Sacrilegio

Nel mese di luglio dell’anno 1998, un papa polacco, inflessibile interprete di una ortodossia oramai obsoleta e incomprensibile, con intransigenza e ostinata protervia elenca e pubblica, per mano del prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, Card. J. Ratzinger, tutte quelle verità fondamentali di fede (dogmi), rifiutando le quali il cattolico si pone fuori della Chiesa e viene automaticamente scomunicato.
In questa proposizione del pontefice trova inoltre spazio un elenco di situazioni meno importanti dei dogmi, ma oggetto, anche in seno alla stessa Chiesa, di discussioni, se non di aperto contrasto. Ebbene, i cattolici vengono informati che se anche in uno solo di questi casi non sono d’accordo con la volontà e l’interpretazione del Santo Padre, ancorché non scomunicati, si pongono da se stessi al di fuori della Chiesa.
I due casi che risaltano per il loro cocciuto carattere chiuso e anacronistico sono il sacerdozio femminile e il matrimonio dei sacerdoti, che vengono ancora una volta negati senza alcuna spiegazione plausibile.
Questo libro, che mette in luce col solo sfiorarli i due temi, vuole essere la mia personale risposta ad una così odiosa violazione del buon senso e della stessa Carità Evangelica.
E porremo termine allora a questo nostro lavoro con la stessa parola con la quale l’abbiamo cominciato: SACRILEGIO. Ma in questo caso chi commise sacrilegio? Quelle anime semplici che hanno dato vita alla storia raccontata o chi è intervenuto con violenza distruttiva e omicida, ma soprattutto senza quella Carità Evangelica e quel senso del perdono che dovrebbero contraddistinguere l’operato degli uomini di Chiesa?