La morte moderna di Carl-Henning Wijkmark edito da Iperborea

La morte moderna

Editore:

Iperborea

Collana:
Narrativa
Traduttore:
Giorgetti Cima C.
Data di Pubblicazione:
25 novembre 2008
EAN:

9788870911657

ISBN:

8870911659

Pagine:
128
Formato:
brossura
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Trama La morte moderna

Come ridurre i costi di mantenimento degli anziani e degli altri membri improduttivi della nostra società? Il benessere sociale è una conquista che richiede sacrifici, per quanto estremi. Ecco il tema di un curioso colloquio in cui medici, politici, economisti e teologi membri del progetto USTAU (Ultimo Stadio della vita Umana) tentano di "pianificare in modo responsabile l'avvenire di milioni di persone", compreso il loro auspicabile decesso: "Tutti noi nasciamo alla stessa età, perché non dovremmo anche morire alla stessa età?". Una soluzione finale garbata, rispettosa del benessere comune ed economicamente efficiente, una vera "eutanasia sociale". Nelle parole di questi illuminati architetti sociali traspare un significativo ribaltamento nel rapporto tra istituzioni e individuo: se la "medicalizzazione" della società ha rifiutato la morte, questa "deve diventare di nuovo naturale". Il cittadino, assimilato biologicamente al "corpo" dello Stato, dovrà inserirsi docilmente nel ciclo di produzione e smaltimento che governa la società dei consumi. Il provocatorio cinismo di questa "modesta proposta", comparsa nel 1978, in pieno apogeo del modello sociale svedese, raccolse l'inevitabile scandalo dei benpensanti per la lucidità con cui riusciva a rovesciare l'ottimismo ecumenico del welfare state scandinavo in una distopia di inquietante attualità, che "precorre di decenni il nostro tempo", come scrive H.M. Enzensberger in occasione dell'adattamento teatrale dell'opera.

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4 di 5 su 1 recensione

La morte modernaDi a. marco-14 luglio 2011

E' un ottimo giallo rinfrescante, l'ideale da leggere in spiaggia. "La morte moderna" inscena, sotto le spoglie del dramma, una tragedia invero contemporanea: a quale giustizia prestar fede? In forma di dramma si diceva eppure con l'urgenza dimostrativa propria di un dialogo platonico in cui il protagonista, Socrate degenere è il Moderatore. E poiché ove è Socrate non abbia a mancare il suo daimon l'autore ci apparecchia la figura dell'insigne bioetico Storm. Il fine della democrazia (i. E. La fine della democrazia come debitamente rilevato dal Magris nella postfazione acclusa) sia non la selezione eterodiretta ma la persuasione della necessità di una selezione; a dire non tanto l'imposizione coercitiva di una selezione che potrebbe (Dio, un Dio qualsiasi non volesse! Poiché tutti gli dei sono pari non sull'altare del popolo ma agli occhi turibolanti del potere) odorare di nazionalsocialismo che la Storia delle democrazie ha provveduto a debellare bensì l'accettazione volontaria, da parte delle enclave marginali e non rimarginabili, della necessità della selezione. Ciò che Wijkmark seziona con chirurgica lucidità e spietata cogenza è un ferocissimo j'accuse ai meccanismi di controllo e governo che le Autorità della Svezia come pure delle nazioni riconosciute più avanzate sulla lodevole via senza ritorno che dallo stato sociale conduce allo stato etico attuano alle spalle degli ignari loro cittadini, ottusi e inscatolati come sono dalla più infestante e corrosiva delle illusioni: l'illusione della autodeterminazione. In questo libello che si legge come un pamphlet è la democrazia, come la conosciamo e come ci viene offerta, a cuore aperto, a rivelarsi non altro che un totalitarismo non proclamato, non esplicitato pronta a levare la sua mano anestetica con carità assistenziale sull'uomo che la sua "morte moderna" sconta ogni giorno vivendo.