Trama Qui è proibito parlare
Principale porto dell'impero austroungarico, Trieste aveva visto coabitare per secoli culture diverse. Integrata nel Regno d'Italia alla fine della Grande Guerra, fu qui che, per la prima volta e anticipando scenari futuri di quello che sarebbe stato il fascismo non solo sul suolo italiano ma anche in Europa, fu messa in atto una campagna di pulizia etnica: tutto quello che era sloveno, lingua, cultura, gli stessi edifici, doveva sparire. E in questo clima, così cupo e oppressivo, che Ema, giovane slovena originaria del Carso, si aggira piena di rabbia in una luminosa estate degli anni Trenta. Alle spalle ha una storia familiare dolorosa, e ora, a Trieste, cerca un lavoro che le permetta di vivere in modo indipendente, ma le difficoltà che trova e il rancore per un mondo che sente ostile non fanno che accrescere in lei un senso di dolorosa esclusione. Sarà l'incontro con Danilo sul molo del porto a segnare la svolta nella sua vita. Maturo e determinato, l'uomo guiderà i passi della ragazza nel difficile e pericoloso cammino della resistenza al fascismo e della difesa della cultura slovena, e su quello non meno tortuoso dell'amore. Abbandonandosi a una passione che si fa sempre più viva e legandosi a Danilo in un'intesa profondissima, Ema riuscirà finalmente a trovare la forza di prendere in mano la propria vita, di darsi senza remore alla lotta per il riscatto del popolo sloveno e di affrontarne con coraggio tutte le conseguenze.
Recensioni degli utenti
Triste ed attuale-23 maggio 2012
Il pregio di questo romanzo è di intrecciare in maniera sentita i sentimenti della protagonista con i luoghi e la storia di Trieste e dintorni negli anni della dittatura. Tuttavia ho trovato questo frammentarsi di piani narrativi alle volte un poco trascurati (al contario dell'altro romanzo di Pahor -Una primavera difficile) . Estremamente originale il punto di vista della vicenda triestina tramite gli occhi della intelligente minoranza slovena.
Triste ed attuale -3 luglio 2010
Non è esattamente il libro da leggere sotto l'ombrellone, anche se io l'ho fatto, ma è comunque un libro che vale la pena leggere. Nella tristezza del tema che viene trattato, cioè il divieto che era imposto alle minoranze linguistiche in Italia (nel dettaglio quella slovena) di parlare la propria lingua, nel contesto storico dell'inizio della seconda guerra mondiale, il libro riesce comunque a dare un messaggio di resistenza e di vitalità, cioè un messaggio positivo. I personaggi sono tutti avvolti da un velo di tristezza e di oscuro presentimento della tragedia che sta per avvenire nel mondo, ma riescono in ogni caso a trovare lo spazio per esternare la propria voglia di essere uomini liberi di amare, di crescere e di parlare la propria lingua laddove invece questo viene proibito. Un testo che se vogliamo, è anche di forte attualità, in un tempo come il nostro, dove le minoranze linguistiche e le culture differenti dalla nostra sono viste come invasori, e dove ci viene insegnato ad odiare ed emarginare il diverso a meno che non si adatti in tutto e per tutto alla nostra cultura. Leggere questo libro può far capire come si sentono gli immigrati in un paese che vuole spogliarli della loro identità e cultura, provocando così solo resistenze e lotte clandestine.