Trama Maledetti colleghi
In un palazzo incastrato nell'unica strada semideserta di Manhattan, ingombra di giornali spinti dal vento come "granchi giganti", un gruppo di impiegati consuma le proprie giornate nel terrore di perdere il posto. Si profilano licenziamenti a raffica, i "californiani" stanno per acquisire la maggioranza delle azioni e corre voce che si venga mandati via a seconda delle iniziali del nome: le prime a cadere sono state le J, adesso pare tocchi alle K. Agli impiegati non resta che aggrapparsi alle sedie, alle scrivanie, ai terminali, nella speranza di restarvi ancorati, e imparare le virtù del reciproco odio. L'amicizia è bandita, la delazione corre sul sistema nervoso delle mail. Per chi invece decide di tenersi fuori c'è il trasferimento a una scrivania "in Siberia", nella no man's land di un angolo dell'ufficio distante chilometri dagli ascensori. Il grande capo, intanto, interpreta la realtà per percentuali, s'istruisce su "Il principe" di Machiavelli e costringe i suoi sottoposti a penose partite di softball; mentre Jack peregrina tra un cunicolo e l'altro massaggiando le spalle dei colleghi, Laars cerca su Google l'albero genealogico dei suoi antichi flirt e Crease cambia continuamente postazione così da rendersi introvabile, nel caso decidessero di licenziarlo.
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Recensioni degli utenti
Dove andremo a finire..?-27 gennaio 2012
Il romanzo è ambientato negli uffici di una società di Manhattan, i cui impiegati vivono nel terrore di perdere il posto di lavoro da un giorno all'altro. Tra gli impiegati invece che la solidarietà regna la diffidenza, il sospetto, il rancore. Ne viene fuori un ritratto decisamente impietoso e al tempo stesso grottescoo del mondo del lavoro tradito dal miraggio della new economy. Lo stile è caratterizzato dalla presenza di brevi paragrafi, ma questo stratagemma invece che rendere più scorrevole la lettura mi ha dato una sensazione quasi ansiogena. Credo sia un effetto calcolato e voluto, del resto la quarta di copertina recita: "un normale ufficio diventa un terrificante, inimmaginabile teatro dell'assurdo e dell'ingiustizia".