Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che legge di Maryanne Wolf edito da Vita e Pensiero
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Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che legge

Data di Pubblicazione:
23 novembre 2012
EAN:

9788834323618

ISBN:

8834323610

Pagine:
306
Argomenti:
Coscienza e psicologia cognitiva, Scienze: opere divulgative
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Descrizione Proust e il calamaro. Storia e scienza del cervello che legge

Non siamo nati per leggere, ma siamo dotati di un cervello straordinariamente plastico. Così apprendiamo dalla storia e dalla scienza del cervello che legge, raccontate da Maryanne Wolf in questo lucido e appassionato saggio, dove si intrecciano riferimenti a discipline diverse quali neuroscienza, linguistica, psicologia, storia e pedagogia. La lettura, mostra la Wolf, non è un'attitudine naturale dell'uomo, ma una sua invenzione, forse la più geniale, che risale a 6000 anni fa in Mesopotamia, con la scrittura cuneiforme dei Sumeri. Ottimo esempio di architettura aperta, per imparare a leggere, il cervello umano ha dovuto, e ancora oggi ogni volta deve daccapo, creare sofisticati collegamenti tra strutture e circuiti neuronali in origine preposti ad altri più basilari processi, come la vista e la lingua parlata. Il cervello riplasmato in modo nuovo dalla lettura ha così consentito la formazione di un sapere non più improntato alla ripetitività tipica delle culture orali, ma caratterizzato dall'accumulo, creativo e vertiginosamente efficace, di sempre nuove conoscenze. Al livello sia biologico sia intellettuale, la lettura permette alla specie umana di oltrepassare l'informazione già data per produrre innumerevoli e meravigliosi nuovi pensieri. La cultura così come ora la conosciamo è figlia del cervello che legge. Ma oggi, con l'avvento della cultura digitale e il suo privilegiare l'immagine rispetto alla scrittura, ci troviamo, come 6000 anni fa, nel mezzo di una transizione di portata epocale, un cambiamento di paradigma che sta riorganizzando secondo nuovi parametri il cervello delle nuove generazioni, i nativi digitali. Questo passaggio di civiltà fa sorgere domande inedite: quali perdite e guadagni riserva il domani ai tanti giovani che hanno in larga misura sostituito al libro la caleidoscopica cultura di internet, con la sua informazione sovrabbondante e la sua attenzione intermittente? La rapida, quasi istantanea, presentazione di un contenuto informativo digitale può pregiudicare il decantarsi di un sapere più profondo, che necessita di tempi più lunghi? È possibile che la capacità delle prossime generazioni di ricavare intuizioni, gioia, dolore, saggezza da un libro andrà a diminuire in misura significativa? In sintesi, la questione è se i nostri figli stanno disaffezionandosi al cuore stesso del processo della lettura: andare oltre il testo, pensando con la loro testa, per pensare a sé. Ambizioso e stimolante, avveduto e ben fondato, Proust e il calamaro fornisce strumenti preziosi per interpretare questa complessa transizione, così che quell'irrinunciabile acquisizione della specie umana che è la lettura possa integrarsi col nuovo che verrà, grazie, ancora una volta, alla prodigiosa duttilità del cervello umano.

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4 di 5 su 1 recensione

Proust e il calamaroDi R. Pasqualina-27 settembre 2011

Non ho potuto resistere a un titolo così curioso che mescola due termini dicotomici tra loro e che allude a due esperienze che hanno segnato in profondità l'autrice che studia da decenni i problemi dei bambini dislessici per giungere a una chiara determinazione delle cause del disturbo e insieme alla individuazione di tecniche efficaci per farvi fronte. La prima di queste esperienze è la lettura del saggio Sulla lettura di Marcel Proust; la seconda è la conoscenza scientifica dei meccanismi che portano il calamaro a rispecializzare il proprio sistema nervoso in presenza di sue menomazioni. Che rapporto vi può essere tra le due esperienze? La stessa Wolf a spiegarlo quando scrive che la lettura è una di quelle attività complesse che meglio di altre spiegano la straordinaria capacità del nostro cervello di apprendere (sviluppando connessioni tra le cellule di alcune sue aree) e di ovviare ai suoi deficit provvedendo alla specializzazione di altre aree per assolvere agli stessi compiti (come avviene nel bambino dislessico che, verosimilmente carente nel proprio cervello sinistro quello deputato normalmente alla lettura finisce per specializzare a quel compito il cervello destro con sorprendenti risultati) . Il saggio della Wolf, lo si sarà capito, è uno studio neurofisiologico sul "cervello che legge". Esso ha il merito straordinario di riprendere e avvalorare gli studi che sul piano culturologico e linguistico altri autori hanno già dedicato all'argomento (Ong e Havelock su tutti) ponendo al centro dell'attenzione due fondamentali questioni. Prima questione. C'è un rapporto stretto, dice la Wolf, tra le attività di pre-lettura che interessano il bambino (prima tra tutte l'abitudine dei genitori a leggergli storie) , la sua disposizione a imparare a leggere fluidamente, la sua possibilità di diventare un buon lettore, l'opportunità di sviluppare attraverso la lettura competenze cognitive di ordine superiore. In buona sostanza: se si motiva il proprio figlio a leggere, facilmente diventerà un buon lettore e grazie a questo fatto svilupperà anche un'intelligenza pronta e disposta all'argomentazione. Seconda questione. Nella misura in cui i bambini di oggi paiono intenti ad altre attività, soprattutto nella misura in cui in quanto "nativi digitali" paiono molto a loro agio con telefonini e videogiochi (più che con le pagine di un libro) , la Wolf si chiede se questo possa comportare delle modifiche sulla loro organizzazione neuronale e, quindi, sui processi attraverso i quali costruiscono il pensiero. Un tema di grande importanza cui la studiosa americana risponde in modo positivamente ottimista: non si tratta di costringerli a leggere o di tenerli lontani dalla tecnologia, ma di favorire lo sviluppo di entrambe le attività, nella convinzione che un cervello "bilingue" è sicuramente meglio di un cervello che di lingua ne parla una sola. Un libro bellissimo, pieno di spunti, capace di rendere comprensibile anche i passaggi più specialistici. Da non perdere.