti i tratti che hanno permesso a Doyle di diventare famoso: i dialoghi serrati, l’umorismo, la superba evocazione dell’infanzia, ma questo romanzo è completamente diverso da quelli scritti prima. Dopo aver appena traslocato in un nuovo appartamento e per la prima volta solo nella sua vita, Victor Forde ogni sera si reca nel bar di fronte casa per bersi una birra, solo una, ma decisiva per migliorare il suo umore e per dare una svolta alla sua giornata. Una sera però viene interrotto proprio mentre sta sorseggiando la sua pinta: è un uomo in shorts e in maglietta rosa che lo chiama per nome e che dice di ricordarsi di lui dai tempi della scuola. Il suo nome è Fitzpatrick, ma Victor non è contento di ricordarsi di lui e dei vecchi tempi. Per cinque anni infatti i due uomini hanno studiato insieme nella scuola dei cosiddetti Fratelli Cristiani, ma un passato torbido si nasconde proprio tra le mura di quell’edificio dove tutti avevano in bocca la parola di Dio, ma dove i bambini venivano guardati con occhi morbosi dai bravi uomini di Chiesa. Dal ricordo di un uomo, un Fratello, che lo osservava con sensualità, Victor sembra impazzire in un’epifania di malinconia e tristezza che lo conduce alla sua infanzia e alla moglie Rachel che nel tempo è diventata famosa e l’ha abbandonato. Smile di Roddy Doyle è un libro forte, che colpisce allo stomaco, dove l’ironia fa capolino nella bruttura del mondo adulto, malato e per niente innocente.