Non si uccidono così anche i cavalli? di Horace McCoy edito da Terre di Mezzo

Non si uccidono così anche i cavalli?

Traduttore:
Conti L.
Data di Pubblicazione:
30 giugno 2002
EAN:

9788861890022

ISBN:

8861890024

Pagine:
121
Formato:
brossura
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Descrizione Non si uccidono così anche i cavalli?

Anni 30: in piena Grande Depressione Robert e Gloria, entrambi a Hollywood in cerca di un ingaggio, per sbarcare il lunario si iscrivono a una maratona di ballo nei pressi della spiaggia di Malibu: in cambio di vitto e alloggio i partecipanti devono danzare per giorni e giorni senza mai fermarsi, fino allo sfinimento. In palio ci sono mille dollari e, soprattutto, la possibilità di farsi notare dai produttori e dai registi che bazzicano questi eventi. La maratona attira sbandati senza quattrini e giovani in cerca di successo, e ben presto si trasforma in una vera e propria lotta per la soprawivenza, dove non c'è spazio per i sentimenti né per la pietà umana e dove tutto, anche la sofferenza, è ridotto a spettacolo per gli occhi insaziabili del pubblico. Fino all'epilogo macchiato di sangue. Una storia nera e inquietante che ricorda fin troppo da vicino la nostra epoca malata di reality show.

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5 di 5 su 1 recensione

Una gara di ballo come metafora della vita.Di m. roberto-15 ottobre 2010

Una gara di ballo come metafora della vita. Infatti, non è una semplice competizione alla migliore danza è una gara spietata e disumana. E’ un torneo di resistenza, si balla ventiquattro ore su ventiquattro. Vince chi sopravvive. E’ una lotta brutale ed efferata. Non si fanno prigionieri. Questa è la vita. Questi sono gli Stati Uniti durante gli anni trenta, durante la grande depressione. Milioni di sbandati pronti a tutti pur di sopravvivere. Una battaglia senza pietà, non si guarda in faccia agli altri, non c’è spazio ai sentimenti. L’unico sentimento vero del libro ci arriva, come un pugno, alla conclusione. E’ un sentimento imparato nei film western. Quando ad un cowboy si azzoppa il proprio cavallo per non farlo soffrire gli spara un colpo in testa. Lo fa con tristezza, angosciato, però lo sa: deve farlo per il bene del cavallo. E così succederà. Un colpo di pistola porrà fine alla sofferenza, al disgusto della vita, alla malinconia di un futuro inesistente. E’ un bene quel colpo di pistola. E’ un bene per tutti sia per chi lo subisce, sia per chi lo spara. E’ la vita. Non abbiamo via d’uscita, siamo condannati, persi: solo la morte ci potrò dare un attimo di pace. Il libro ha due momenti intersecati. Si inizia dalla fine e si racconta il passato. Il processo ed il ballo si intrecciano. Ci danno il piano di lettura, quello di un mondo con un inizio ed una fine confusi ed incerti. Robert Syverten e Gloria sono due ragazzi, disperati. Intorno a loro solo altrettanta miseria e povertà. Non solo i disperati partecipanti all’assurda gara ma anche fra gli spettatori, il tutto diventa patetico con la presenza di sponsor assurdi. La situazione storica è disastrosa, quella personale diventa una conseguenza.