La Sanseverino. Giochi erotici e congiure nell'Italia della Controriforma di Gigliola Fragnito edito da Il Mulino
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La Sanseverino. Giochi erotici e congiure nell'Italia della Controriforma

Editore:

Il Mulino

Data di Pubblicazione:
12 novembre 2020
EAN:

9788815290632

ISBN:

881529063X

Pagine:
216
Formato:
rilegato
Argomenti:
Storia moderna dal 1450-1500 al 1700, Biografie: esponenti di case reali
Disponibile anche in E-Book
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Descrizione La Sanseverino. Giochi erotici e congiure nell'Italia della Controriforma

Barbara Sanseverino Sanvitale, contessa di Sala, signora di Colorno (1550-1612), fu per bellezza e spirito fra le donne più ammirate del suo tempo. «Donna, per cui Amor trionfa e regna», come la celebrò Torquato Tasso, fu cantata dai poeti e ricercata dalle corti dove era «il condimento di ogni passatempo» grazie alla sua inclinazione al divertimento. Fu organizzatrice instancabile di feste che sconfinavano spesso in incontri licenziosi, da lei stessa favoriti. In pari tempo fu lungamente impegnata in complesse controversie soprattutto circa l'amato feudo di Colorno, per il quale si scontrò con l'ambizione di incamerarlo del duca di Parma Ranuccio Farnese. Nel 1612 finì per rimanere implicata in una congiura di altri nobili parmensi avversi alle mire del duca, e come loro arrestata, processata e infine giustiziata.

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4 di 5 su 1 recensione

La frenesia di vivereDi M. Renzo-1 febbraio 2023

Se si passa per Colorno, grazioso paese nei pressi del Po in provincia di Parma, è pressoché doveroso fare una visita alla sua famosa Reggia, soprattutto da quando è stata restaurata dopo anni di utilizzo inappropriato (era un ospedale psichiatrico) . Le sue oltre 400 sale e il magnifico giardino rappresentano unindubbia attrattiva, ma non è solo una questione artistica linteresse per questo palazzo ducale, perché lì, sul finire del 1500 e gli inizi del 1600, ci fu una corte assai famosa e questo per merito di Barbara Sanseverino Sanvitale, contessa di Sala e signora di Colorno. Era una donna esuberante, famosa per la sua bellezza e anche per la frenesia con cui conduceva la sua esistenza, tutta dedita al divertimento, non escluso quello erotico. Anzi sotto questultimo aspetto Barbara Sanseverino e i componenti della sua corte erano piuttosto noti; in quelle sale si folleggiava, ma anche si parlava di poesia, si ascoltava la bella musica, si tenevano feste che duravano giorni e giorni, insomma la reggia era un autentico tempio del piacere. Ma, anche quando era in trasferta, Barbara continuava in questa vita di eccessi, un autentico faro che chiamava a sé tutti i gaudenti. E questo benché fosse sposata, con prole anche, insomma era un carattere del tutto particolare, invocava una libertà che per i tempi era un po troppo in anticipo. Le feste, i piaceri della carne però non la distraevano dal difendere i suoi piccoli possedimenti, ambiti notevolmente da Ranuccio I Farnese, duca di Parma, un personaggio a tinte fosche teso continuamente ad ampliare il suo potere. Per quanto ovvio fra lui e i Sanvitale non correva buon sangue, tanto più che questi ultimi erano in stretta amicizia con Vincenzo I Gonzaga, duca di Mantova, che era detestato da Ranuccio a causa del matrimonio con sua sorella Margherita durato appena due anni e annullato per una malformazione fisica della sposa che non permetteva di consumarlo. Il Signore di Parma, peraltro, sempre teso ad ampliare il suo potere, provvide a limitare i diritti dei nobili del suo ducato provocando un generale malcontento al punto che ordirono una congiura, probabilmente anche stimolati dal potente Vincenzo I. Scoperta la cospirazione, la reazione di Ranuccio fu spietata, i partecipanti furono imprigionati e quasi tutti condannati alla pena capitale. Fra essi cera anche Barbara Sanseverino, la cui testa fu mozzata ricorrendo a un mannarino, che si usa solitamente per gli animali. Anziché a una mannaia. Si concludeva così tragicamente la vita di una donna che comunque spese bene, come desiderava, gli anni della sua esistenza. Di lei ci parla la storica Gigliola Fragnito con La Sanseverino, un saggio ben strutturato, in grado di presentare un ritratto completo, sia dal punto di vista degli eventi che della psicologia del personaggio. Se cè un appunto da fare, lunico è lo stile un po accademico che, per restare strettamente connessa ai fatti, implica una narrazione che in alcuni punti può apparire greve. Nel complesso però lopera ha una sua valenza perché permette di comprendere unepoca e una protagonista, la cui spumeggiante vitalità era frutto di una libertà del genere femminile troppo avanti per quegli anni.