Paradiso I-XVII. Edizione critica alla luce del più antico codice di sicura fiorentinità di Dante Alighieri edito da Il Nuovo Melangolo
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Paradiso I-XVII. Edizione critica alla luce del più antico codice di sicura fiorentinità

Collana:
Nugae
A cura di:
E. Mandola
Data di Pubblicazione:
10 maggio 2018
EAN:

9788869831478

ISBN:

8869831477

Pagine:
268
Formato:
brossura
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Descrizione Paradiso I-XVII. Edizione critica alla luce del più antico codice di sicura fiorentinità

«Quando io apro la Commedia mi preoccupo di aver davanti un testo plausibile (testo critico) della Commedia, non un centone di refusi e un intruglio di orecchiate approssimazioni al testo»: sono memorabili parole di Carlo Emilio Gadda. La presente edizione di Paradiso I-XVII intende assolvere, se possibile, a tale esigenza, offrendo a chi legge il testo del più antico codice di sicura fiorentinità, di non più di un decennio successivo alla morte del Poeta e di circa un decennio più antico del fin troppo a lungo celebrato Trivulziano 1080. Premessa di Federico Sanguineti.

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4 di 5 su 3 recensioni

Massimo del cristianesimoDi A. Alessandro-18 aprile 2015

I poeti antichi usavano invocare la Musa, o le Muse, perché li rendessero capaci di esporre agli uomini temi "grandi"; il cristianissimo e italianissimo, quindi greco-latino, Dante chiama lo stesso Apollo, richiedendo al dio musico per eccellenza la facoltà di accennare almeno alla potenza immaginaria del Paradiso. Il linguaggio si sforza di descrivere ai lettori non soltanto la trasumanazione prima, necessaria per ascendere i cieli, ma ogni transito da una dimensione all'altra fino al cospetto di Dio, essendo i beati tutti uguali per felicità, ordinati alla perfezione complessiva ma diversi quanto a ragioni di beatitudine, a seconda delle particolari azioni meritorie compiute nella loro vita terrena, svolta in vista della successiva vita eterna. Secondo la dottrina, la luce di Dio s'espande cogliendo in varia misura le parti del reale. Come artista, Dante vuole rendere in figure il sistema cristiano, come pensatore vuole colpire il meglio dell'uomo anche ateo, cioè la ragione, argomentando secondo i principi della scolastica le tante questioni circa la fede. Beatrice gli fa da maestra risolvendo i suoi dubbi e addirittura san Pietro lo esamina con un'interrogazione; ne risultano evidenti i paradossi del cristianesimo, che costringono Dante a ripararsi dietro la piccolezza dell'uomo e l'insondabilità del divino, ma questa rimane l'opera più riuscita dell'umanità, proprio perché ha tentato di rendere l'assoluto non mediante le confuse formule dei mistici bensì con ponderatissime fantasie di luoghi, personaggi e situazioni e con la struttura dell'universalismo medievale, intento non solo alla cura della propria anima ma alla realizzazione, in Terra, di una politica totale ispirata dalla carità e dalla sapienza.

Verso il bene assolutoDi s. alfonso-24 febbraio 2011

In questa cantica Dante è accompagnato non più da Virgilio ma da Beatrice. Libero dal peso del peccato percorre i nove cieli e sale verso l'Empireo. Il Paradiso è la parte finale di un poema di straordinaria potenza, che arricchisce l'animo come nessuna opera è in grado di fare. La Divina Commedia è tutta da leggere compreso il Paradiso dove vi sono versi di forza impressionante quindi non posso che consigliarne la lettura. Particolare attenzione è da rivolgere alle introduzioni molto ben fatte dei canti nell'edizione Oscar Mondadori.

paradisoDi G. Giampaolo-9 ottobre 2010

in questa cantica il linguaggio di Dante diventa più colto aulico e sofisticato per l'importanza della materia trattata. Dante percorrerà i cieli in cui risiedono i beati fino a giungere alla visione di Dio. Consigliato